Dopo mesi di dibattito, la Commissione europea ha finalmente messo sul tavolo almeno una proposta legislativa sul tetto al prezzo del gas per affrontare questa crisi energetica senza precedenti. Famiglie e imprese sono da tempo in grandissima difficoltà. Il rincaro del gas ha raggiunto prezzi record, mai registrati prima, sfondando quota 300 euro megawattora per mano della speculazione e del conflitto russo-ucraino.
Alla notizia della proposta di un tetto europeo al prezzo del gas, la borsa di Amsterdam ha reagito riportando il costo della materia prima al megawattora ai mesi di giugno e luglio scorsi. Nelle stesse ore in cui sto scrivendo questo editoriale, il prezzo del gas è in discesa (-0,63% e si aggira sui 113 euro al megawattora). I rialzi esagerati e ingiustificati dei mesi scorsi però hanno messo in ginocchio già migliaia di aziende e impedito ad altrettante famiglie di pagare le bollette della luce o del gas, alimentando la povertà energetica in Italia e in Europa.
Il fatto che la Commissione europea abbia presentato una proposta legislativa sul tetto al prezzo del gas è un segnale importante. La volontà dell’Esecutivo europeo va nella stessa direzione indicata dal governo italiano nei mesi scorsi. L’Italia è stato il primo Paese a proporlo, con il Presidente del Consiglio uscente, Mario Draghi, e il ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. Richiesta sostenuta da altri 15 Stati membri ai quali si è aggiunta oggi (20 ottobre 2022, ndr) anche Cipro.
Contrari restano due paesi europei: Germania e Olanda che temono una riduzione delle forniture di gas verso l’Unione europea, e naturalmente, l’Ungheria che occupa una posizione ambigua, con un piede nell’Ue e un piede nella Federazione Russa.
Cosa prevede la proposta della Commissione
Le norme che la Commissione propone puntano a limitare la volatilità dei prezzi e a prevenire rialzi esagerati e ingiustificati dettati quasi esclusivamente dalle aspettative degli speculatori che si muovono sul mercato europeo dell’energia di Amsterdam.
La proposta della Commissione europea è figlia di un compromesso, e prevede l’applicazione un tetto ‘mobile’ e ‘temporaneo’ al prezzo del metano, fissando un minimo e massimo di prezzo. Le mie perplessità sono almeno due. Perplessità che proprio in queste ore stanno emergendo mentre si riunisce il Consiglio europeo, per l’Italia presieduto dal Presidente del Consiglio uscente Mario Draghi.
Primo: la Commissione europea non ha indicato il minimo e il massimo per il prezzo del gas. Secondo: Bruxelles non ha chiarito quando applicare lo strumento, utilizzando l’espressione generica ‘in caso di necessità’. Spetta quindi ai 27 governi decidere se inserire nelle conclusioni del Consiglio Ue il tetto al prezzo del gas e definirne poi i dettagli per attuarlo. Non posso escludere che i tempi si allungheranno. Credo però che a questo punto l’Europa deve decidere, perché non c’è davvero più tempo.
Solidarietà e coesione contro la crisi
Anche se le riserve del gas europeo oggi superano il 92% del fabbisogno, e la strategia di diversificazione degli approvvigionamenti sta funzionando, la situazione resta complicata. Le forniture di gas russo verso l’Ue sono ai minimi, e si punta tutto sul GNL o su altri partner commerciali per i rifornimenti di metano.
Eppure, per rispondere all’emergenza e ai problemi che i cittadini e le imprese italiane ed europee stanno affrontando serve una rinnovata solidarietà e unità, che vanno tradotte in azioni tempestive, e non devono rimanere solo uno slogan.
Solo così, come con la pandemia Covid 19, l’Europa potrà davvero superare questa crisi. Tenere testa alla Russia di Putin. Salvaguardare il tessuto sociale ed economico. Evitare una nuova grave recessione. Considero quindi positiva l‘intenzione di volere procedere verso un sistema di acquisto comune delle forniture di gas. Limitando le trattative tra i fornitori e i singoli paesi, si farà valere il peso economico collettivo dell’intera Unione europea nelle trattative.
L’energia, infatti, è un bene comune. Il conflitto russo-ucraino ha smascherato le debolezze delle scelte adottate in passato dall’Unione europea. È stato un grave errore affidarsi completamente alle forniture di gas russo e permettere che una materia prima indispensabile, come il metano, venisse lasciata quasi alla mercé del mercato finanziario.
Abbiamo bisogno di uno SURE per l’energia
Il tetto massimo al prezzo del gas può fare la differenza. Ma non basta. Da maggio scorso, ribadisco in più occasioni la necessità di creare un fondo comune europeo per la crisi energetica, da utilizzare per dare sostegno immediato a tutte le famiglie e le imprese che in questi mesi si sono trovate in grave difficoltà. In occasione della plenaria di questa settimana, il Commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, ha spiegato agli eurodeputati che la proposta legislativa della Commissione europea su un tetto al prezzo del gas non è sufficiente e che servirà per rispondere all’emergenza energetica per tutto il tempo necessario; prestiti europei agli Stati per continuare a calmierare i costi delle bollette che gravano su famiglie e imprese.
A conferma che la mia richiesta era quella giusta. Ricorrere allo SURE è facile, e consentirebbe ai paesi membri di accedere a nuove risorse economiche, evitando iniziative in ordine sparso degli Stati che indeboliscono il mercato interno europeo. Lo Sure contro la disoccupazione in pandemia si è rivelato uno strumento di successo. Replicare questa esperienza è la cosa giusta da fare per evitare il collasso economico e sociale dell’Europa a causa della crisi energetica.
Il 21 ottobre 2022, il Consiglio europeo dei 27 Capi di Stato e di governo hanno raggiunto l’accordo sul tetto al prezzo del gas: https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2022/10/21/european-council-conclusions-on-energy-and-economy-20-october-2022/. Per gli approfondimenti si rimanda al prossimo numero della newsletter.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto. Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.