“Il salario minimo europeo è una conquista di civiltà che rimuoverà il dumping sociale che danneggia imprese e lavoratori italiani. Le parole forti del Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen sono incoraggianti. La crisi economica che stiamo vivendo obbliga l’Europa a fare presto. Il salario minimo è particolarmente positivo per il sistema italiano e quello scandinavo che già fissano alti livelli retributivi e di protezione sociale. Lo stesso però non si può dire per i Paesi dell’Europa centrale e orientale la cui pressoché assenza di relazioni tra le parti sociali non garantisce una forte e robusta contrattazione sulla fissazione dei salari, comprimendoli così verso il basso. Questa concorrenza sleale fra Paesi amici deve cessare e, al contempo, dobbiamo potenziare le tutele per le forme di lavoro atipico”, così in una nota Daniela Rondinelli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle.
“Il dumping salariale è la principale causa delle delocalizzazioni che sono l’elemento distorsivo della concorrenza nel mercato interno. Per essere incisiva, stabilizzante e ri-equilibratrice del mercato interno, la proposta della Commissione deve essere una direttiva che preveda un doppio meccanismo che stabilisce il principio che le parti sociali concordino un salario minimo non inferiore al 60% del salario mediano nazionale e al contempo non inferiore al salario mediano europeo. Solo così avremo a disposizione uno strumento capace di livellare verso l’alto gli standard salariali nell’ambito di una convergenza comune europea”, conclude Rondinelli.