Il prezzo del gas naturale sul mercato dell’energia europeo è aumentato dell’800% rispetto allo stesso periodo del 2021. Lo SURE per l’energia assieme al tetto massimo al prezzo del gas sono misure indispensabili contro il ricatto di Putin.
Avrete forse letto sui giornali di questa settimana prospettive poco rassicuranti sull’autunno. La guerra in Ucraina prosegue da oltre 140 giorni senza tregua e ora il Cremlino ha alzato il livello dello scontro contro l’Unione europea senza dichiarazioni pubbliche ma semplicemente dimezzando le forniture di gas. Questo è il primo atto di una battaglia che non riguarda solo l’Italia che si è mossa in anticipo rispetto agli altri Stati UE per diversificare gli approvvigionamenti energetici e al contempo tagliare le importazioni di metano provenienti dalla Russia.
La situazione degli approvvigionamenti in Ue
Nel corso di questi mesi, l’Ue, con il Piano RePowerEu, ha iniziato a mettere da parte del metano necessario per affrontare il prossimo inverno, operazione tutt’altro che facile e che in parte sta alimentando l’aumento generalizzato dei prezzi dei beni energetici. Attualmente l’Ue ha raggiunto un livello di riempimento dei serbatoi pari al 55,7%. Il grosso della capacità di stoccaggio, però, è concentrata su 5 Stati membri: Germania, Italia, Francia, Paesi Bassi e Austria. Altri Paesi hanno capacità minime, se non pari a zero.
La Germania, che rappresenta quasi un quarto degli impianti di stoccaggio Ue, è giunta al 60%. L’Italia, che ha un sesto dei magazzini dell’Unione, è al 56%. Francia e Olanda sono rispettivamente al 60% e al 51%. Più indietro l’Austria, con il 44%. La Polonia, che ha una capacità non molto inferiore a quella dell’Austria, ma una popolazione quasi cinque volte più numerosa, è al 97%, forte della sua produzione di energia da carbone.
Crisi energetica, il Regolamento Ue
Tutti gli sforzi messi in campo o che saranno messi in campo anche dal governo italiano, per affrontare la crisi energetica e sostenere famiglie e imprese contro il caro energia rischiano di essere vanificati senza un chiaro disegno europeo comune ancora più incisivo sull’energia. Credo, intanto, che il Regolamento sullo stoccaggio del gas che la Commissione europea ha presentato al Consiglio, su proposta del Parlamento, sia un buon provvedimento.
Il Regolamento prevede che gli Stati membri raggiungano l’autonomia energetica mettendo da parte l’80% del gas naturale di cui hanno bisogno entro novembre prossimo. Questo provvedimento è il primo tassello per coordinare questa emergenza. Ritengo che oggi sia controproducente lasciare gestire ai singoli paesi le politiche energetiche, per questo motivo, la solidarietà diventa un elemento cruciale.
Le capacità di stoccaggio e di approvvigionamento del gas naturale varia da Paese e Paese. Il Regolamento stabilisce l’obbligo per i singoli paesi europei di mettere da parte il 15% del gas depositato in impianti situati in altri Stati membri mettendo in sicurezza l’Unione europea. L’UE riuscirà a raggiungere gli stock necessari, quasi sicuramente se Mosca continuerà a spedire il gas. In caso contrario, se Putin dovesse chiudere i rubinetti, come Bruxelles teme dopo il blocco temporaneo del Nord Stream 1, raggiungere questo traguardo sarà piuttosto impegnativo.
Servono misure straordinarie: sì allo SURE per l’energia
Sono convinta che sia necessario mettere al sicuro il prima possibile famiglie e piccole e medie imprese dai contraccolpi di questa crisi energetica. Il tetto massimo al prezzo del gas resta l’altro tassello indispensabile assieme a uno SURE per l’energia. A marzo scorso, ho sollevato io stessa la questione di uno SURE per l’energia, scrivendo al commissario all’Economia, Paolo Gentiloni e illustrando i vantaggi di questo strumento al fine di potenziare il Piano RePowerEU. L’ho ribadito pochi giorni fa al vice primo ministro della Repubblica Ceca e ministro del Lavoro, Marian Jurecka, in Commissione Occupazione e Affari Sociali del Parlamento europeo affrontando il tema della povertà energetica che riguarda, per ora, 35 milioni di persone in Europa e che rischia di aggravarsi, se dovesse concretizzarsi una contrazione della crescita economica in autunno.
Putin scommette sul fatto che la crisi energetica spaccherà l’Unione europea. L’energia è un’arma di ricatto. Dobbiamo dimostrargli che si sbaglia, adottando questi provvedimenti nel più breve tempo possibile e modificando le nostre abitudini di consumo. Dobbiamo rinnovare subito il “nostro stare insieme”, condividendo rischi e opportunità per sconfiggere questa minaccia. Con la presidenza Ceca, ora, è più facile che i Paesi dell’Est, in prima linea l’Ungheria di Orbàn, pongano pericolosi veti. Veti che non possiamo permetterci.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
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