Contro la parità salariale, Fratelli d’Italia sabota la direttiva sulla trasparenza retributiva.
Un testo importante, che ho contribuito a migliorare con tutta una serie di emendamenti.
Tre europarlamentari di Fratelli d’Italia hanno firmato per riaprire la partita sulla direttiva, votata in Commissione Occupazione e Affari sociali del Parlamento europeo lo scorso 17 marzo.
Così facendo, Fratelli d’Italia ha di fatto indebolito la legge UE che approderà per la discussione e la votazione dell’Eurocamera, martedì 4 aprile, alla Plenaria di Strasburgo.
Trovo grave che il partito di Giorgia Meloni si schieri contro una effettiva parità salariale fra uomini e donne che colpisce non solo l’Italia, ma tutta l’Unione europea.
Parità salariale, diritto sacrosanto
Il divario salariale in alcuni paesi UE resta enorme. In Germania, al 18,3 per cento, in Austria al 18,9 per cento, in Lettonia al 22,3 per cento.
In Italia questa cifra è un po’ più bassa se si considera la retribuzione media oraria.
Perché il dato è fuorviante. Il nostro Paese è fra gli ultimi in Europa per occupazione femminile e per la presenza delle donne nei posti di dirigenza.
Le pensioni rappresentano un altro campanello d’allarme. Quelle delle donne sono in media più basse del 27 per cento rispetto a quelle degli uomini. Una disparità che nasce proprio nei luoghi di lavoro.
La Meloni si esprima e dica se sta dalla parte di milioni di donne i cui diritti del lavoro, purtroppo, non vengono rispettati.
Nel condannare queste odiose discriminazioni, martedì prossimo confermerò con il mio voto il mandato negoziale perché la direttiva venga approvata in via definitiva nel minor tempo possibile.
Impedirlo è un atto insensato. Contro le donne e contro il lavoro fatto dal Parlamento europeo.