Per troppi anni il settore dell’assistenza e della cura è stato trascurato da governi e istituzioni, per questo sono convinta che la Strategia europea CARE sia importante anche per il nostro Paese.
Ho presentato delle proposte di modifica per migliorare il testo di questo provvedimento e una interrogazione parlamentare alla Commissione europea sul lavoro domestico, fondamentale per il settore dell’assistenza e della cura ma il cui valore aggiunto non viene ancora adeguatamente riconosciuto.
Con la pandemia di Covid-19, l’Italia e l’Unione europea si sono rese conto di quanto le attività di assistenza e di cura siano cruciali per la società e la popolazione.
Migliaia di lavoratori si prendono cura ogni giorno dei nostri anziani, dei nostri disabili, dei più fragili, dei più poveri e dei bambini. Nel 70 per cento dei casi parliamo di donne che operano senza tutele o percependo salari bassissimi o infine gratuitamente.
Strategia europea CARE, rafforzare il settore tutelando i lavoratori
Pensando ai nostri lavoratori e alle nostre lavoratrici, alle donne, che svolgono in ambito familiare attività di cura e di assistenza, ho sostenuto nel complesso la nuova strategia europea CARE – “Verso un’azione comune europea sulla cura”. Il 10 maggio scorso, in Commissione Occupazione e Affari Sociali del Parlamento europeo ho presentato però diversi emendamenti allo scopo di migliorare questo testo.
Ho proposto di rafforzare il settore dell’assistenza e della cura, avendo come obiettivo la qualità dei servizi e delle attività svolte. La qualità dipende sicuramente dalla forza lavoro. Ho chiesto, quindi, condizioni di lavoro dignitose, salari adeguati, e formazione professionale anche per il lavoro domestico per migliorare le condizioni di vita di migliaia di lavoratori e lavoratrici e famiglie.
Strategia europea CARE, stop al lavoro sommerso
Cinquanta milioni di persone, in tutta l’Unione europea, si prendono cura degli anziani, dei disabili o dei minori in modo informale. Tuttavia, questo numero è solo una stima. Manca un monitoraggio adeguato e indicatori chiari e ben definiti sul lavoro di assistenza e di cura: così una buona parte resta sommerso.
Al di là del lavoro domestico, il settore dell’assistenza e della cura registra da sempre un elevato tasso di lavoratori non retribuiti e informali. Circa l’80% per totale e il 75% di questi sono donne. Queste ultime sono tra l’altro le più penalizzate.
Gli Stati infatti continuano a sottovalutare il lavoro assistenziale e di cura, la parte informale, affidato nella stragrande maggioranza dei casi proprio alle donne. Alimentando il gap di genere nella società, sul lavoro e sul piano pensionistico.
La Strategia europea CARE, in base alle mie proposte di modifica, dovrà contenere prima di tutto misure concrete di contrasto al lavoro sommerso. E poi obiettivi vincolanti e indicatori misurabili al fine di indirizzare gli Stati membri verso opportune riforme del settore. Per restituire la giusta dignità al lavoro di assistenza e di cura.
Riconoscere il lavoro domestico
Ho presentato un’interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione europea sul lavoro domestico. Non è chiaro infatti come l’Unione europea, pur impegnata su questa Strategia, intenda promuovere l’accesso ai servizi di assistenza e di cura a domicilio di qualità e a prezzi accessibili.
A tal fine, è molto importante, a mio avviso, riconoscere ai lavoratori domestici gli stessi diritti di qualsiasi altro lavoratore del settore. Le famiglie dovranno perciò essere inquadrate come datori di lavoro.
Per questo, ho chiesto sanzioni proporzionate e dissuasive contro il lavoro sommerso, tipicamente domestico, e incentivi fiscali per coloro che scelgono di regolarizzarlo.
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Le famiglie come datori di lavoro
Riconoscere al lavoro domestico diritti, salari e garanzie adeguati da solo non è sufficiente. Per questo, tra le mie proposte di miglioramento, per superare il lavoro nero e irregolare, c’è la richiesta che le famiglie vengano inquadrate a tutti gli effetti come datori di lavoro.
Le famiglie devono avere un ruolo economico e sociale legalmente riconoscibile per mettere fine al “fai da te” con cui vengono aggirati i CCNL. Inoltre, in questo modo, potranno tutelarsi contro eventuali controversie.
Sono convinta che ciò aiuterà i lavoratori del settore ad accedere a percorsi formativi funzionali allo svolgimento della propria attività. Rendendo il lavoro domestico anche più appetibile dal punto di vista economico.
Nel complesso, dunque, perché questa Strategia europea CARE possa essere davvero efficace dovrà puntare al contrasto della povertà lavorativa e al lavoro non retribuito, semplicemente inaccettabile. L’UE deve tracciare un quadro normativo che consenta agli Stati di affrontare tutti insieme ed in modo coordinato le problematiche di un settore fondamentale per la tenuta della nostra società.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti.
Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.