Cibo, ambiente, fame, agricoltura, cambiamenti climatici, sprechi, sostenibilità: si è parlato di tutto questo nel Pre vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari che si è svolto a Roma dal 26 al 28 luglio 2021. L’obiettivo della discussione è stato quello di mettere a sistema più di 2.000 proposte arrivate da ogni parte del mondo. Idee che verranno poi presentate e discusse durante il vertice di settembre a New York.
L’incontro di Roma è, infatti, la prima parte del Food Systems Summit che servirà a individuare le azioni necessarie e costruire alleanze a livello globale. Le oltre 100 delegazioni presenti hanno discusso su come dovranno trasformare i loro sistemi alimentari per rispondere all’aumento della fame nel mondo, contrastare il cambiamento climatico e infine affrontare l’impatto della pandemia.
La prospettiva è raggiungere la cosiddetta “Fame Zero”: ovverosia eliminare tutte le forme di malnutrizione e ridurre il più possibile l’incidenza delle malattie non trasmissibili. I paesi che partecipano al Food System Summit s’impegnano ad aumentare la disponibilità di cibo con lo scopo di ridurre le disuguaglianze alimentari.
Pre vertice FAO, le potenzialità dell’agricoltura italiana
Al Pre vertice FAO, organizzato dalle Nazioni Unite, credo che l’Italia abbia giocato un ruolo da protagonista. In qualità di Paese ospitante, infatti, ha ribadito la volontà d’impegnarsi per la sicurezza alimentare, l’accessibilità al cibo con lo scopo ultimo di favorire un approccio congiunto per arrivare a risultati concreti.
Lo ha riferito anche il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a margine dell’incontro tenutosi a Roma:
«Per noi l’alimentazione è anzitutto cultura oltre che fondamentale diritto dell’individuo: un’urgenza, soprattutto a causa della pandemia, che ha reso ancora più grave il problema dell’accesso al cibo. Anche per questo, durante il G20 Esteri e Sviluppo abbiamo adottato la Dichiarazione di Matera sulla sicurezza alimentare. Sono prime importanti risposte comuni a un’emergenza che tocca ogni paese».
Il Covid-19 ha mostrato a tutto il mondo la fragilità dei nostri sistemi di produzione alimentare. Sistemi che, sebbene abbiano dimostrato una certa resilienza, sono risultati in parte inadeguati, rendendo palese la necessità di ripensare e di riorganizzare i modelli di approvvigionamento in chiave sostenibile. Con il fine di favorire le produzioni a filiera corta che garantiscono più di altre l’accesso al cibo: in quantità sufficienti. E in modo economico e sicuro.
Sostenibilità, etichettatura e cibo sano: il mio impegno al Parlamento UE
In questa stessa direzione si muove il lavoro che porto avanti in Commissione Agricoltura al Parlamento europeo.
Sono convinta che solo ampliando la disponibilità di cibo prodotto, potremo rafforzare le catene del valore a livello locale e promuovere una economia circolare delle risorse alimentari.
Dobbiamo il prima possibile abbandonare del tutto le cattive abitudini di produzione o anche quelle più costose. È invece importante facilitare la transizione verso diete più nutrienti. Utilizzando meno risorse sia a livello produttivo sia nella fase del trasporto e della distribuzione. Sono da sempre una convinta sostenitrice della dieta mediterranea: uno stile di vita, riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità.
Condivido quindi la posizione espressa dal ministro per le Politiche Agricole, Stefano Patuanelli.
Il mondo ha bisogno di una maggiore diffusione del cibo “sano”. E un ritorno alle origini con prodotti a indicazione geografiche che esaltino il territorio, la cultura, la storia dei luoghi dove vengono prodotti. La dieta mediterranea è il frutto di un lavoro quotidiano di milioni di agricoltori che ogni giorno si prendono cura dei prodotti che finiscono sulle tavole degli italiani, degli europei e non.
Pre vertice, il modello della dieta mediterranea
Per questo ritengo sia fondamentale prestare la giusta attenzione alla loro formazione affinché producano prodotti sempre più salutari e rispettosi dell’ambiente. Occorre ottimizzare l’utilizzo delle risorse ambientali per contrastare la perdita di biodiversità, l’elevato grado di inquinamento, il consumo dell’acqua e le emissioni di gas a effetto serra.
Nel cammino verso la trasformazione in chiave sostenibile dei sistemi agroalimentari, la lotta agli sprechi è di fondamentale importanza. Gli sprechi infatti si presentano a tutti i livelli: dalla fase di produzione a quella della distribuzione. In questo percorso, anche il consumatore finale gioca naturalmente un ruolo fondamentale.
Nell’ambito della Strategia Farm to Fork porto avanti da tempo la battaglia per un sistema di etichettatura in grado di mettere nelle condizioni ognuno di noi di scegliere in maniera equilibrata gli alimenti che compongono la nostra dieta. In più occasioni, mi sono opposta con forza all’adozione di etichette costruite su algoritmi che valorizzano le merendine o le bevande commerciali al posto dei cibi di qualità e a denominazione di origine controllata e protetta.
Il famoso Nutriscore, sponsorizzato dalla Francia, è inaccettabile per il nostro Paese, che esporta prodotti agroalimentari di altissima qualità in tutto il mondo.
In Italia abbiamo sperimentato forme di etichettatura che forniscono informazioni complete al cittadino. L’eccessiva semplificazione del linguaggio è una tentazione che dobbiamo tenere lontano. Per evitare l’omologazione e un dannoso processo al ribasso della nostra cultura alimentare.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
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