L’Intelligenza Artificiale è uno dei temi principali della mia agenda politica, non solo, perché impatta sul mercato del lavoro, ma anche, perché sono convinta che il suo rapido sviluppo non debba (e non possa) spaventarci. L’Intelligenza Artificiale corre velocemente ed è ovvio che i legislatori si trovino costretti sempre più spesso a rincorrere i problemi legati al suo utilizzo.
Come Deputata della Commissione Occupazione e Affari Sociali del Parlamento europeo, perciò, ho promosso e organizzato l’evento: How Artificial Intelligence is deeply changing the artistic, cultural and media sector, convinta che il confronto e le discussioni con i rappresentanti delle categorie di lavoratori e lavoratrici e dei settori economici maggiormente interessati dalla trasformazione digitale in atto siano fondamentali e indispensabili per noi decisori politici.
Già l’evento, da me organizzato alla Rappresentanza italiana del Parlamento europeo nel giugno scorso sulla proposta di Direttiva per la tutela professionale e sociale degli artisti e dei creativi è stata essenziale per raccogliere le istanze e le richieste delle parti sociali, soprattutto, in Italia dove da anni la precarietà e le basse retribuzioni sono la regola.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE, APPROCCIO EUROPEO EQUILIBRATO
Con la pandemia di Covid-19 sono emerse le difficoltà enormi di milioni di artisti e creativi in Europa, e di centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici dell’industria della musica, dello spettacolo, dell’arte, del cinema, della televisione e dell’informazione del nostro Paese, non solo, per l’assenza, quasi totale, di diritti e tutele certe, ma anche, per gli effetti negativi che l’uso senza regole dell’Intelligenza Artificiale rischia già oggi di generare.
Tuttavia, sono convinta che l’Unione europea si stia muovendo nella direzione giusta. Con un occhio puntato al di là dell’Atlantico, dove l’Intelligenza Artificiale si sta sviluppando velocemente favorita da una forte deregolamentazione, in Europa abbiamo optato invece per un approccio politico e legislativo complessivamente equilibrato.
Esso consiste, prima di tutto, nel non imbavagliare il progresso tecnologico, nonostante le incognite legate all’IA, ma di accompagnarlo e di governarlo sulla base di principi generali, regole chiare e stringenti e meccanismi che salvaguardino tutti i settori e gli ambiti della vita dei cittadini e delle cittadine che, inevitabilmente, subiranno trasformazioni profonde nel momento in cui specialmente l’IA generativa assumerà proporzioni globali.
IL LAVORO AL PARLAMENTO EUROPEO PER GLI ARTISTI E I CREATIVI
Sono stata relatrice della proposta di Direttiva europea sulla tutela professionale e sociale degli artisti e dei creativi, tra le figure professionali più esposte ai rischi legati allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale generativa. Mentre il Parlamento europeo era impegnato nella individuazione dei principi e delle norme cardine per garantire diritti e tutele certe agli artisti e ai creativi, anche rispetto all’uso dell’IA, negli Stati Uniti invece autori, sceneggiatori e attori hanno scioperato per oltre 200 giorni, ininterrottamente, per chiedere agli studios e alle piattaforme streaming una protezione adeguata nel caso di utilizzo dell’IA generativa.
L’approvazione della iniziativa legislativa del Parlamento europeo è stata un ottimo risultato, e non è mancata la soddisfazione di potermi poi confrontare – assieme al collega Devesa del gruppo dei socialisti e democratici al Parlamento europeo – con il Commissario Ue al Lavoro e ai Diritti Sociali, Nicolas Schmit, il quale si è assunto l’impegno di portare avanti la battaglia dei progressisti e dei riformisti in Europa per garantire finalmente diritti e tutele certe agli artisti e ai creativi.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE, FONDAMENTALI LA DISCUSSIONE E IL CONFRONTO
Al di là dei primi passi in avanti compiuti in Europa con l’approvazione dell’Intelligence Artificial Act, di fatto, le implicazioni dell’IA generativa sono tante, complesse e non perfettamente chiare ai paesi europei ed è fondamentale moltiplicare i momenti di confronto e di discussione, non solo, sui territori con i cittadini e le cittadine, infine, le imprese, ma anche, a livello politico e istituzionale avendo la politica e le Istituzioni, insieme, il compito e la responsabilità di individuare le soluzioni per arrivare a una convivenza ‘pacifica’, costruttiva, etica e inclusiva tra l’Uomo e l’Intelligenza Artificiale. Tra la società e l’Intelligenza Artificiale. Tra l’economia e l’Intelligenza Artificiale e così via per il Diritto, l’Informazione e la Democrazia.
Il 14 febbraio scorso, ho perciò organizzato questo evento al Parlamento europeo di cui potete rivedere la diretta qui:
DUE MODELLI A CONFRONTO: EUROPA VS STATI UNITI
Lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale è particolarmente dirompente negli USA. Le proteste degli attori, autori e sceneggiatori di Hollywood sono l’emblema.
Tuttavia, mentre l’IA Act sottrae alla deregulation l’utilizzo dell’IA nel mercato del lavoro (e non solo), negli USA l’approccio resta prevalentemente quello dell’auto-regolamento. Lo dimostra il fatto che gli Stati Uniti stanno investendo nelle infrastrutture legate all’uso dell’IA, anche se deregolamentate: ad esempio, i software per il riconoscimento facciale oppure estendendo i fondi di ricerca sull’IA.
L’approccio europeo si sostanzia nel bilanciare rischi e opportunità dell’Intelligenza Artificiale ma tenendo conto comunque che l’impatto sull’economia è complessivamente ancora ignoto.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE, QUALE FUTURO CI ATTENDE?
Dunque, riuscire a prevedere con esattezza quale sarà il reale impatto dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nel mercato del lavoro globale non è semplice. Al momento, ci sono solo stime ed emerge con forza l’ipotesi che l’IA potrebbe ben presto rappresentare un ulteriore fattore di disuguaglianza tra Continenti e Stati. Non è un caso quindi che lo sviluppo e l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale sia al centro delle riunioni dei paesi del G7 e del G20.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, a essere interessate dall’impatto dell’IA saranno circa 3 professioni su 5, le quali potrebbero essere avvantaggiate in termini di aumento della produttività. Per contro, vi è il rischio che alcuni compiti ora svolti dall’uomo vengano sostituiti da questa nuova tecnologia con una conseguente riduzione della domanda di lavoro e salari sempre più bassi.
Secondo il FMI, l’impatto dell’IA sul mercato del lavoro non sarà ovunque lo stesso. Sono ancora molti i paesi in cui non esistono infrastrutture e fattori produttivi capaci di sfruttare i vantaggi della tecnologia. Quindi, il potenziale incremento di produttività che potrebbe derivare dal suo utilizzo riguarda quasi esclusivamente le economie più avanzate ed esclude quelle emergenti o a basso reddito.
PAESI INDUSTRIALIZZATI VS EMERGENTI
Fermo restando che nei paesi industrializzati ci si domanda come riuscire a redistribuire la ricchezza prodotta dalla maggiore produttività indotta dall’utilizzo diffuso dell’IA, in un contesto in cui la Globalizzazione, o per meglio dire oggi la Iper Globalizzazione, ha drenato la ricchezza favorendo la logica del profitto a quella del benessere per tutti.
Di fatto i rischi dell’IA sono globali, anche rispetto all’acuirsi di un gap economico più profondo tra le diverse regioni del mondo.
A mio avviso le direttrici per governare l’IA sono almeno tre:
- Contenimento. Occorre definire con chiarezza principi generali che ne limitano l’uso
- Prevenzione ed educazione digitale sui rischi dell’IA nelle scuole e nelle Università da associare a una formazione professionale continua che consenta ai docenti di potere educare i ragazzi e le ragazze a un uso corretto e pienamente consapevole dell’IA.
- Investimenti pubblici-privati mirati per evitare monopoli, disuguaglianze, sostenere l’aumento della produttività che deve automaticamente tradursi in una equa redistribuzione della ricchezza.