Dietro la riforma di un numero di sicurezza sociale Ue c’è l’idea che portabilità e tracciabilità costituiscono strumenti importanti per garantire uguali diritti.
Entrambi dovrebbero essere dei capisaldi della libera circolazione dei lavoratori e della nuova Europa sociale.
Dal 2018 attendiamo una proposta legislativa per un numero di sicurezza sociale europeo che, anche alla luce delle conseguenze della pandemia, non è più rinviabile.
Il rinvio di una riforma della Commissione al 2023
L’intenzione della Commissione di posticipare la proposta sul numero di sicurezza sociale Ue al 2023 è preoccupante. Ciò impedirebbe al Parlamento europeo di vederne completato l’iter.
L’UE abbandonerebbe così al proprio destino milioni di lavoratori, in particolare stagionali e frontalieri, che invece hanno bisogno di una risposta immediata.
Il rinvio della Commissione agevola di fatto chi vuole mantenere inalterati i meccanismi di dumping sociale che alimentano la concorrenza sleale nel mercato interno nonché abusi e sfruttamento.
Per questo chiediamo alla Commissione una presa di posizione netta e un impegno concreto a presentare già entro il 2022 una proposta che, sono certa, contribuirà a dare nuovo slancio anche al negoziato sul regolamento 883 sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale.
Dal 2004 è in vigore un coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale in Europa. Il regolamento in vigore contiene norme comuni per tutelare i diritti dei lavoratori europei su malattia, maternità e paternità, pensioni di anzianità (etc etc).