La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è intervenuta al Festival dell’Economia di Trento, criticando ancora una volta il salario minimo e riproponendo la sua ricetta fiscale per il mercato del lavoro e plaudendo al decreto Lavoro approvato dal Consiglio dei ministri il Primo maggio scorso.
La ricetta proposta da Giorgia Meloni e dal suo governo per risolvere i tanti e annosi problemi del mercato del lavoro italiano non mi convince affatto. Resto sempre convinta infatti che l’unica via effettivamente efficace per restituire dignità a chi lavora sia il salario minimo. Uno strumento che la presidente del Consiglio ha prima definito uno “specchietto per le allodole” e poi “buono sì, ma solo a livello filosofico”, proponendo in alternativa il taglio del cuneo fiscale e una riforma fiscale che forse vedrà la luce tra due anni e che non condivido. In questo videomessaggio spiego perché Giorgia Meloni si sbaglia sul salario minimo e perché, invece di osteggiarlo, dovrebbe introdurlo al più presto.
La mia è una critica che invita il governo Meloni a scegliere finalmente di fare ciò che è giusto per milioni di lavoratori e lavoratrici. Ma anche imprenditori e imprenditrici, e quindi, per tutto il Paese. Non è concepibile che il 13 per cento dei lavoratori e delle lavoratrici sia povero. Una percentuale che non accenna a diminuire, tre anni dopo la pandemia di Covid-19, e negli ultimi 10 anni.
A causa dei salari bassi, dei contratti precari, del divario retributivo che colpisce le donne, e infine, dell’elevato costo della vita, il rischio povertà e disuguaglianze si è aggravato. Un balzo in avanti di ben 12 punti percentuali rispetto al 2020, secondo i dati Eurostat e Istat. La solita proposta del taglio del costo del lavoro, descritto come la medicina ai mali del mercato del lavoro, è una presa in giro. Una misura di questo tipo è del tutto insufficiente per risolvere l’emergenza salari e precarietà.
Continuare ad essere miopi davanti ai problemi reali di tanti cittadini e cittadine non è più possibile. Bisogna capire che i salari non sono un costo, bensì un investimento. La vera soluzione per rilanciare il lavoro nel nostro Paese!