I rider non sono lavoratori di serie B: basta contratti pirata e paghe da fame

rider

I rider e più in generale i gig worker sono ancora troppo poco tutelati.

Dal 2018 al 2021, infatti, migliaia di rider non sono mai stati assunti nonostante le sentenze di diversi tribunali e le numerose inchieste che hanno incastrato società di mediazione e piattaforme digitali per sfruttamento e caporalato.

Il fenomeno del falso lavoro autonomo

Persiste il problema del “falso lavoro autonomo”. A rivelarlo, i dati elaborati dall’Inps che ha eseguito le ispezioni. Nel 2021 l’Inps ha scoperto oltre 140 milioni di euro di contributi evasi per circa 20 mila i rider coinvolti, che diventano 30 mila se si aggiungono quelli delle altre app di servizi, soprattutto trasporti e logistica.

Se grazie ai controlli sono emersi tanti, troppi casi di rider irregolari, secondo l’Inps questi lavoratori è come se “fossero scomparsi”, proprio perché aziende e grandi piattaforme digitali non provvedono a registrarli come dovrebbero.

Il risultato è che nonostante le pronunce dei tribunali e le maxi inchieste che hanno scoperto numerosi casi di sfruttamento e caporalato tra i rider, le società del food delivery inquadrano ancora liberamente i lavoratori come occasionali. Anche se, non lo sono e andrebbero invece trattati e tutelati come dipendenti.

In questo modo possono mantenere i guadagni dei rider sempre al di sotto dei 5.000 euro, cifra minima oltre la quale scatterebbe l’obbligo di iscrizione alla gestione separata dell’Inps.

Uno stratagemma contro cui da tempo mi batto al Parlamento europeo, soprattutto, perché si tratta di un fenomeno paurosamente in crescita.

Rider, il mio impegno al Parlamento Ue per garantire più diritti e tutele

In Europa difendo da sempre i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Ed è per questo che mi sono tanto battuta per una direttiva che tutelasse i lavoratori delle piattaforme. E per una legge europea che introducesse il salario minimo, unico strumento in grado di contrastare la precarietà, lo sfruttamento, il caporalato, il lavoro nero e irregolare.

A settembre 2021, al Parlamento europeo abbiamo votato la Relazione sulle “Condizioni di lavoro dignitose, diritti e protezione sociale per i lavoratori delle piattaforme”.

Il Movimento 5 Stelle ha contribuito in modo decisivo alla versione finale del testo approvato chiedendo che fossero inseriti alcuni punti qualificanti.

Innanzitutto è stata sottolineata la necessità di una direttiva europea vincolante sui lavoratori delle piattaforme, per garantire adeguate tutele in tutti gli Stati membri. E contrastare l’odiosa pratica del dumping sociale.

È stato inoltre approvato il principio della presunzione di rapporto subordinato tra il lavoratore e la piattaforma digitale. Abbiamo così risolto una volta per tutte l’ambiguità dei lavoratori falsi-autonomi, con l’inversione dell’onere della prova a carico dell’azienda in caso di controversia giudiziale.

Infine fondamentale sarà che le aziende garantiscano trasparenza, equità, portabilità e tracciabilità dei diritti, mentre gli algoritmi dovranno essere accessibili alle parti sociali.

Cosa occorre fare ancora

Sono tutti aspetti fondamentali che puntano a sottolineare un concetto importante: i lavoratori delle piattaforme non sono lavoratori di “serie B”. I loro contratti devono essere in linea con quelli degli lavoratori dipendenti e i loro diritti vanno riconosciuti nero su bianco.

Per fare il bene dei lavoratori, non serve un contratto collettivo come quello firmato da Ugl Rider. L’ennesimo contratto pirata che non potrà mai assicurare rappresentatività e tutela dei diritti alla categoria.

Dobbiamo fare il tutto il possibile per combattere a 360° qualsiasi forma di sfruttamento e abuso. Proteggendo i rider anche dagli infortuni e dagli incidenti, spesso mortali. Come? Il salario minimo è una misura di civiltà, urgente e imprescindibile per garantire anche i gig worker.

Salario minimo, tutela per rider e gig worker

In audizione alla Commissione Occupazione e Affari Sociali, lo scorso 28 marzo, ho indicato alla commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager, come prioritaria la lotta ai ‘falsi-autonomi’.

Dobbiamo distinguere con chiarezza i veri autonomi da quelli che non lo sono. Garantendo ai primi pieno accesso alla protezione sociale e ai secondi la riclassificazione del rapporto di lavoro come subordinato. 

Le cronache sono costellate di casi in cui le aziende sfruttano il lavoro autonomo come espediente per risparmiare sui costi. Sono convinta che la Commissione UE non sia riuscita a cogliere la complessità delle relazioni industriali e della stessa contrattazione collettiva che non deve mai essere considerata come un “cartello”.

In questo senso, il salario minimo, su cui non si dovrebbe più indugiare, è l’unico strumento in grado di garantire i lavoratori dai contratti pirata e da vergognose paghe da fame.

L’obiettivo delle nostre battaglie al Parlamento europeo resterà sempre quello di garantire a tutti un lavoro dignitoso e di qualità.

 

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti.
Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.