PNRR, e quel rischio flop da evitare

PNRR

Sul Pnrr ora come ora, una sola cosa sembra certa: spendere (e farlo bene) i 191 miliardi di euro che l’Unione europea ha assegnato all’Italia tra prestiti e sussidi si è trasformata in una “mission impossible”.

I RITARDI ACCUMULATI SUL PNRR

Secondo la Corte dei Conti, i miliardi spesi dall’Italia sono 10,024 miliardi di euro su 168,381. Che rappresentano il 6% del totale. Nella Missione 6, dedicata alla Salute, la spesa è praticamente assente (79 milioni su 15.626, quindi lo 0,5%). Nella Missione 5 su Inclusione e coesione si arriva a 239 milioni (l’1,2% dei 19,851 miliardi di budget) mentre su Istruzione e ricerca (Missione 4) si arranca fino al 4,1% (1,273 miliardi spesi su 30,876).

La situazione non è delle più rosee neppure per quanto riguarda gli obiettivi previsti dal Pnrr: su 50 di quelli messi in programma per fine 2022 solo 10 risultavano conseguiti. Altri 23 lo erano «solo parzialmente». In due casi i ritardi risultano «recuperati». Altri 13 obiettivi non sono stati invece conseguiti.

LA COMMISSIONE UE BLOCCA LA TERZA TRANCHE DI FONDI

Se questo è il quadro generale, possiamo dire che siamo già ai titoli di coda. Eppure il PNRR sarebbe dovuta essere una grandiosa opportunità per il nostro Paese. Una opportunità di ripresa nel post Covid che ha lasciato ferite tuttora aperte – dalla povertà alle difficoltà del SSN –. Una opportunità di sviluppo per affrontare le sfide della transizione verde e digitale e di recuperare terreno in Europa.

La notizia del secondo rinvio da parte della Commissione europea della terza tranche da 19 miliardi di euro richiesta dall’Italia nel mese di dicembre scorso è dunque un brutto campanello d’allarme. E va ben oltre la decisione della Commissione europea di pretendere una valutazione aggiuntiva su alcuni progetti.

A bloccare l’erogazione dei fondi sarebbero una serie di problemi legati all’attuazione di tre misure, che “sono oggetto di ulteriore valutazione” come fa sapere l’esecutivo. Nello specifico si tratterebbe delle norme sulle concessioni aeroportuali, delle reti di teleriscaldamento e due progetti all’interno dei Piani Urbani Integrati (riqualificazione dello stadio di Firenze e della creazione del Bosco dello Sport a Venezia, ndr.).

COSA RISCHIA L’ITALIA

Naturalmente, i ritardi nello spendere i soldi che ci sono stati assegnati non dipendono solo da questo governo. Se lo sostenessi mentirei, ovviamente. Tuttavia, se in cinque mesi non si possono risolvere tutti i ritardi – anche e soprattutto quelli strutturali – mi chiedo perché non è stato ancora mai avviato un monitoraggio puntuale e costantemente aggiornato sullo stato di avanzamento dei bandi e dei progetti.

Credo quindi sia importante spiegare perché il Paese rischia grosso e qual è la responsabilità politica che ricade sul governo in carica.

In primo luogo, non c’è dubbio: l’Italia rischia di perdere la faccia, oltre che i soldi. In secondo luogo, nel merito e nel metodo abbiamo assistito in questi cinque mesi al “pressapochismo” di un governo ripiegato su se stesso e tutto impegnato nella guerra ai diritti civili e all’immigrazione, e in una serie di veti e contro veti alle proposte provenienti da Bruxelles, come nel caso della direttiva “case Green”.

Oggi però Giorgia Meloni è prima di tutto il Presidente del Consiglio e come tale ha la responsabilità di fare il possibile per permettere al Paese di realizzare gli investimenti necessari per essere al passo con le trasformazioni in atto e con gli obiettivi ambiziosi necessari per restare competitivi in un contesto internazionale che muta velocemente sotto ogni punto di vista.

Eppure in tante occasioni mi sembra che la Premier continui a comportarsi come se fosse ancora il leader dell’opposizione – questa volta dell’Unione europea. Una opposizione condita di vittimismo e sindrome dell’accerchiamento che non giova all’Italia. I soldi del Next Generation Eu non sono un regalo vanno negoziati, sono legati alla capacità e alla serietà di mantenere gli impegni assunti e messi per iscritto nel PNRR. È arrivato il momento di agire con responsabilità e competenza. Tutto il resto è “paranoia”.