BRUXELLES, 1 LUGLIO – Sul piano politico e istituzionale, è semplicemente di una gravità inaudita l’atteggiamento assunto dalla
Commissione europea che si è trincerata dietro un’inaccettabile “non risposta” alla mia richiesta di chiarimenti sull’ingiustificato stop ai fondi Pnrr pari a 55 milioni di euro per realizzare il progetto di riqualificazione dello Stadio ‘Artemio Franchi’ di Firenze nel quadro dei Progetti Urbani Integrati, approvato il 13 luglio 2021 dal Consiglio dei 27 ministri dell’Economia e delle Finanze.
È oramai chiaro che la decisione della Commissione europea non è credibile o affidabile. A distanza di tre mesi, infatti, si è sottratta dall’obbligo di rispondere alla interrogazione parlamentare prioritaria da me presentata il sei aprile scorso, e come se non bastasse, ha fatto sapere al Comune di Firenze, che ha presentato legittimamente una richiesta di accesso agli atti, di non essere “ancora stati in grado di raccogliere tutti gli elementi necessari per effettuare una analisi completa.
Lascia davvero perplessi e aggiungerei attoniti non solo l’opaco atteggiamento della Commissione europea ma anche il precedente diniego di accesso alle suddette osservazioni richieste da Palazzo Vecchio da parte dei competenti ministeri dell’Economia e delle Finanze per oscure ragioni di “relazioni internazionali e di politica e stabilità finanziaria ed economica dello Stato.
Tutto ciò conferma la natura politica e non tecnica della bocciatura al progetto, aggravata dal fatto di avere dato vita ad un precedente molto pericoloso che mette a nudo la scarsa trasparenza e chiarezza circa le modalità di gestione e di monitoraggio dei fondi PNRR da parte della Commissione europea.
Stanno negando ai cittadini e alle cittadine di Firenze il diritto di capire perché il progetto di riqualificazione dello Stadio Artemio Franchi non si farà e soprattutto hanno arrecato un danno economico e aggiungerei anche reputazionale al Comune di Firenze che, ricordo, aveva impegnato circa 10 milioni di euro per indire un bando di gara, andata poi deserta il 28 giugno scorso, ma verso cui prima di questa assurda vicenda grandi e importanti imprese italiane avevano manifestato interesse.