Gli stage e i tirocini gratuiti o pagati troppo poco sono una pratica ancora molto diffusa in Italia, come in tanti altri Stati dell’Unione europea.
Stage e tirocini, l’incertezza sta anche nei dati
Difficile riuscire a definire numericamente, con certezza, il fenomeno. Inseriti nella voce “occupati” dalle statistiche ufficiali di cui disponiamo, non sappiamo quanti giovani, ma anche meno giovani, con il pretesto spesso di ricevere una formazione professionale, lavorano senza stipendio o percependo un rimborso spese ridicolo, al limite della sussistenza. Ad esempio, in Italia, i dati più aggiornati riferiti al 2021, calcolano 336 mila tra stagisti e tirocinanti, ma il numero è probabile che sia sottostimato.
Il problema dello stage gratuito o mal pagato riguarda un po’ tutta Europa. Pensate, infatti, che almeno uno stage su due non viene retribuito: una ingiustizia sociale che va al più presto superata. Per centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, il tirocinio o lo stage rappresenta la prima opportunità per entrare nel mercato nel lavoro, per mettere alla prova le proprie competenze e cominciare a organizzare il futuro.
Salario minimo anche per gli stage
Continua a credere che sia fondamentale garantire anche agli stagisti e ai tirocinanti una giusta remunerazione per il lavoro svolto; per mettere una volta per tutte la parola fine a situazioni che rasentano lo sfruttamento. Difendiamo gli interessi soprattutto dei giovani, portando avanti l’idea che a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici vadano garantiti un salario minimo adeguato e pari accesso alle prestazioni sociali.
L’ho fatto, innanzitutto, lavorando alla direttiva sul salario minimo. Grazie ad un mio emendamento, infatti, la legge europea stabilisce oggi che stagisti e tirocinanti hanno diritto ad una retribuzione adeguata e dignitosa
Questo per evitare, come ho più volte spiegato in Commissione Occupazione e Affari Sociali e in Aula, che si creino lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Non tutti hanno le stesse disponibilità economiche. Ed è chiaro che i giovani più svantaggiati subiscono una discriminazione, se per accedere al mercato del lavoro, magari dopo anni di studio, sono costretti a svolgere dai tre fino ai 12 mesi di stage potendo contare solo su un rimborso spese ridicolo o addirittura a dovere lavorare gratis in cambio di una formazione professionale talvolta carente o del tutto assente, svolgendo alla fine compiti e mansioni al pari dei lavoratori assunti.
L’Unione europea quindi deve fare presto, prima che il fenomeno degli stage e dei tirocini gratuiti o pagati pochissimo si cronicizzi, trasformandosi in una prassi comune e universalmente accettata.
La Commissione europea e il Parlamento europeo devono elaborare delle norme che aboliscano stage e tirocini non pagati e favoriscano un percorso lavorativo adeguato alle competenze e alle qualifiche del giovane, infine, percorsi formativi veri, reali e proficui che combacino con la evoluzione del mercato e più in generale dell’economia, e delle esigenze della società avviata verso la transizione verde e digitale.
C’è bisogno di una norma europea
Stage e tirocini sono stati pensati per formare e per dare opportunità concrete di accesso al mercato del lavoro. Con tutta una serie di emendamenti, da me presentati recentemente in Commissione Occupazione e Affari sociali, ho chiesto alle istituzioni di giungere a una risoluzione o a una direttiva per garantire una equa retribuzione ai tirocinanti e agli apprendisti.
L’intelligenza artificiale, l’automazione dei processi di lavoro, le grandi sfide legate alla sostenibilità ambientale e climatica hanno un impatto molto forte sul mercato del lavoro: tutte concorrono alla nascita di nuove figure professionali. Nei prossimi anni sarà cruciale mettere i lavoratori nelle condizioni migliori per poter acquisire le abilità necessarie a svolgere mansioni nuove. Ripeto, in linea con gli ambiziosi obiettivi verdi e digitali che vogliamo raggiungere.
Anno europeo delle competenze: stop a stage e tirocini gratis
Il 2023 è l’Anno europeo delle competenze. Un’opportunità importante per colmare le lacune del mercato del lavoro dell’Unione europea.
Attualmente oltre tre quarti delle imprese dell’UE incontrano difficoltà a trovare lavoratori qualificati e i dati Eurostat più recenti indicano che solo il 37% degli adulti ha l’abitudine di seguire corsi di formazione. Inoltre, 4 cittadini europei su 10 (1 lavoratore su 3) non dispongono delle competenze digitali di base.
Già nel 2021, in ben 28 attività lavorative (dall’edilizia all’assistenza sanitaria, dall’ingegneria all’informatica) si registravano carenze in termini di competenze.
L’apprendimento lungo tutto l’arco della vita è un aspetto decisivo per la crescita delle competenze individuali e per l’economia in generale. E il primo passo verso questa direzione deve essere fatto proprio nell’ambito degli stage e dei tirocini. E’ vergognoso che alcuni Stati membri li abbiano addirittura indebitamente estesi ai lavoratori che non sono alla loro prima esperienza, con l’obiettivo di ridurre il costo del lavoro.
Pericoloso oltre che ingiusto, lasciare che strumenti giuslavoristici dall’elevato potenziale, come stage e tirocini, diventino mezzi per alimentare la concorrenza sleale nel mercato del lavoro, generando profonde disuguaglianze economiche e sociali, che in fin dei conti, frenano l’Italia e l’Europa nella capacità di generare occupazione dall’alto valore aggiunto.
L’accesso al salario minimo, così come previsto dalla direttiva, e la definizione di una norma europea per l’abolizione degli stage e dei tirocini gratuiti, rappresentano l’unica via per valorizzare il capitale umano che serve alle imprese e alle pubbliche amministrazioni e realizzare tutte le sfide che ci attendono verso il progresso.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto. Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.