Lavoro, la legge europea sui tirocini di qualità sarà la mia priorità

Lavoro

Il mercato del lavoro sta cambiando molto velocemente e necessita sempre più di competenze adeguate. Riuscire a coniugare formazione professionale e lavoro è la chiave per affrontare le grandi sfide delle transizioni verde e digitale. In un contesto di cambiamento, sono convinta che i giovani debbano avere un ruolo di primo piano.

Negli ultimi quattro anni al Parlamento europeo, ho raccolto tante istanze dei giovani. Mi interessa seriamente garantire un futuro alle nuove generazioni. Come componente della Commissione Occupazione e Affari Sociali ho sostenuto la necessità di proposte concrete per garantire loro il sacrosanto diritto al lavoro di qualità.

In due decenni, infatti, il mercato del lavoro in Italia e in Europa è cambiato molto, e per tante ragioni le condizioni professionali via via sono peggiorate soprattutto per centinaia di migliaia di giovani. Meccanismi opachi e contraddittori che oggi regolano il segmento della formazione professionale, e quindi l’ingresso e la permanenza dei ragazzi e ragazze nel mondo del lavoro, hanno contribuito a tale peggioramento.

LAVORO, STOP AI TIROCINI GRATUITI

Tra le azioni concrete, a mio avviso, indispensabili oggi per migliorare le prospettive di vita e di lavoro delle giovani generazioni c’è sicuramente la messa al bando dei tirocini gratuiti, fonte di inaccettabili disuguaglianze e di una ingiustizia sociale che dopo 20 anni ha trasformato stage e tirocini da strumenti utili per formare i lavoratori e le lavoratrici a strumenti di sfruttamento e abusi che stanno, letteralmente, avvelenando il mercato del lavoro.

Gli stage e i tirocini gratuiti o pagati troppo poco sono la regola in Italia, come in tanti altri Stati dell’Unione europea. Secondo un’indagine Eurobarometro, dei circa 4 milioni di giovani europei che ogni anno maturano almeno un’esperienza di lavoro come tirocinanti, solo il 40 per cento riceve una retribuzione. Una paga magra, che nelle stragrande maggioranza dei casi è insufficiente per vivere.

IL RISCHIO DI NUOVE DISUGUAGLIANZE

Il 70% dei giovani europei non può permettersi i costi per lavorare gratis e ‘fare esperienza’, come spesso viene giustificata la gratuità dello stage. Tenendo conto che lo stage non retribuito in Europa (ma anche in Italia) costa mediamente ai giovani circa mille euro al mese, un anno di tirocinio non retribuito costa in media almeno 12mila euro. Alle condizioni attuali, poi, col costo della vita a livelli record in Europa e in Italia, l’aggravio economico è pesantissimo. Dall’affitto alle spese per i generi alimentari: non tutti i giovani possono permettersi un periodo di tirocinio. Per tanti oramai è diventato un privilegio. 

È così, nella immobilità, che si acuiscono velocemente disparità socio-economiche inaccettabili che hanno e avranno ripercussioni negative sul mercato del lavoro nel lungo periodo. Se, da un lato, infatti, ci sono datori di lavoro che sfruttano i tirocini gratuiti o pagati con rimborsi spese ridicoli per abbattere i costi, alimentando dumping sociale e salariale a danno della concorrenza leale, dall’altro, il numero di aspiranti lavoratori e lavoratrici idonei per il mercato si riduce anno dopo anno.

I tirocini gratuiti o pagati con rimborsi spese ridicoli provocano un danno socio-economico duplice.

Danneggiano infatti le giovani generazioni, riducendo le opportunità professionali e bloccando l’ascensore sociale. Danneggiano le imprese e le pubbliche amministrazioni che oggi fanno sempre più fatica a trovare i candidati che servono. Anche perché, tirocini e stage gratuiti non garantiscono neppure un’adeguata formazione professionale.

Mentre però in Europa stiamo ponendo le basi per i tirocini di qualità, in Italia, ad esempio, in cui scarseggiano tirocini adeguati, il governo Meloni continua a ignorare il problema, paradossalmente ergendosi a paladino del merito, delle competenze e delle esigenze delle imprese italiane che lamentano da tempo enormi difficoltà nel reperire manodopera e/o finanche lavoratori qualificati.

IL MIO IMPEGNO AL PARLAMENTO UE

In più occasioni, come componente della Commissione Occupazione e Affari Sociali, ho proposto, non solo, di mettere al bando i tirocini gratuiti o pagati con rimborsi spese semplicemente ridicoli ma anche di lavorare a una legge europea sui tirocini di qualità, al fine di garantire ai giovani:

  • un salario minimo e adeguato
  • una adeguata protezione sociale
  • un adeguato tutoraggio
  • un censimento dei tirocinanti assunti.

Si tratta di pilastri indispensabili per combattere gli abusi e tutelare i nostri giovani – neolaureati e diplomati –. Ma anche per proteggere le imprese sane e corrette che sanno che senza capitale umano preparato è impossibile restare “vive” sul mercato e competere.

CONTRO SALARI BASSI E SCARSE PROSPETTIVE DI STABILITÀ

Con la pandemia, sono emersi con forza i limiti dell’attuale mercato del lavoro. Precarietà, povertà lavorativa e infine gli ostacoli che impediscono oggi ai nostri giovani di trovare e mantenere una occupazione stabile e di qualità.

L’Italia è anche un Paese, come ho detto tante volte, in cui i salari sono tra i più bassi d’Europa. Gli ultimi dati Ocse ci dicono che abbiamo registrato il calo dei salari reali più forte rispetto agli altri grandi Stati europei. A tal punto che alla fine del 2022, i salari reali si sono ridotti del 7,5% sul periodo precedente la pandemia, contro una media Ocse del 2,2%.

Tutti elementi che rendono l’Italia un Paese sempre meno attrattivo per i giovani. L’effetto domino è assicurato. Almeno 100mila ragazzi e ragazze ogni anno preferiscono andare all’estero nella speranza di vedersi riconosciuti i meriti dei loro studi o per imparare un mestiere. I Rapporti Istat parlano di tre cittadini italiani su quattro già emigrati all’estero che hanno 25 anni o più (circa 87mila). Almeno uno su tre (28 mila) è in possesso di una laurea non specialistica.

 

 

LAVORO, RIEQUILIBRARE L’INCONTRO TRA DOMANDA E OFFERTA

Oltre alla precarietà e alla povertà lavorativa, in Italia e in Europa perciò stiamo osservando con grande preoccupazione l’aggravarsi del fenomeno del mismatching. Il mismatching tra le competenze di cui avrebbero bisogno imprese e pubbliche amministrazioni e quelle in possesso dei potenziali lavoratori e lavoratrici, che logicamente impedisce un equilibrato incontro tra la domanda e l’offerta di posti di lavoro e in determinati settori produttivi è all’origine della carenza di manodopera e/o di un eccessivo turnover.

Anche se, e le dimissioni di massa lo dimostrano, l’incontro ‘disfunzionale’ tra la domanda e l’offerta di lavoro oggi, soprattutto in contesti come quello italiano, dipende molto anche dai salari bassi e stagnanti o da enormi difficoltà nel conciliare i tempi di vita e di lavoro. Con la legge europea sui tirocini di qualità, in primo luogo, voglio smantellare l’idea che si possa lavorare gratuitamente – principio fondamentale da mettere nero su bianco in Europa e in Italia.

Lavorare gratuitamente infatti non può e non deve essere più una opzione!

In secondo luogo, voglio fissare un altro principio chiave: l’assoluta importanza e imprescindibilità della formazione professionale, quale parte fondamentale delle politiche attive per il lavoro su cui l’Italia è sempre stata fanalino di coda in Europa.

NEXT STOP: LA LEGGE EUROPEA SUI TIROCINI DI QUALITÀ

Con la legge europea sui tirocini di qualità chiedo di mettere fine anche all’inaccettabile meccanismo per il quale, in assenza di controlli e limiti, migliaia di giovani svolgono di fatto un periodo indefinito di tirocinio, sempre a pessime condizioni. A livello europeo, poi, una direttiva sui tirocini di qualità è utile a mettere fine al dumping salariale e alla concorrenza sleale. Soprattutto le multinazionali oggi applicando le norme nazionali assumono un tirocinante in Francia garantendogli circa 1.300 euro al mese, mentre in Italia al massimo un rimborso spese che peraltro varia da una Regione all’altra e compreso tra le 200 e le 500 euro in media al mese e senza alcuna tutela (malattia, infortunio, ferie, congedi etc etc).

Come per la legge europea sul salario minimo, mi assumo l’impegno in Parlamento di lavorare alla legge europea sui tirocini di qualità. Con l’avvertimento, e mi rivolgo al governo Meloni, che le direttive europee vanno attuate entro due anni dalla loro entrata in vigore. E non ignorate a rischio di una procedura di infrazione ma anche di perdere una fondamentale opportunità per stare al passo con l’Europa.

Basta con l’incoerenza: che si traduce quindi nel votare sì in Europa e alzare poi dei muri e dei veti incomprensibili in Italia, o peggio ancora, di ignorare del tutto il problema. Proprio come per il salario minimo, battersi per la messa al bando dei tirocini gratuiti e la garanzia di stage di qualità vuol dire interessarsi concretamente ai giovani e al loro futuro.

 

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