Sapevate che in Italia i vigili del fuoco sono poco meno di 40mila su tutto il territorio nazionale? La carenza di organico è solo uno dei problemi denunciati da Raffaele Cozzolino, vigile del fuoco di Napoli, in Commissione Lavoro e Affari Sociali del Parlamento europeo.
Cozzolino ha raccontato quali sono i rischi per la salute e la sicurezza a cui i vigili del fuoco italiani vanno incontro ogni giorno e le conseguenze del mancato riconoscimento automatico delle malattie professionali. Nel nostro Paese, infatti, i pompieri non sono coperti neppure dall’assicurazione INAIL.
QUANTI VIGILI DEL FUOCO SI SONO AMMALATI?
Non sappiamo quanti vigili del fuoco si sono ammalati per via delle attività svolte sul campo né la legislazione è stata mai aggiornata, nonostante gli innumerevoli progressi fatti dalla ricerca e dalla medicina.
Pochi diritti e zero tutele: in tutta Europa i vigili del fuoco denunciano lacune e ritardi. Oggi però chiedono all’Ue di intervenire per garantire una maggiore protezione alle donne e agli uomini del corpo dei vigili del fuoco, grazie al quale affrontiamo emergenze, calamità naturali ed eventi climatici estremi, sempre più violenti e frequenti.
La mia battaglia è appena iniziata per garantire ai vigili del fuoco migliori condizioni di salute e sicurezza e diritti sociali. Ringrazio di cuore Raffaele Cozzolino per la sua preziosa testimonianza e per la sua forza.
“O NOI O I CITTADINI”
Nell’ascoltare la testimonianza di Cozzolino, c’è stata sicuramente una frase che mi ha molto colpita: “O noi o i cittadini”. Una frase che dà l’idea di che cosa significa essere oggi un vigile del fuoco.
A RISCHIO LA SALUTE DEI VIGILI DEL FUOCO
L’elevata pericolosità del lavoro svolto dai vigili del fuoco è stata pienamente riconosciuta dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il rapporto, pubblicato a luglio 2022, stabilisce che l’esposizione professionale dei vigili del fuoco è da classificare come “cancerogena per l’uomo”.
D’altra parte, dati ed evidenze scientifiche non lasciano spazio a dubbi su ciò a cui vanno incontro migliaia di pompieri in Italia e circa 3,6 milioni in Europa.
OMS, LE ATTIVITA’ DEI POMPIERI SONO CANCEROGENE
Nello stesso report si evidenzia inoltre che il 4,1% dei vigili del fuoco, ancora in servizio, ha già ricevuto una diagnosi di cancro rispetto all’1% della popolazione generale. Tre quarti del campione statistico preso in considerazione dalla ricerca aveva lavorato per almeno 10 anni prima di ricevere la diagnosi, più della metà aveva meno di 50 anni. Un quinto meno di 40. Tra i tumori diagnosticati, il più comune è il cancro della pelle (26%), seguito dal cancro ai testicoli (10%), alla testa e al collo (4%) e dal linfoma Non Hodgkin (3%).
Sono convinta che il riconoscimento della cancerogenicità delle attività svolte dai vigili del fuoco da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è da solo sufficiente per intervenire a livello comunitario e nazionale, affinchè gli venga attribuito uno specifico status giuridico con cui garantire: il diritto automatico alla malattia professionale; il diritto automatico alla copertura assicurativa pubblica; il diritto ad accedere ai servizi socio-sanitari per la prevenzione e la cura delle patologie fisiche e mentali.
Riconosciuto questo specifico status giuridico, gli Stati membri devono avviare indagini e monitoraggi epidemiologici. Rafforzare le legislazioni sulla salute e la sicurezza per i vigili del fuoco, codificando subito l’obbligo di decontaminazione e specifici protocolli. I paesi europei dovranno poi contestualmente investire sui dispositivi di protezione individuale, gli equipaggiamenti e i mezzi, la formazione continua e naturalmente potenziare il personale.
ITALIA FANALINO DI CODA
Nel nostro Paese, il corpo dei vigili del fuoco è sottorganico e con pochi mezzi a disposizione. Secondo i dati Eurostat, i pompieri occupati in Italia erano 39.440, ossia lo 0,17% della popolazione nel 2021 (la media Ue è allo 0,18%). Il personale operativo nella sola città di Parigi conta 10mila pompieri. Roma: 1.800 unità.
A svolgere un ruolo importante ci sono anche i volontari che in Italia sono meno che in altri Stati membri: circa 6mila in tutto il territorio nazionale, mentre in Belgio 17mila e in Finlandia 19mila.
Sempre secondo Eurostat, l’Italia non è ai primi posti nemmeno per investimenti destinati ai servizi di protezione dagli incendi. Nel 2020, infatti, il nostro Paese ha mobilitato 3,5 miliardi di euro, ossia lo 0,4% della spesa pubblica: un dato inferiore alla media dell’Unione europea (0,5%) e più basso, ad esempio, allo 0,8% della Romania o allo 0,6% della Germania, della Grecia e della Repubblica Ceca.
SALUTE E SICUREZZA: IMPEGNO IMPRESCINDIBILE
Faccio dunque mie le denunce dei vigili del fuoco, ma anche le proposte presentate con la Confederazione europea dei sindacati del pubblico impiego, perché si definiscano presto principi generali chiari che garantiscano la protezione sociale e giuslavoristica che meritano questi lavoratori e lavoratrici straordinarie. E interventi specifici per spingere gli investimenti in salute, sicurezza, prevenzione e formazione.
Dal lato della prevenzione non è più accettabile la totale assenza di dati. Occorre un sistema di monitoraggio europeo e nazionale per capire quanto possa essere concretamente estesa la pericolosità dell’esposizione professionale dei vigili del fuoco. Una banca dati di tutte le particelle patogene, tante delle quali note da tempo per essere causa e concausa dell’insorgere del cancro e di malattie croniche mortali.
Nei prossimi anni sono convinta che avremo sempre più bisogno del coraggio e della professionalità dei vigili del fuoco, in modo particolare per affrontare le conseguenze della crisi climatica. Riconoscere oggi diritti e protezione ai vigili del fuoco è una questione di giustizia sociale e un investimento sul loro e il nostro domani.