Il primo giugno scorso, in occasione della Plenaria del Parlamento europeo di Bruxelles, è stato approvato il regolamento europeo sulle indicazioni geografiche di vini, bevande e prodotti agricoli, a cui ho lavorato come componente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale assieme al collega e relatore Paolo De Castro.
Il testo è stato approvato da una larga maggioranza degli eurodeputati, circa il 95 per cento, segno che la posizione del Parlamento Ue sul sistema delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche protette è chiara. Inequivocabile: l’Unione europea ha bisogno di una normativa semplificata, armonizzata e resiliente per rafforzare la cosiddetta Dop Economy dei vini e dei prodotti agricoli all’interno del mercato unico europeo e all’estero.
Il regolamento rafforza i nostri piccoli agricoltori, i nostri piccoli allevatori e le migliaia di imprese a conduzione familiare che rappresentano l’asse portante del settore agroalimentare made in Italy e made in EU.
Entro la fine del 2023, il regolamento dovrà essere approvato in via definitiva ed entrare in vigore, assicurando le filiere agroalimentari italiane ed europee che producono cibo e bevande di qualità, legate alle tradizioni e alle identità enogastronomiche dei territori in linea con gli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica sanciti dalla Strategia dal produttore al consumatore e soprattutto dalla Politica Agricola Comune.
MADE IN ITALY, QUATTRO ANNI DI LAVORO AL PARLAMENTO EUROPEO
Tra le altre cose, entrambi i provvedimenti legislativi mi hanno impegnata molto in questi ultimi quattro anni di mandato per garantire, in primo luogo, un reddito equo ai nostri agricoltori e ai nostri allevatori. In secondo luogo, condizioni di lavoro dignitose con l’introduzione del principio della condizionalità sociale contro il caporalato. In terzo luogo, per promuovere il modello della dieta mediterranea in Europa, a partire dalle scuole, contro l’industria agroalimentare, gli allevamenti intensivi e il cibo sintetico che ritengo non essere utile per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale. E per questa ragione per sostenere lo sviluppo delle migliori tecniche in agricoltura, indispensabili per permettere ai produttori di migliorare la resa dei terreni o degli allevamenti e al contempo ridurne l’impatto ambientale.
Il regolamento approvato in Plenaria punta a rafforzare il sistema delle indicazioni geografiche che ogni anno produce circa 75 miliardi di euro ricchezza. Nella nostra riforma infatti è stato messo nero su bianco il principio che i prodotti di alta qualità rappresentano una delle maggiori risorse dell’Unione sia per la nostra economia sia per la nostra identità culturale. Tali prodotti […] generano crescita e tutelano il nostro patrimonio.
MADE IN ITALY, STOP AL SOUNDING
Tra le principali novità del regolamento c’è la previsione dell’evocazione o Sounding come reato autonomo! Stiamo parlando di una novità molto importante, dal momento che, stando ai dati della Coldiretti, ogni anno perdiamo, come made in Italy, circa 120 miliardi di euro di valore aggiunto.
La difesa della reputazione del marchio protetto dovrà essere garantita in tutti i paesi membri con legislazioni adeguate a combattere e stroncare sul nascere forme di concorrenza sleale che nel mercato interno hanno dato vita ai casi eclatanti del Prosek croato o del finto Aceto Balsamico sloveno – affidati alla Corte di Giustizia europea –. Ed eliminare sul mercato estero tutti quei prodotti che evocano illegalmente marchi protetti tradizionali e unici made in Italy e made in EU.
Il contrasto alla concorrenza sleale dovrà essere perseguito a tutti i livelli: online e offline. Nell’ambito dell’e-commerce e degli scambi commerciali in modo particolare nel caso di accordi bilaterali e multilaterali con i paesi terzi dove l’Italian Sounding è diventato un fenomeno sempre più pervasivo e dannoso.
TRASPARENZA PER I CONSUMATORI E I PRODUTTORI
Dal lato dei produttori italiani ed europei, il regolamento approvato garantisce massima trasparenza sulle certificazioni, le registrazioni e i disciplinari sui marchi protetti. Ma anche dal lato dei consumatori, la nostra riforma mette nelle condizioni di ricevere le informazioni adeguate per comprendere l’autenticità dei prodotti a denominazione di origine (Dop, Stg, Igt), con lo scopo principale di evitare di cadere in evocazioni, imitazioni, contraffazioni e frodi, soprattutto, online.
Sono molto soddisfatta, perché all’EUIPO (European Union Intellectual Property Office) resta affidato il compito di controllo del rispetto della proprietà intellettuale, al fine di garantire trasparenza e uniformità in tutti gli Stati membri, tramite l’istituzione di un registro elettronico delle denominazioni di origine protette o indicazioni geografiche protette.
Tali informazioni sono preziose per i consumatori ma anche per i produttori e il pubblico. Il registro servirà da banca dati, che dovrà essere aggiornato dall’EUIPO medesimo, soprattutto per quanto riguarda i disciplinari e i regimi di qualità dietro ogni denominazione di origine o indicazione geografica protetta; anche per i prodotti provenienti dai paesi terzi che dovranno adeguare le legislazioni a tutela dei marchi protetti nel rispetto reciproco degli elevati standard ambientali, sociali e di sicurezza nell’ambito degli accordi commerciali con l’Unione europea. Alla Commissione europea invece resta il compito di effettuare e verificare la registrazione dei marchi protetti.
MADE IN ITALY, I MARCHI PROTETTI SONO SOSTENIBILI
Mi sono molto battuta per difendere il principio di considerare i marchi protetti, sottoposti a rigidi disciplinari, sostenibili di per sé. Il regolamento però prevede le certificazioni verdi anche ai marchi protetti. Il mio obiettivo in fase emendativa era quello di evitare l’imposizione di assurdi criteri aggiuntivi di sostenibilità ambientale che avrebbero generato solo prodotti di serie A e di serie B.
Ora inizieranno i negoziati con la Commissione e il Consiglio. E l’auspicio è quello che il lavoro del Parlamento europeo resti intatto, poiché prezioso per i nostri agricoltori e allevatori e per un patrimonio economico, sociale e culturale insostituibile e inestimabile. L’Italia con 320 marchi protetti per i prodotti agricoli e oltre 400 marchi protetti per i vini è il Paese europeo leader della Dop Economy in Europa e nel mondo. Leadership che con questa nostra riforma abbiamo voluto consolidare e proteggere.