Politiche sociali e salario minimo. Due giorni di incontri tra Marche e Umbria

Politiche sociali e salario minimo

C’è un anello di congiunzione molto forte tra l’approvazione della direttiva sul salario minimo europeo e le politiche sociali avviate dall’Unione europea e i territori.

La pandemia di Covid-19 è stato un fattore di accelerazione di tanti processi di cambiamento e di riforma che per lungo tempo sono stati trattati in modo marginale o non sono stati affrontati affatto.

Il lavoro cambia, l’Europa risponde

Come ho scritto anche nell’editoriale sul salario minimo, il mercato del lavoro è profondamente cambiato anche a causa della pandemia.

Nei mesi più difficili infatti milioni di lavoratori sono stati costretti a lavorare da casa. Lo smart working ha conosciuto una impennata in tutta Europa.

In Italia, prima dell”emergenza sanitaria, lo smart working era ancora poco diffuso.

La legislazione vigente, contenuta nel Jobs Act, non è sufficiente a garantire i lavoratori; molti dei quali hanno avuto problemi con l’orario di lavoro, con la salute e infine anche con i salari.

Una scarsa consapevolezza di come sfruttare al meglio lo smart working ha lasciato ampio spazio a ingiuste penalizzazioni talvolta proprio rispetto alle retribuzioni.

Credo sia fondamentale arrivare al più presto alla definizione di una direttiva. L’era della digitalizzazione non deve essere accompagnata dalla nascita di nuove forme di dumping salariale e sociale.

La disparità salariale

Nel mercato del lavoro di oggi, nonostante sia diverso da quello di una quindicina di anni fa, pesa ancora il divario salariale di genere. E nel delineare nuove politiche sociali a livello europeo, sono convinta che sia cruciale lavorare alla direttiva sulla trasparenza retributiva.

Il solo strumento, assieme alla lotta agli stereotipi, utile per combattere abusi e ingiustizie che coinvolgono milioni di lavoratrici.

Il mio lavoro sulla direttiva continua. Ho assunto l’impegno di migliorare il testo, che presenta a oggi una lacuna importante denunciata questa settimana dalla Confederazione europea dei sindacati tramite la campagna “La parità salariale ha bisogno dei sindacati”.

Per le donne europee è difficile conquistare un potere contrattuale adeguato se non possono affidarsi ai sindacati. Impedirglielo infatti le lascia in balìa dei datori di lavoro contro i quali denunciare disparità e soprusi diventa molto difficile.

I lavoratori stagionali, mobili e transfrontalieri

Il mercato del lavoro europeo ha la peculiarità di fondarsi molto sulla libera circolazione dei lavoratori: stagionali, transfrontalieri e distaccati.

Ho sempre sostenuto che introdurre un numero di sicurezza sociale europeo tuteli i diritti di queste categorie da sempre più penalizzate nel vedersi riconosciuti i propri diritti sia durante l’attività lavorativa sia, successivamente, nel ricongiungimento delle pensioni.

Politiche sociali e PNRR. L’evento a Fabriano

Il 26 novembre scorso ho avuto modo di approfondire questi aspetti partecipando all’evento “Le politiche sociali verso il futuro”, organizzato a Fabriano.

Ovviamente, ho parlato anche del salario minimo che considero oggi, tra tutte le politiche europee, la più importante per l’Unione e per l’Italia. Sono convinta che i risultati raggiunti in Europa in questi ultimi mesi costituiscano una testimonianza tangibile di quel che stiamo facendo come MoVimento Cinque Stelle.

Le risorse messe a disposizione dal Next Generation Eu permetteranno agli Stati membri di portare avanti riforme e investimenti in tutti quegli ambiti che per anni sono stati sottoposti a tagli economici dettati dalle politiche di Austerity.

Una dimensione sociale più forte in Europa mal si concilia con il super rigorismo che abbiamo conosciuto negli anni passati.

Ecco perché anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano contiene finalmente investimenti mirati alla coesione e alla inclusione sociale. Parliamo di 39 miliardi di euro che riguarderanno:

  • Istruzione, con investimenti per 17.594.000.000 per edilizia scolastica, asili nido, aule multimediali e nuovi percorsi didattici costruiti in funzione delle nuove infrastrutture digitali, investimenti in conoscenze e competenze di studenti e docenti ma anche miglioramento dei servizi collegati come mense, tempo pieno e sport;
  • Università e ricerca, con 11.732.000.000 di euro per un maggiore supporto agli studenti con alloggi, borse di studio e aumento del numero dei dottorati, soprattutto quelli innovativi. La costruzione di reti strutturate a livello internazionale e la creazione di centri d’eccellenza collegati ai territori e alle loro vocazioni.

Attenzione al lavoro e ai giovani

  • Politiche del lavoro e sociali, con 7.250.100.000 di euro per la formazione e il potenziamento dei centri per l’impiego, investimenti per lo sviluppo del sistema duale, sostegno alle persone vulnerabili e prevenzione dell’istituzionalizzazione, percorsi di autonomia per persone con disabilità. Housing, piani urbani integrati per superare abusivismo e combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura.
  • Politiche giovanili, con 650.000.000 euro per il servizio civile universale, 10.000.000 per la parità di genere,  700.000.000 per lo sport come strumento di inclusione sociale.

Nuove risorse per la sanità

Un capitolo piuttosto consistente sarà destinato anche alla sanità, alla quale sono riservate risorse per 15.625.541.000 di euro.

La pandemia ci ha mostrato quanto anni di tagli e mancate assunzioni, soprattutto nei centri più piccoli, abbiano messo a dura prova il Servizio Sanitario Nazionale.

È perciò fondamentale tornare ad investire in questo settore che per troppo tempo è stato considerato un costo e non una necessità fondamentale per i cittadini.

Politiche sociali e salario minimo, l’importanza della misura per i territori

Sempre il 26 novembre, ho organizzato una conferenza stampa ad Ancona per parlare del salario minimo che ventiquattr’ore prima aveva incassato il sì da parte del Parlamento europeo.

Da tempo, il Movimento Cinque Stelle chiede l’introduzione del salario minimo in Italia. Dopo l’approvazione dell’Eurocamera, lo stesso gruppo consiliare M5S alla Regione Marche ha presentato una mozione per chiedere alla Giunta di sostenere atti volti all’istituzione del salario minimo orario per tutti i lavoratori, pubblici e privati.

Una iniziativa politica non solo simbolica. Perché sono i territori i primi ad avere bisogno di misure sociali contro sfruttamento, corse al ribasso, esternalizzazioni e delocalizzazioni che depauperano comuni e regioni.

Gli amministratori M5S che condividono la battaglia del salario minimo

Voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla conferenza stampa. Come Giorgio Fede, capogruppo del MoVimento Cinque Stelle al Senato che ha sottolineato come “l’Italia in Europa ha saputo portare qualità e competenza”. Ringraziandomi del lavoro svolto al Parlamento europeo.

Dalla costa all’entroterra, anche nelle Marche si registrano numerosi casi di sfruttamento e di caporalato, l’ultimo nella città di Fano dove ci sono stati ben quattro arresti in un autolavaggio che pagava i lavoratori appena tre euro l’ora, con turni di 12 ore, senza ferie e diritti”, così la consigliera regionale M5S, Marta Ruggeri.

Abbiamo predisposto questa mozione perché la Giunta faccia propria la proposta del salario minimo orario”, ha spiegato nel corso della conferenza la consigliera regionale, Simona Lupini che ha poi sottolineato come “proprio a causa delle delocalizzazioni questa regione ha perso molto”.

Il capogruppo M5S al Comune di Ancona: “Fondamentale far conoscere il più possibile questi temi. Qui abbiamo più di una crisi, come quella delle esternalizzazioni che ha ripercussioni pesanti proprio sui lavoratori ma anche casi conclamati di caporalato nei cantieri”.

“La direttiva sul salario minimo europeo è una misura epocale di cui però si conoscono ancora troppo poco gli effetti benefici che potrà apportare alla collettività”, ha detto in chiusura il sindaco di Castelfidardo, Roberto Ascani.

Politiche sociali e salario minimo, restituiamo dignità ai lavoratori!

Il 27 novembre ho riproposto la conferenza stampa sul salario minimo anche a Perugia. Osservando i dati sulla povertà lavorativa abbiamo visto come la pandemia di Covid-19 abbia aggravato la situazione economico-sociale dell’Umbria. Soprattutto nel 2021, con un consistente aumento del numero di famiglie in gravi difficoltà economiche, il più alto degli ultimi 15 anni. A cui si aggiunge l’incremento degli impieghi in nero o comunque irregolari (Bankitalia, 2020).

Lavoratori autonomi, piccoli imprenditori, artigiani, professionisti che guadagnano tra i 485 euro al mese agli 826 euro al mese, al di sotto e al limite della soglia di povertà. La precarizzazione del lavoro ha colpito di più giovani e donne (Caritas, 2021).

Come ha sottolineato Francesca Tizi, presidente del gruppo consigliare del Movimento Cinque Stelle al comune di Perugia, l’introduzione del salario minimo potrebbe contribuire in modo determinante ad arginare le tante situazioni di precarietà e povertà che vivono le famiglie del territorio.

Per ribadire l’importanza e la necessità della misura e di maggiori investimenti nelle politiche sociali di inclusione, Thomas De Luca, consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, ha presentato una mozione così come è stato fatto nelle Marche.

Tra territorio e Istituzioni, dialogo sempre aperto

Ogni generazione ha il compito di misurarsi con una grande sfida. La nostra è quella di uscire fuori da una pandemia senza precedenti.

Cogliendo l’opportunità che questa ci offre per riscrivere il futuro di un Continente.

Il processo di integrazione europea non può prescindere dal coinvolgimento dei cittadini e dalla fiducia che essi ripongono nell’Europa e nelle sue istituzioni.

Noi decisori politici abbiamo, quindi, il compito prioritario di mantenere sempre aperto un canale di ascolto per raccogliere le istanze dei territori. Raccontando allo stesso tempo quale sia la nostra visione del futuro e cosa stiamo facendo per realizzarla.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.