Il 24 febbraio 2022 passerà alla storia come il giorno in cui la guerra è tornata in Europa.
L’invasione folle e assurda avviata da Vladimir Putin contro Kiev ha sconvolto tutti noi. Anche le analisi dei più esperti non sono riuscite a prevedere le intenzioni del presidente russo. E il corso della guerra è altrettanto imprevedibile, soprattutto perché gli obiettivi e le motivazioni di Mosca rimangono ambigui. Non vi è dubbio, però, che questo sia purtroppo l’inizio di qualcosa di terribile che mette a rischio la pace e la stabilità di un intero Continente. Con inevitabili ripercussioni a livello mondiale.
È evidente ormai che l’iniziale piano di Putin intenzionato a “smilitarizzare” l’Ucraina è cambiato. I militari russi si apprestano in queste ore a entrare nella capitale Kiev e altre città limitrofe sono già state conquistate.
Allo stesso modo, dopo più di 15 giorni di conflitto, il popolo ucraino continua a combattere strenuamente per la propria libertà, con straordinaria forza e resistenza.
L’azione dell’Unione europea
Sono fortemente convinta del fatto che il conflitto russo-ucraino possa e debba riscrivere le politiche europee.
L’Unione europea si è da subito dimostrata decisa e unita nella sua intenzione di fermare la Russia e la Bielorussia, alleato di Mosca.
Le dure e doverose sanzioni economiche e finanziarie contro Mosca rappresentano il miglior deterrente contro l’escalation di violenza, che ha già mietuto tante, troppe, vittime tra i civili. Colpendo tra l’altro ospedali e orfanotrofi.
Il 1° marzo scorso, nella seduta Plenaria straordinaria del Parlamento europeo, abbiamo votato a favore della Risoluzione che condanna l’attacco russo all’Ucraina.
Il tragico appello alle principali cariche delle Istituzioni europee rivolto dal presidente ucraino Vlodomyr Zelensky, visibilmente commosso, ha portato al riconoscimento per l’Ucraina dello status di “paese candidato” ad entrare nell’Unione.
Le sanzioni contro Mosca
Inoltre, la Risoluzione sostiene le dure sanzioni adottate contro Mosca per colpire oligarchi, industrie e grandi gruppi finanziari russi.
Si tratta di sanzioni pesanti ma assolutamente necessarie per mettere alle strette la Russia e persuaderla a ritirarsi dall’Ucraina e mettere fine al conflitto.
Non bisogna però sottovalutare i contraccolpi e le ricadute che queste misure provocheranno anche sull’economia europea nel suo insieme e su quelle dei singoli Stati membri.
Considero fondamentale adottare tutti gli strumenti necessari per evitare costi diretti e indiretti derivanti dall’applicazione delle sanzioni sui cittadini e sui territori più vulnerabili.
E per questo motivo, poche ore prima dell’adozione delle sanzioni, mi sono affrettata a presentare un’interrogazione parlamentare con richiesta di risposta scritta alla Commissione europea, con la quale ho chiesto che si inizi a lavorare per costituire un fondo di compensazione a sostegno delle piccole e medie imprese europee e italiane e misure di supporto specifiche per i territori e le filiere maggiormente colpite dagli effetti indiretti delle sanzioni.
La crisi Russia-Ucraina obbliga a rivedere la politica energetica UE
Un altro aspetto che non possiamo sottovalutare, come Europa e come Italia, è la politica energetica sulla quale dobbiamo agire velocemente adottando una strategia nuova che permetta di diversificare il più possibile le fonti di approvvigionamento e ci consenta di ridurre la nostra dipendenza dal gas, dal petrolio e dal carbone russo.
In questo senso considero fondamentale puntare il più possibile sulle fonti rinnovabili, ampliando il mix a nostra disposizione.
Il governo Draghi ha già previsto di semplificare al massimo le procedure per l’installazione dell’eolico e fotovoltaico onshore sull’intero territorio nazionale per aumentare la capacità del Paese di produrre energia pulita.
Il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, sta intanto lavorando senza sosta per dare un taglio immediato alle importazioni di gas russo. Nei giorni scorsi, infatti, si sono svolti importanti incontri con il governo algerino per aumentare le importazioni da Algeri.
Lungo la stessa direttrice si stanno muovendo anche gli altri Stati UE. La Germania, ad esempio, ha bloccato definitivamente il progetto del Nord Stream 2, la nuova pipeline del mar Baltico che da Mosca sarebbe dovuta arrivare in Germania.
Il passo in più: agire sulla governance europea
Dal momento che sanzioni ed embarghi avranno forti ripercussioni economiche sull’UE è importante modificare anche l’approccio alle politiche fiscali, rinviare la fine della sospensione del Patto di Stabilità e Crescita per una riforma seria e ambiziosa e rafforzare la cooperazione economica europea.
L’auspicio è che le due recenti crisi economiche abbiano insegnato all’Unione europea che solo con la coesione, la cooperazione e il coraggio politico è possibile affrontare e superare le crisi.
Ucraina, crisi migratoria e umanitaria
Non possiamo dimenticare, infine, che la guerra di Putin contro Kiev rappresenta per l’Europa una grande emergenza umanitaria a cui è necessario far fronte.
Oltre a migliaia di vittime civili e circa 10.000-15.000 vittime militari, il numero di rifugiati è enorme. Già 2 milioni di persone sono state costrette a lasciare l’Ucraina, in meno di due settimane. Le stime per i prossimi due mesi vanno da 4 a 7 milioni di profughi alle frontiere con l’UE.
Gli ultimi anni hanno dimostrato fino a che punto i flussi migratori possono destabilizzare e dividere l’UE. La crisi ucraina necessita di una risposta nuova sul tema delle migrazioni e dell’accoglienza, in grado di rompere del tutto con il passato.
Una risposta unitaria, efficiente e intelligente sia per sostenere i rifugiati sia per ridurre al minimo l’impatto umanitario del conflitto. Finora la risposta dell’Europa è stata positiva.
Per far sì che si continui in questo modo, bisogna che l’Unione europea utilizzi tutti gli strumenti giuridici a disposizione. Sostenga con ogni mezzo gli Stati coinvolti nell’accoglienza e metta in atto una vera politica migratoria comune.
La guerra di Putin ha dato slancio alla idea e alla concreta necessità per l’Unione europea di muoversi come attore unico.
Abbiamo davanti una importante, seppur drammatica opportunità per costruire finalmente una politica estera e di difesa comune, affinché l’UE si trasformi in un player globale autorevole e resiliente.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti.
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