La transizione energetica è un obiettivo irrinunciabile che per essere realizzato necessita del coinvolgimento attivo di tutti: Istituzioni, aziende e cittadini.
L’economia dell’Unione europea è già impegnata, e lo sarà ancor di più nei prossimi anni, a raggiungere gli ambiziosi target che permetteranno al continente di essere il primo ad impatto zero entro il 2050.
Meno emissioni entro il 2050, il piano della Commissione UE
La Commissione europea ha proposto un’ampia serie di modifiche all’attuale sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (EU ETS) che dovrebbe portare a una riduzione complessiva delle emissioni nei settori interessati pari al 61% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005.
Al fine di aiutare gli Stati membri a conseguire in modo efficiente gli obiettivi nazionali previsti, la Commissione intende creare un nuovo sistema autonomo di scambio delle quote di emissione. Che include anche gli edifici e il trasporto. Con lo scopo di ridurre le emissioni di questi settori del 43% entro il 2030 rispetto al 2005.
Il nuovo sistema di scambio di quote di emissione porrà un tetto annuale alle emissioni dei settori dei trasporti su strada e dell’edilizia e le quote saranno messe all’asta, come prevede già l’ETS in vigore.
Cos’è il Fondo sociale per il clima
Per far fronte ai possibili contraccolpi sociali dovuti al nuovo sistema scambio delle quote di emissione di CO2, ed evitare che questi si ripercuotano sul budget delle famiglie e delle piccole e medie imprese, la Commissione europea ha proposto l’istituzione di un Fondo sociale per il clima.
Il Fondo avrà una dotazione di 72,2 miliardi di euro, circa, nel periodo 2025-2032. E mira a fornire misure di sostegno e investimenti a favore dei gruppi vulnerabili quali appunto i nuclei familiari più fragili, piccole e microimprese, utenti dei trasporti.
Attraverso il Fondo, gli Stati membri avranno il modo di finanziare misure e investimenti per raggiungere una maggiore efficienza energetica degli edifici. E l’integrazione dell’energia da fonti rinnovabili per il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici. Infine, garantire un migliore accesso alla mobilità a zero e basse emissioni.
Superbonus, volano di crescita e transizione verde
Nel mio intervento in Commissione congiunta Occupazione Ambiente (EMPL-ENVI) ho sottolineato come nell’ottica di dar vita ad una finanza di impatto, è importante che il Fondo sostenga azioni concrete.
Penso ad esempio alla possibilità per l’Italia di sostenere il Superbonus 110 che ha permesso al nostro Paese di dare impulso al processo di efficientamento energetico degli edifici. Ponendo inoltre le basi per la ripresa economica e occupazionale di un settore strategico come quello dell’edilizia dopo i mesi difficili della pandemia.
Studi di settore dimostrano che il Superbonus ha risvegliato la spesa e la produzione a livello nazionale.
E a livello ambientale il Superbonus sta contribuendo al miglioramento delle prestazioni energetiche del patrimonio immobiliare.
Secondo l’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE), l’agevolazione fiscale ha già ridotto l’impronta carbonica di sei mila condomini. Dove si concentra il numero maggiore di cantieri aperti in un solo anno.
In prospettiva, quindi, il Superbonus si sta dimostrando una misura economica e sociale vincente. Nel medio e nel lungo periodo il Superbonus consentirà di ridurre il costo delle bollette di luce e gas su cui sta pesando molto l’attuale inflazione.
Di fatto, il Superbonus è considerato una buona pratica anche dall’Europa. Tanto che lo European Construction Sector Observatory ha dato a questa misura una valutazione più che positiva.
Ciò dà ragione al Movimento 5 Stelle che ha fortemente voluto il Superbonus. E che si è battuto per la sua proroga almeno per tutto il 2023.
Siamo convinti che esso possa rappresentare un importante volano di crescita economica. E al tempo stesso un utile strumento per accelerare sulla strada sulla transizione energetica.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti.
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