Mercato del lavoro, stop agli stage gratuiti. L’Ue detta la linea ora tocca all’Italia

stage

In occasione della scorsa Plenaria, dal Parlamento europeo è arrivato un forte segnale contro gli stage gratuiti, contro cui mi sono sempre battuta in Commissione Occupazione e Affari Sociali. È stata infatti approvata la risoluzione per l’orientamento delle politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione con la quale l’Unione europea esorta i governi nazionali e le parti sociali a favorire norme e contratti collettivi di lavoro adeguati a risolvere i principali problemi occupazionali.

 

 

Stage e tirocini gratis, è ora di dire basta

Il testo orientamento delle politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione è un ottimo testo. Sono molto soddisfatta. La risoluzione infatti contiene un emendamento contro gli stage non retribuiti o retribuiti pochissimo che in Italia penalizzano soprattutto i giovani al momento del loro ingresso nel mercato del lavoro. Il Parlamento europeo ha voluto mettere nero su bianco che i paesi membri devono garantire una equa retribuzione ai giovani lavoratori in caso di stage e tirocini e garantire loro condizioni di lavoro dignitose e le prestazioni sociali.

Il problema dello stage gratuito o mal pagato riguarda un pò tutta Europa. Pensate, infatti, che almeno uno stage su due non viene retribuito: una ingiustizia sociale che va al più presto superata. L’Unione europea, con questa risoluzione, è un’apripista.

Sono convinta inoltre che l’emendamento approvato in Plenaria e confluito in questa risoluzione importante sia una ragione in più per l’Italia per accelerare sull’attuazione della direttiva europea ‘salari minimi adeguati’.

La legge europea, infatti, prevede che il salario minimo, ovvero un salario che consente al lavoratore e alla lavoratrice di vivere in modo dignitoso, debba essere garantito anche in caso di stage. In questo senso, la risoluzione conferma quanto previsto nella direttiva.

Sono orgogliosa della posizione assunta dal Parlamento europeo durante l’ultima Plenaria. Perché lo stop agli stage non retribuiti o retribuiti in modo vergognoso è stata una delle principali battaglie in Commissione Occupazione e Affari Sociali e sono stata io a proporre la modifica alla direttiva ‘salari minimi adeguati’ affinché il salario minimo si applicasse anche agli stage.

L’Italia si adegui al più presto

Al pari degli altri Stati membri, l’Italia non potrà ignorare le linee guida europee e dovrà agire al più presto per colmare finalmente questo ritardo. Sono convinta che l’Italia abbia accumulato già eccessivo ritardo sugli stage gratuiti come anche sulle politiche attive sul lavoro perché i nostri giovani possano trovare un posto di lavoro adeguato.

A causa di questo imperdonabile ritardo, il nostro Paese è sempre meno attrattivo per i giovani. Ogni anno infatti centinaia di migliaia fuggono all’estero nella speranza di vedersi riconosciuti i meriti dei loro studi e del loro lavoro. Come ricordano i Rapporti ISTAT, infatti, quasi tre cittadini italiani su quattro emigrati nel 2019 hanno 25 anni o più (circa 87 mila): e pensate che uno su tre (28 mila) è in possesso di almeno la laurea. Tocca ora al nuovo governo agire per rispondere in maniera adeguata ai problemi sociali e occupazionali del nostro Paese.

E la priorità non può che essere quella di aumentare il potere d’acquisto dei salari e riformare i meccanismi d’ingresso nel mercato del lavoro.

Salario minimo anche per gli stage

Su questo punto, ad oggi, il neo governo non ha ancora formulato una indicazione chiara. Così come non è stata spesa una sola parola sull’attuazione della direttiva salario minimo, peraltro entrata in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Molte invece sono le fake news che continuano a circolare. Su tutte, quella secondo cui il salario minimo esiste già in Italia perché circa il 90% dei rapporti di lavoro è regolato dalla contrattazione collettiva.

Eppure, ci sono determinati settori in cui i lavoratori e le lavoratrici percepiscono buste paga inaccettabili frutto di una miriade di contratti pirata o scaduti e mai rinnovati che hanno spinto i salari verso il basso.

Io dico che i salari dignitosi rappresentano la base essenziale per sconfiggere la povertà. Il nostro Paese ha un grave problema in questo senso: il numero dei lavoratori poveri continua ad aumentare, così come rimangono costanti i dati riguardanti quanti si trovano in una situazione di povertà assoluta. Quello su cui occorre puntare, dunque, è il rafforzamento di una contrattazione collettiva sana, che dia garanzie di dignità a tutti i lavoratori.

 

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto. Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.