Il tetto al prezzo del gas doveva essere una delle priorità dell’Unione europea per contrastare la speculazione che in questi mesi ha alimentato rialzi record, invece, si è trasformata in una grande sconfitta.
La proposta della Commissione europea infatti è più che deludente. È una presa in giro. Un regalo agli speculatori.
Il fallimento della proposta della Commissione
In vista della riunione del Consiglio europeo dei ministri dell’Ambiente e dell’Energia, la Commissione europea ha messo sul piatto una sua proposta per determinare il tetto al prezzo del gas e fermare così i rincari ormai insostenibili che stanno mettendo in ginocchio famiglie e imprese in tutta Europa.
Secondo l’idea della Commissione, il “price cap” scatta in presenza di due condizioni: il prezzo del gas deve superare per almeno due settimane la quotazione di 275 euro per megawattora nella borsa di Amsterdam, l’ormai famigerato TTF, e la differenza con il prezzo del gas liquefatto (Gnl) deve essere superiore a 58 euro per almeno dieci giorni.
Condizioni impossibili. Un esempio: la settimana scorsa il prezzo del metano sul listini di Amsterdam si aggirava sui 116 euro. Meno della metà del tetto fissato. Prima dell’inizio della guerra in Ucraina il costo del metano si attestava intorno ai 60 euro. Insomma, la proposta della Commissione europea è costruita in modo tale da non far mai scattare il “price cap”.
La proposta è stata bocciata da 15 Paesi, tra cui Italia, Francia e Spagna, che avevano insistito molto per l’introduzione e l’applicazione di questo strumento. L’incontro del 24 novembre scorso tra i 27 ministri dell’Energia e dell’Ambiente ha portato all’ennesimo rinvio, mentre i paesi del Nord europa insistono nel considerare pericoloso il tetto al prezzo del gas.
Olanda e Germania infatti continuano con un “balletto” ambiguo, spaventate, la prima, di una fuga dal listino di Amsterdam dove si registrano ricavi eccezionali grazie all’aumento vertiginoso del prezzo del metano ceduto e acquistato dagli operatori; la seconda, invece, seriamente preoccupata per un blocco totale delle forniture verso l’Unione europea.
Inflazione e caro energia mettono alle strette famiglie e imprese
Intanto, la situazione per famiglie e imprese continua a essere insostenibile. I rialzi esagerati e ingiustificati dei mesi scorsi però hanno impedito di pagare le bollette della luce o del gas, alimentando la povertà energetica in Italia e in Europa.
Nel nostro Paese, l’indice dei prezzi al consumo ad ottobre 2022 ha raggiunto il livello record dell`’ 11,9% (come a marzo 1984). E non accenna a diminuire a novembre 2022, nonostante la media europea inizi a ridursi. Oltre a impattare negativamente sulle stime di crescita del Pil nel biennio 2022-2023, la spinta inflattiva rischia di portare da 2 a 2,3 milioni il numero di famiglie in povertà assoluta – il numero più alto dall’`inizio della rilevazione Istat nel 2005 – , per un totale di 6,4 milioni di persone.
Inoltre, l’inflazione avrà un impatto negativo anche sui risparmi e sul valore dei salari reali: secondo le stime Ocse, nel 2022, si ridurrà del -3,1% (rispetto alla media Ocse di -2,3%), in un contesto in cui l’Italia, negli ultimi 30 anni, è stato l’unico Paese tra quelli industrializzati ad assistere a una diminuzione dei salari (-0,1% annuo tra 1990 e 2020).
Allo stesso modo, l’aumento dei costi energetici balzato fino a +500%, pesa come un macigno sui bilanci delle imprese. Strette nella morsa del caro energia con bollette sempre più salate con le quali dover fare i conti, sono 120 mila le aziende a rischio di chiudere entro la prima metà del 2023.
L’Unione europea manca ancora di solidarietà
Mi rammarica molto che ancora non si riesca a comprendere che per rispondere all’emergenza energetica e ai problemi che i cittadini e le imprese stanno affrontando serva una rinnovata solidarietà e unità, che vanno tradotte però in azioni concrete. Tempestive. Solo così, come con la pandemia Covid 19, l’Europa potrà davvero superare questa crisi. Tenere testa alla Russia di Putin. Salvaguardare il tessuto sociale ed economico. Evitare una nuova grave recessione.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto. Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.