Siccità e alluvioni sono le facce della stessa medaglia. Quella di una crisi climatica che va affrontata con competenza, serietà e lungimiranza. In modo particolare, la scarsità d’acqua costituisce già un fattore di instabilità politica, dell’aggravarsi delle disuguaglianze sociali. La causa quindi di violenti conflitti.
Già da diversi anni, l’Italia e l’Unione europea soffrono del problema della scarsità d’acqua. Senza una strategia per combatterla, rischiamo la desertificazione di regioni e territori, con danni gravi e irreversibili all’ambiente, alle persone e all’economia come accade in diverse aree del Pianeta.
SICCITÀ, L’ITALIA A SECCO
Come sapete, al Parlamento europeo mi sto occupando di un tema molto delicato ma finora poco dibattuto in Italia e in Europa: la gestione sostenibile dell’acqua, tema su cui lo scorso 15 giugno sono stata invitata a parlare all’evento organizzato da Legacoop Lazio dal titolo Emergenza idrica: un percorso comune per il sistema rurale e le agricolture. Conoscenza e ricerca player necessari per vincere la sfida.
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In base ai bollettini dell’Ispra, nel 2022 la condizione di aridità o semi-aridità ha pesato su circa il 28 per cento del territorio italiano e la gran parte delle zone in sofferenza sono concentrate nel Centro Sud, aree meno ricche e sviluppate del Paese. Nel caso del Lazio, già sono visibili chiari fattori di criticità e preoccupazione. Secondo dati ANBI – Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue – nel 2023 il livello alla foce del Tevere si è abbassato di circa 14 centimetri in un solo anno. Così anche il Lago di Bracciano. I fiumi Aniene, Sacco e Liri sono anch’essi in sofferenza e con meno della metà della loro portata storica.
PER UN USO CONSAPEVOLE E SOSTENIBILE DELL’ACQUA
Questo stato di emergenza pone tutti noi di fronte al tema della gestione e dell’uso consapevole e sostenibile dell’acqua sia ad uso civile sia agricolo sia industriale.
Sono convinta che sia urgente intervenire su due livelli:
- Accumulare più riserve di acqua possibile raccogliendo quella piovana, mantenere un’elevata quantità e qualità delle acque nelle falde acquifere e limitare al massimo l’uso delle acque superficiali.
- Incrementare il riuso delle acque ad uso agricolo, dopo una loro adeguata depurazione.
Anche perché, ogni anno in Italia vengono consumati oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua, compresi gli sprechi, di cui 11 miliardi di metri cubi vengono utilizzati a fini agricoli.
RIUSO E ACQUE REFLUE PER COMBATTERE LA SICCITÀ
Ad oggi in Italia riusciamo a depurare ben 9 miliardi di metri cubi di acqua, che da soli sarebbero sufficienti a coprire il 50 per cento del fabbisogno di acqua in agricoltura. Ma l’impiego delle acque reflue depurate in ambito agricolo è pressoché inesistente. In Italia su 3.300.000 ettari irrigati solo 15.000 ettari lo sono con acque depurate. Lo 0,45 per cento sul totale!
In Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale mi sto occupando della riforma della direttiva acque reflue, cruciali per il riuso delle risorse idriche in agricoltura. Questa riforma fa il paio con la legge europea sull’utilizzo delle acque sotterranee che sono la vera spia della crisi idrica che siamo chiamati ad affrontare.
SICCITÀ, LE MIE PROPOSTE
Sono convinta che sia sbagliato colpevolizzare gli agricoltori e le aziende del settore, bensì coinvolgerli attivamente e renderli protagonisti di questo processo nonché primi custodi dell’ambiente, del territorio e del paesaggio.
Come? Spingendo al massimo l’agricoltura 4.0 ossia la diffusione di tecnologie in grado di dosare l’irrigazione in base alle esigenze della singola pianta, ma anche lavorare genoma editing delle piante per assicurare la resistenza e l’adattabilità necessarie al cambiamento climatico. Infine, attivando un sistema di infrastrutture capillare che, da un lato, impedisca gli sprechi, dall’altro, consenta di canalizzare le acque adeguatamente trattate per portarle nei campi.
Ricordo che i fondi PNRR (4 miliardi di euro) rappresentano una risorsa importante per raggiungere questi obiettivi.
Dell’uso sostenibile dell’acqua e della scarsità di risorse idriche si parlerà anche in campagna elettorale per le Europee 2024. Oggi più che mai, visto che il problema non riguarda più soltanto i Paesi del Sud Europa ma anche gli Stati del Nord Europa. Sarà cruciale quindi cambiare mentalità e approccio: l’acqua dovrà essere trattata come risorsa strategica, al pari delle altre infrastrutture critiche, indispensabile per garantire la sovranità europea da punto di vista agricolo, politico, economico e sociale.
UNA GOVERNANCE DELL’ACQUA
Ecco allora che la politica ha un ruolo cruciale e delicato. Negli anni passati, il Legislatore europeo ha inserito politiche ad hoc sull’uso dell’acqua dolce nella Politica Agricola Comune come se la gestione delle risorse idriche riguardasse esclusivamente il settore agricolo. Mentre non è mai stata adombrata una strategia a livello europeo per un modello integrato di governance “aperta, chiara e trasparente” che coinvolga a tutti i livelli i decisori politici, gli stakeholder della società civile, ma anche gli scienziati chiamati a offrire le soluzioni che poi sarà di competenza della politica fare proprie.
Una governance che stabilisca senza ambiguità a livello nazionale e locale di chi sono le competenze e le responsabilità nella gestione delle risorse idriche, evitando inutili sovrapposizioni e conflitti tra enti.