Tra i principi del pilastro europeo dei diritti sociali c’è anche il diritto a un reddito minimo adeguato, che garantisca una vita dignitosa in tutte le sue fasi e l’accesso a beni e servizi. Un reddito che, per chi è in grado di lavorare, dovrebbe essere combinato con incentivi all’inserimento e al reinserimento nel mercato del lavoro.
Reddito minimo, pandemia e crisi energetica
Il reddito minimo è un sostegno economico rivolto alle fasce più deboli della popolazione: disabili, inabili al lavoro, disoccupati, lavoratori poveri. In quest’ultimo caso, il reddito minimo o reddito di cittadinanza – la nomenclatura italiana – integra salari bassi che non consentono a chi li percepisce di vivere in modo dignitoso e di arrivare alla fine del mese. Questo tipo di misure sono particolarmente importanti in periodi di recessione economica, perché contribuiscono ad ammortizzare la riduzione del reddito delle famiglie e il dilagare di disuguaglianze sociali ed economiche. Durante la pandemia Covid-19, il reddito minimo ha aiutato milioni di famiglie nel nostro Paese e negli altri Stati europei a contenere la povertà. Allo stesso modo, si sta rivelando essenziale per una platea sempre più ampia di persone che fanno i conti con i rincari e gli effetti della guerra russo-ucraina.
Reddito minimo, lavoro per una direttiva
Il testo della risoluzione orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione, approvato dal Parlamento europeo nella Plenaria del 18 ottobre scorso, contiene diversi aspetti che considero fondamentali per affrontare le sfide del nuovo mercato del lavoro. La risoluzione non ha però recepito la richiesta di una direttiva sul reddito minimo con l’obiettivo di armonizzare le legislazioni dei paesi europei.
Gli schemi di reddito minimo garantito, che esistono in tutti i paesi membri dell’Unione europea, le ultime a dotarsene sono state la Grecia e l’Italia, sono pensati come strumenti per arginare la povertà. Difatti la Commissione europea ne promuove esplicitamente il potenziamento e l’estensione.
In Commissione Occupazione e Affari sociali del Parlamento europeo mi preparo a presentare e discutere gli emendamenti da me presentati alla raccomandazione del Consiglio sugli schemi sul reddito minimo.
Le mie proposte di modifica
Sono dell’avviso che un lavoro stabile e ben retribuito sia la vera via d’uscita da una situazione di disagio sociale ed economico. Nei miei emendamenti ho sottolineato dunque la necessità di assicurare adeguate politiche attive per il lavoro e puntare sui percorsi individuali di reinserimento nel mercato del lavoro, in Italia come negli altri paesi Ue, con particolare attenzione agli over 50 che hanno maggiori difficoltà a ricollocarsi.
Alla Commissione europea spetterà il compito di sostenere e monitorare gli Stati membri nell’attuazione delle politiche attive per il lavoro, anche nell’ambito dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza.
Il calcolo del numero dei cittadini europei a rischio povertà ed esclusione sociale nel 2019 era pari a 91,4 milioni, di cui 69,4 milioni residenti nei 19 Stati membri che hanno adottato la moneta unica. Numeri che la pandemia di Covid-19 ha fatto lievitare e che con l’attuale crisi sicuramente non si arresteranno. Il costo della vita alle stelle, i prezzi insostenibili dell’energia e il rincaro dei beni di prima necessità stanno mettendo in crisi le famiglie con il rischio di far scivolare un cittadino europeo su quattro sotto la soglia di povertà.
Fondamentale quindi sarà garantire una copertura completa ed efficace del reddito minimo, rimuovendo tutti gli ostacoli che ne impediscono l’accesso ai gruppi più svantaggiati che avrebbero invece necessità di questa misura.
Occorre infine agire per dare sostegno alle donne e ai giovani, i più colpiti oggi dalla povertà e dall’esclusione sociale. Prima di offrire loro sussidi è fondamentale dare loro opportunità occupazionali e stipendi adeguati alle loro competenze o qualifiche professionali. Non possiamo più tollerare, ad esempio, che i nostri ragazzi e ragazze svolgano stage non pagati o pagati con ridicoli rimborsi spese che sviliscono i sacrifici degli anni di studio.
RdC, potenziarlo non ridimensionarlo
In più di un’occasione mi sono espressa chiaramente a sostegno del reddito di cittadinanza che sono convinta non vada affatto ridimensionato o addirittura abolito, come annunciato dal nuovo governo. Al contrario sono convinta che debba essere migliorato e potenziato per combattere la povertà. La ragione principale per cui la Commissione europea ha presentato una proposta di miglioramento del reddito minimo.
Occorre quindi cambiare i requisiti di accesso che in Italia non tengono correttamente conto delle reali condizioni di povertà in cui versano determinate fasce della popolazione. Al tempo stesso, è fondamentale avviare al più presto tutta una serie di riforme urgenti, tra cui l’attuazione della direttiva sui salari minimi, per garantire un’occupazione dignitosa ai lavoratori e alle lavoratrici, rafforzando il ruolo della contrattazione collettiva e il dialogo sociale.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto. Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.