La Farm to Fork è legata a doppio filo con altre strategie chiave:
- la strategia sulla Biodiversità 2030;
- il piano di azione sul Biologico, un cardine importante per rendere l’agricoltura più sostenibile.
Nel testo, presentato dalla Commissione europea il 20 maggio scorso, l’agricoltura dovrà:
- dimezzare l’utilizzo degli agro farmaci ed antibiotici;
- ridurre del 20% i fertilizzanti;
- portare al 25% le superfici coltivate con metodo biologico entro il 2030.
Strategia sul biologico, le perplessità del Parlamento
Abbiamo sostenuto il principio generale della Commissione europea di potenziare il biologico, ma non ne abbiamo condiviso l’obiettivo quantitativo. E abbiamo puntato sulla individuazione di target chiari, vincolanti e soprattutto monitorabili.
Ho precisato che le valutazioni di impatto socio-economiche sono imprescindibili, così come dotare gli agricoltori delle risorse necessarie per raggiungere gli obiettivi sul biologico soprattutto le piccole e le micro imprese del settore.
Durante la commissione congiunta Agricoltura (AGRI) e Ambiente (ENVI), che si è svolta nel settembre scorso, abbiamo messo in evidenza i punti più critici. Tutti legati all’aumento della percentuale di terreni coltivati a biologico, richiesto dalla Commissione:
- all’incremento della produzione di prodotti BIO non è detto che la domanda cresca simmetricamente;
- quale dovrebbe essere la giusta retribuzione per gli agricoltori, anche piccoli che producono biologico?
- gli Stati Ue, indietro sul biologico – esistono infatti grandi differenze tra i Paesi membri dell’Unione europea rispetto alla percentuale di terreno coltivato oltre che rispetto ai target nazionali già fissati e infine agli incentivi disponibili – come possono raggiungere determinati target?
Strategia sul biologico, sì alla riduzione di pesticidi e fertilizzanti
Ho condiviso subito gli obiettivi di riduzione dell’uso dei fertilizzanti, dei pesticidi e degli antimicrobici – pericolosi perché se utilizzati in modo eccessivo creano delle resistenze batteriche nocive in agricoltura.
Negli emendamenti ho chiesto però una riduzione vincolante dell’uso dei pesticidi, dei fertilizzanti e degli antimicrobici con una contestuale individuazione di alternative sostenibili, efficaci ed efficienti.
In merito ai pesticidi: considero necessario aggiornare la legislazione vigente, immaginando misure specifiche per ogni tipo di coltura anche in considerazione delle condizioni territoriali e climatiche, incentivando al tempo stesso la ricerca e l’innovazione per individuare alternative sostenibili.
Ho richiamato l’attenzione al tema degli impollinatori, mentre sul fronte dei fertilizzanti ho sostenuto la riduzione del 50% a patto che come conseguenza non vi sia una diminuzione della fertilità dei suoli.
A questo scopo, la rotazione delle colture potrebbe rappresentare una tecnica efficace.
Il ruolo dell’agricoltura di precisione
L’aumento della produzione biologica e l’obiettivo di arrivare a un sistema alimentare sostenibile sono possibili anche grazie all’agricoltura di precisione.
Parliamo in questo caso di strategie e strumenti che permettono di ottimizzare e potenziare la qualità e la produttività del suolo attraverso una serie di interventi mirati attraverso tecnologie sempre più avanzate che permettono di rispondere alle esigenze specifiche delle singole colture e di singole aree del terreno.
Questo tipo di approccio presenta un duplice vantaggio:
- per le aziende agricole, che possono ottimizzare sforzi e risorse, ridurre consumi e sprechi, aumentando la produttività dei terreni;
- per l’ambiente, in quanto si riducono gli sprechi di fertilizzanti e diserbanti, diminuiscono emissioni e contaminazione dei terreni grazie a un utilizzo più razionale delle risorse.
Strategia sul biologico, l’Italia tra i primi paesi nell’Ue
L’Italia è tra i paesi europei che ha raggiunto le percentuali più alte di superfici agricole dedicate al biologico raggiungendo nel 2019 il 15,8% della SAU nazionale. Questo posiziona il nostro Paese di gran lunga al di sopra della media europea che nel 2018 si attestava al 8%.
L’attenzione dell’Italia verso produzioni agricole più rispettose dell’ambiente ha trovato nel maggio di quest’anno un’ulteriore garanzia nell’approvazione in via definitiva dal Senato alla Legge sull’agricoltura biologica.
Essa è uno strumento normativo fondamentale per supportare la transizione agro-ecologica e permettere di allineare l’Italia agli obiettivi ambiziosi del Green Deal europeo e delle strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030.
Introduce elementi particolarmente significativi a sostegno del biologico. Tra questi,
- la possibilità di registrare il marchio BIO “made in Italy”,
- di istituire distretti biologici che consentano di sviluppare l’agricoltura e l’economia dei territori rurali
- di adottare un Piano nazionale per sostenere lo sviluppo del biologico italiano come metodo avanzato dell’approccio agro-ecologico.
Obiettivi vincolanti per i singoli Stati
Al Parlamento europeo ci siamo posti fin dall’inizio il problema di rendere gli obiettivi della Commissione raggiungibili da tutti gli Stati membri senza però fare sconti a nessuno o agevolare delle scorciatoie.
La coltivazione del 25% delle terre a biologico entro il 2030, ad esempio, è uno dei grandi target della Commissione. L’Italia, grazie ad un percorso già consolidato, dovrebbe essere in grado di centrare questo importante traguardo più velocemente degli altri Stati membri.
Ci sono paesi perciò paesi lontani da questo target. Prendiamo la Polonia che ha solo il 3% di terreni coltivati a biologico.
Dinanzi a queste differenze, dobbiamo evitare ad ogni costo che vengano avallati dei meccanismi di dumping ambientale. Adattando piuttosto gli standard sulla produzione BIO agli Stati membri.
Non vogliamo che sulle nostre tavole arrivino prodotti “falsamente biologici”. Il danno sarebbe enorme per i produttori in regola. Il rischio di una nuova forma di concorrenza sleale per il made in Italy sarebbe altissimo.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
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