La Commissione europea nega la necessità di un Erasmus4Ukraine. La mia proposta di un programma straordinario per permettere ai giovani rifugiati ucraini di proseguire gli studi negli Atenei europei, garantendo loro il massimo della libertà e flessibilità attraverso regole chiare e univoche. Regole valide per tutti gli Stati membri, da attuare tramite finanziamenti adeguati e dedicati. A giugno scorso, la Commissione europea ha risposto alla mia interrogazione parlamentare co-firmata da 74 europarlamentari di quasi tutti i gruppi politici al PE.
In questi mesi il numero dei giovani rifugiati ucraini fuggiti dalla guerra che, dura da oltre 120 giorni ininterrottamente, è aumentato. I dati aggiornati, diffusi dal ministero dell’Interno, ci dicono che sono stati accolti finora circa 200mila rifugiati nella stragrande maggioranza dei casi donne e giovani. Credo sia sbagliato scaricare, come ha fatto la Commissione europea, la responsabilità sui singoli Stati membri; una scelta miope che non considera la necessità di risposte comuni all’altezza di una situazione di grave emergenza.
Garantire il diritto allo studio ai giovani ucraini, e ai docenti che hanno lasciato il Paese aggredito la possibilità di lavorare o di proseguire le ricerche accademiche, è cruciale per preservare pezzi importanti della ricostruzione post-bellica dell’Ucraina: l’istruzione e la cultura. Soprattutto oggi con il riconoscimento all’Ucraina dello status di Paese candidato.
Mi sarei aspettata dalla Commissione europea uno slancio diverso su questa mia proposta che ha riscosso un grande successo al Parlamento europeo. Non sappiamo quando finirà questo odioso conflitto, in prospettiva, purtroppo, il numero dei rifugiati ucraini in Europa potrebbe aumentare ancora. E un Erasmus straordinario sarebbe stato molto importante anche per suggellare la grande vicinanza dell’UE all’Ucraina. Un aiuto tangibile che guarda al futuro e al bene delle persone che contribuiranno a ricostruire il Paese.