Il caldo soffocante, gli incendi e la siccità, interrotti improvvisamente da trombe d’aria e nubifragi. Questi eventi atmosferici estremi hanno caratterizzato l’estate italiana nel 2022. Martoriando le campagne e mettendo in ginocchio l’agricoltura.
POCA PIOGGIA PER COPRIRE IL FABBISOGNO IDRICO
L’Italia utilizza ogni anno circa 18 miliardi di metri cubi di acqua. E di questi, pensate, almeno 11 miliardi vengono utilizzati in agricoltura. Come riporta La Repubblica che ha intervistato il vicepresidente dell’Associazione internazionale degli idrogeologi, Marco Petitta, l’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni farà incrementare il fabbisogno di acqua dell’Italia. Siamo pronti? 50-60 miliardi di metri cubi di pioggia, al momento, ricaricano le falde del nostro Paese. Peccato però che bisogna tenere conto degli effetti del cambiamento climatico, e i dati sul clima sia sul 2022 sia sul 2023, non sono positivi.
Il 2022 è stato l’anno record del caldo e della siccità che colpisce sempre più duramente il Nord e il Centro Nord. Le immagini del Fiume Po in secca e le difficoltà degli agricoltori della Pianura Padana di gestire la semina e i raccolti di diversi prodotti agricoli si rincorrono, facendo temere il peggio. A marzo di quest’anno, l’Italia ha già registrato un deficit di neve pari al 63%, costringendo decine e decine di Comuni a dissetare i residenti ricorrendo alle autobotti.
SICCITA’, SUBITO UNA STRATEGIA NAZIONALE ED EUROPEA
Secondo i dati disponibili dell’Agenzia internazionale degli idrogeologi, per il momento, l’Italia sta subendo una riduzione contenuta delle risorse idriche potabili che scorrono però nel sottosuolo. L’84% infatti si trova sotto terra e va gestito, curato e protetto al meglio. L’Italia infatti cura solo il 16% delle risorse idriche, quelle superficiali più in crisi per effetto del cambiamento climatico.
Il problema della siccità e della gestione ottimale delle risorse idriche a disposizione non riguarda solo il nostro Paese ma tutta l’Europa. L’Osservatorio europeo sulla siccità (EDO) ha osservato che, cumulativamente, il 64% dell’Europa vive situazioni allarmanti o in stato di allerta, e che le zone a rischio incendio si stanno ampliando, il che pone le aree agricole europee in condizioni di stress senza precedenti.
I DANNI PER IL SETTORE AGRICOLO
Nel nostro Paese i danni provocati dalla siccità prolungata sul settore agricolo sono già evidenti. La Coldiretti calcola perdite per 6 miliardi di euro con una riduzione del valore della produzione agricola nazionale pari al 10%. Con il dimezzamento delle piogge nel 2022, le perdite stimate per i raccolti di riso sono del 30% e quelle relative a mais e foraggi per l’alimentazione degli animali salgono al 45%.
La guerra in Ucraina e la costante minaccia del blocco delle esportazioni di grano da parte della Russia acuiscono il problema delle scorte di materie prime essenziali per l’intero settore agroalimentare, italiano ed europeo. Ecco perché ribadisco ancora una volta la necessità di una strategia nazionale per la gestione delle risorse idriche che metta al sicuro la nostra produzione agricola e le nostre eccellenze.
Il Parlamento europeo già a settembre del 2022 si era mosso con una proposta di risoluzione per invitare la Commissione e gli Stati membri ad agire al più presto per arginare le conseguenze della siccità, degli incendi e degli altri fenomeni meteorologici estremi. A livello nazionale le alternative percorribili al fine di mettere in atto una corretta gestione delle risorse idriche e ridurre al minimo gli sprechi sono diverse. Il governo Meloni, con un tavolo sull’emergenza idrica convocato il 1° marzo scorso, sembra non aver compreso pienamente la gravità del problema sul quale è necessario agire in tempi rapidi.
SU COSA PUNTARE
Non basta infatti prevedere l’istituzione di una cabina di regia e nominare un Commissario straordinario. L’Italia ha urgente bisogno di potenziare i sistemi di approvvigionamento, storicamente, obsoleti. L’oculato utilizzo delle risorse messe a disposizione dal PNRR sarà fondamentale. Sono 3,95 i miliardi stanziati per questo obiettivo, ma bisogna fare in fretta. Le richieste di finanziamento per l’ammodernamento dei sistemi di approvvigionamento idrico sono superiori alle risorse disponibili, segno che i territori hanno bisogno di intervenire per salvaguardare le famiglie e le imprese. Il governo quindi deve elaborare una strategia con le regioni. Una vera e propria corsa contro il tempo. Perché dobbiamo tenere conto del rischio che i progetti possano risultare inadeguati se falliremo nel contenimento delle temperature.
Per questo il governo Meloni deve comprendere che è fondamentale lavorare su più fronti, evitando di porre veti ideologici alla transizione verde e quindi a tutti quei provvedimenti legislativi europei che mirano il più velocemente possibile ad arrivare alla neutralità carbonica.
ACQUE REFLUE E PIOVANE, RISORSE SOTTOUTILIZZATE
La gestione delle acque reflue, promossa dall’Unione europea è sicuramente un’altra strada possibile, sebbene richieda naturalmente controlli stringenti e regole chiare sulla depurazione. Secondo l’indagine realizzata da Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura ha un potenziale enorme: 9 miliardi di metri cubi all’anno.
Allo stesso tempo, come raccomandato da tecnici e scienziati, sarebbe opportuno procedere a un’efficace ed efficiente raccolta delle acque piovane. Attualmente l’Italia perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana. Serve subito una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio per conservare l’acqua e distribuirla all’industria e all’agricoltura nei periodi di siccità che, come stiamo constatando, sono sempre più lunghi e frequenti.
Da non sottovalutare anche l’opportunità di adottare meccanismi di desalinizzazione del mare. In particolare in prossimità delle foci, dove l’incontro tra l’acqua salata e quella dolce dei fiumi consente un processo di desalinizzazione più rapido e meno costoso soprattutto ora che i prezzi dell’elettricità si stanno sì riducendo ma restano comunque elevati.
Da ultimo, saranno fondamentali anche gli investimenti nella cosiddetta “Agricoltura 4.0” che, attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali consentirebbe una maggiore razionalizzazione delle risorse e una resa migliore dei campi e delle colture. A tutto vantaggio della tenuta del settore agricolo e della tutela e salvaguardia della sicurezza e sovranità alimentare italiana ed europea.