Il salario minimo europeo è uno di quei fronti che mi vede da tempo impegnata al Parlamento Ue. Segnalo come nelle settimane scorse il tema “salario minimo” si sia affacciato anche sulla scena politica nazionale.
Il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha rilanciato l’urgenza di questo strumento in un Paese che in Europa assieme a pochi altri non lo ha ancora adottato.
Ritengo che non possa fare male ripetere quanto il salario minimo sia una misura necessaria per tutelare i diritti dei lavoratori in Italia e in Europa.
In diverse occasioni ho spiegato che il salario minimo è un’arma contro le storture del mercato e più in generale della globalizzazione.
A gennaio 2022 inizierà un nuovo Semestre europeo. Dallo scorso luglio, la presidenza di turno è affidata alla Slovenia alla quale ho subito rivolto parole di delusione e disapprovazione per aver presentato un programma per nulla attento all’occupazione, ai diritti dei lavoratori europei e alle politiche sociali.
Il mio auspicio è che entro il prossimo anno – non oltre – si arrivi finalmente alla approvazione di una direttiva sul salario minimo europeo.
Sono convinta dunque che essa vada approvata durante la Presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea. Entro il 30 giugno 2022, altrimenti rischia di finire in un binario morto. I tempi sono stretti ma siamo fiduciosi che il Parlamento europeo farà la sua parte.
Perché non possiamo più rinviare il salario minimo europeo
Il salario minimo europeo è un provvedimento necessario
- per combattere il fenomeno dei lavoratori-poveri;
- incentivare la contrattazione collettiva nei Paesi dove è molto debole;
- Promuovere contratti collettivi che davvero difendano tutti i lavoratori.
Inoltre, è uno strumento fondamentale per arginare il dumping sociale e salariale che colpisce in modo in particolare le imprese italiane. Già nel 2019 il Presidente francese, Emmanuel Macron, in occasione della conferenza dell’Organizzazione internazionale del lavoro a Ginevra, si era detto favorevole all’approvazione di una retribuzione minima comparabile, stabilita in base a parametri come il tenore di vita nei singoli Paesi europei.
Il fatto che anche dalla Germania arrivano segnali positivi – con il candidato alla Cancelleria tedesca Olaf Scholz che ha definitivo il salario minimo una priorità – dimostra che siamo sulla strada giusta.
Adesso è il momento di accelerare. Affinché i negoziati finali fra Parlamento, Commissione e Consiglio possano concludersi in tempo utile per garantire a tutti i lavoratori europei un futuro di civiltà.