Bruxelles, 29 set – Abolire o ridimensionare il reddito di cittadinanza è sbagliato. Ieri, la Commissione europea ha presentato importanti raccomandazioni per potenziare gli schemi di reddito minimo dei paesi membri, al fine di assicurare una maggiore inclusione sociale, e contro il caro bollette e il rincaro del costo della vita, contenere la povertà in Europa. In Italia, il reddito minimo o reddito di cittadinanza è stato cruciale durante la pandemia Covid-19. E con la crisi attuale, ritengo che il nostro Paese non possa farne assolutamente a meno.
Il nuovo governo, che nascerà dalla maggioranza di centro destra, la quale in campagna elettorale ha sempre attaccato il reddito di cittadinanza, deve assumersi l’impegno di migliorare questa misura sociale con l’obiettivo di sostenere le fasce più deboli e più povere della popolazione, invece di abbandonarle a loro stesse.
Due priorità per migliorare il Reddito di cittadinanza
Due le priorità per migliorare il reddito di cittadinanza: la prima, cambiare i requisiti di accesso che in Italia non tengono correttamente conto delle reali condizioni di povertà in cui versano determinate fasce della popolazione. Pensiamo ai nuclei familiari più numerosi spesso penalizzati rispetto ai single con assegni in media più alti. Al tempo stesso, come raccomanda la Commissione, è necessario facilitare l’accesso all’assegno al singolo, quando si tratti di donne e di giovani, che con più probabilità percepiscono redditi bassi.
La seconda priorità riguarda la necessità di riforme urgenti e necessarie, molte delle quali contenute nel PNRR. Bisogna cambiare i meccanismi di incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro attraverso maggiori investimenti sulla formazione professionale e l’educazione, creare una banca dati unica delle offerte di lavoro, digitalizzata e accessibile, elaborare un sistema di uscita dall’assegno graduale per tutti i beneficiari che trovano una occupazione e puntare sui percorsi individuali per ricollocare i beneficiari occupabili nel mercato del lavoro.
Crisi e inflazione
I rischi di una esplosione della povertà sono concreti: l’inflazione vicina al 9% sta già erodendo i redditi e il potere d’acquisto di milioni di italiani, mentre le pesanti bollette di luce e gas rischiano di far scivolare nella povertà energetica almeno 9 milioni di persone. 1,18 milioni di persone hanno ricevuto il reddito di cittadinanza per un importo medio a famiglia di 549 euro al mese. Il 64,2% dei nuclei familiari con assegno risiedono nel Mezzogiorno, segno che c’è una parte del Paese più sofferente.
Non basta. Sono convinta infatti che ci sia necessità di misure strutturali. I salari degli italiani restano al palo. Per questo, continuo a insistere sulla necessità del salario minimo, oggi più che mai dopo l’approvazione definitiva della direttiva europea. Mettere fine alle buste paga anche di due o tre euro l’ora o a posti di lavoro sottopagati rilanciando il ruolo della contrattazione collettiva e coinvolgendo le associazioni datoriali è un ulteriore passo imprescindibile contro povertà e disuguaglianze.