A luglio scorso, l’Unione europea ha consegnato all’Italia la prima tranche dei fondi del Pnrr o Next Generation Eu. Il piano europeo da 750 miliardi permetterà ai paesi membri di investire le risorse necessarie per la ripresa delle economie nazionali, gravemente provate dagli effetti della pandemia.
Sottolineo che non si tratta banalmente di una semplice ripartizione di risorse tra gli Stati dell’Unione.
Piuttosto di una grandissima opportunità per la prossima generazione europea, costruita sui concetti di transizione verso una economia circolare e sostenibile, compimento della rivoluzione digitale. E in particolare sul superamento delle iniquità territoriali, sociali e di genere.
Per quanto riguarda l’Italia, questo strumento garantirà risorse per 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021-2026, delle quali 68,9 miliardi saranno sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi saranno finanziamenti in forma di prestiti a tassi agevolati.
Pnrr, l’Italia tra i primi paesi Ue a ricevere l’anticipo
Sempre a luglio scorso, la Commissione europea ha approvato il nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. L’Italia è fra i primi a ricevere il prefinanziamento per la ripresa e la resilienza, dopo Belgio, Lussemburgo e Portogallo (che hanno ricevuto la prima quota il 3 agosto) e Grecia (10 agosto).
Parliamo di un anticipo pari a 25 miliardi che servirà per avviare i progetti in programma nel Pnrr. Che, come indicato dalla Commissione UE, persegue obiettivi chiave:
- il superamento della crisi generata dal Covid;
- lo sviluppo di un’economia più dinamica, competitiva, avanzata a livello tecnologico e inclusiva;
- la transizione verde e digitale.
Pnrr, gli assi portanti innovazione e sostenibilità
Uno dei capitoli più sostanziosi del Pnrr riguarda il programma Transizione 4.0 che eredita una parte dei principi del vecchio piano Industria 4.0. Esso punta a sostenere l’innovazione delle imprese in particolare in una chiave sostenibile.
Dal maxi bonifico europeo il governo prevede di dedicare a tale programma 1,71 miliardi di euro. A seguire, 1,2 miliardi saranno destinati al rafforzamento patrimoniale delle imprese per favorirne l’internazionalizzazione.
Le misure di incentivazione fiscale incluse nel Piano Transizione 4.0 sono un tassello fondamentale della strategia complessiva per aumentare produttività, competitività e sostenibilità delle imprese italiane.
Dal lato dell’offerta, il piano prevede il potenziamento della ricerca di base e applicata, e infine la promozione del trasferimento tecnologico.
Dal lato della domanda, gli incentivi fiscali sono disegnati allo scopo di promuovere la trasformazione digitale dei processi produttivi e l’investimento in beni immateriali nella fase di ripresa post-pandemica.
Oltre ai crediti di imposta sono state predisposte misure di riqualificazione manageriale per le PMI con programmi di formazione ad hoc, coinvolgimento delle associazioni di categoria e l’utilizzo di modelli di diffusione tramite le piattaforme digitali.
Centrale sarà inoltre la formazione continua per i lavoratori in cassa integrazione. Previsti programmi di training ad hoc da svolgere in maniera flessibile. Essi sono stati possibili anche grazie al taglio temporaneo del cuneo fiscale per l’impresa e per il lavoratore, introdotto dal governo Conte.
Nel complesso, ritengo che si tratti di un insieme di disposizioni che potranno realmente fare la differenza per il tessuto imprenditoriale del nostro Paese. Ecco perché credo che darvi priorità sia stata una ottima scelta.
La sfida climatica
In questo meccanismo di trasformazione delle imprese in chiave internazionale e digitale, l’elemento che non potrà mai essere perso di vista d’ora in avanti è la sostenibilità ambientale.
Il 14 luglio scorso la Commissione Europea ha varato il pacchetto “Fit for 55” che indica le proposte legislative per raggiungere entro il 2030 gli obiettivi del Green Deal.
In particolare, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990, con lo scopo di arrivare alla neutralità carbonica entro il 2050.
Non è un caso infatti che l’ambiente e la sostenibilità rappresentino uno degli assi strategici del Pnrr.
Sostegno imprescindibile alle imprese per raggiungere gli obiettivi Ue
La “rivoluzione verde e transizione ecologica” ha ottenuto la fetta più corposa dei finanziamenti: 68,6 miliardi, di cui 59,3 dal dispositivo per la ripresa e la resilienza e 9,3 miliardi dal Fondo complementare.
Nel Piano, sono numerosi gli investimenti a favore della transizione ecologica. Un quantitativo di risorse mai previste in passato.
Ora però ritengo che lo sforzo maggiore vada fatto sulla parte più difficile: la sua concreta attuazione. Sono convinta infatti che il processo di transizione ecologica vada riempito di contenuto, con atti e politiche concrete.
C’è tanta strada da fare, a partire dall’essere credibili. Per andare fino in fondo nella realizzazione delle riforme funzionali alla rivoluzione green.
Sono convita del fatto che abbiamo davanti un’occasione storica per cambiare il corso della nostra società.
L’esito di questa sfida non è scontato. Perché oggi più che mai appare chiaro che dobbiamo modificare il nostro paradigma economico.
Così intercettare al meglio le risorse messe sul piatto dall’Ue diventa prioritario soprattutto per quelle aziende che vogliono fare della sostenibilità un tratto caratterizzante della propria identità.
Per questo dico che è fondamentale dar loro il maggior sostegno possibile in vista del raggiungimento dell’importante obiettivo della neutralità climatica dal quale dipenderà il futuro del nostro pianeta.
È giunto il momento di metterci al lavoro, di rendere l’Italia e l’Europa più verde, più digitale e più resiliente. Ora abbiamo a disposizione le risorse necessarie per rendere tutto questo possibile.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
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