I giovani al centro delle politiche UE con risoluzione Empowering EU Youth

Empowering European Youth

La pandemia di Covid-19 ha sicuramente colpito di più i giovani e le donne.

Uno degli effetti peggiori di questa crisi è la precarizzazione del mondo del lavoro che a sua volta ha conseguenze negative sul piano sociale.

Giovani, lavoro precario e meno figli

Il calo demografico è uno degli effetti collaterali della pandemia e della precarizzazione del mercato del lavoro. In Italia, dopo il record negativo del 2020, anche nel 2021 si registra un crollo delle nascite.

L’Istituto nazionale di statistica (Istat) nel bollettino “Natalità e fecondità della popolazione residente 2020” mette in luce come se nel 2020 i nati sono stati 15mila in meno rispetto al 2019, i dati provvisori raccolti tra gennaio e settembre 2021 mostrano una marcata denatalità, con oltre 12mila nascite in meno rispetto allo stesso periodo del 2020.

Nel nostro Paese, l’età media alla nascita del primo figlio è di oltre 31 anni, con differenze marcate tra Nord e Sud dove le giovani coppie danno alla luce il primo figlio attorno ai 33 anni d’età.

Complice anche la pandemia di Covid-19, le donne sono sempre più soggette al part time involontario e ad una inevitabile riduzione del reddito percepito.

Giovani, la risoluzione Empowering European Youth

Al Parlamento europeo, ci stiamo occupando dei giovani. Giovani al centro di una iniziativa legislativa non vincolante, intitolata Empowering European Youth, contenente importanti principi generali per migliorare la condizione occupazionale e formativa delle future generazioni europee.

Sono convinta che per incidere sull’attuale assetto del mercato del lavoro sia indispensabile ripensare e riformare (in fretta) i percorsi di formazione professionale e di acquisizione delle competenze attraverso stage, tirocini e contratti di apprendistato.

Logico sarebbe che questi strumenti si rivolgessero esclusivamente ai giovani.

Eppure, non possiamo ignorare che proprio in Italia negli ultimi dieci anni i tirocini extracurricolari sono triplicati tra gli over 55.

Segno che ci sono distorsioni in atto, che contribuiscono a rendere il mercato del lavoro ancor più precario e ancor più iniquo.

Giovani, l’Europa dedica il 2022 alle future generazioni

Ritengo che i giovani debbano svolgere un ruolo da protagonista nelle sfide che attendono l’Italia e l’Europa.

Il Next Generation Eu è lo strumento giusto per garantire un miglior accesso nel mercato del lavoro.

E per riformare i percorsi di formazione professionale e di acquisizione delle competenze.

Più in generale per dare il via a un piano di politiche attive sul lavoro che non lasci più indietro i giovani.

Se vogliamo realizzare l’obiettivo di un futuro migliore più verde, più digitale e più inclusivo, dobbiamo lasciare loro più voce e più spazio a livello sociale ed economico.

L’Anno europeo della gioventù, cosa significa

È su queste premesse che l’Unione europea ha deciso di inaugurare l’anno europeo della gioventù.

Il 2022, come ha precisato il Parlamento europeo, che il 14 dicembre scorso ha approvato la risoluzione “Anno europeo dei giovani (2022)”, deve essere un anno di riflessione sul loro futuro e sulla loro partecipazione attiva per la costruzione dell’Europa del domani.

Lo scopo è integrare le politiche attinenti dell’Unione con quelle in materia di gioventù.

Il grande esperimento della Conferenza sul Futuro dell’Europa ha coinvolto già migliaia di giovani europei, chiamati a condividere idee, proposte, progetti facendo sempre propri i valori fondanti dell’UE.

I “giovani devono poter plasmare il futuro dell’Europa”, ha dichiarato il 15 settembre 2021 il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante il discorso sullo Stato dell’Unione.

Condivido questa idea. Convinta che “l’Europa ha bisogno della visione, dell’impegno e della partecipazione di tutti i giovani”.

Cruciale allora che l’Unione sia capace di offrire loro opportunità per il futuro.

Disoccupazione giovanile, dati in crescita

Alla precarizzazione del mercato del lavoro, si aggiungono anche le difficoltà nel trovare una occupazione.

In Europa, la disoccupazione giovanile continua a crescere, dopo due crisi economiche è passata dal 15 per cento del 2019 al 18 per cento del dicembre 2020.

Oltre quattro milioni e mezzo di giovani europei di età compresa tra i 19 e i 29 anni sono alla ricerca di un posto di lavoro o non riescono a trovare una occupazione.

Disoccupazione giovanile in Italia, i dati

Cresce la disoccupazione giovanile in Italia, dove oltre il 29 per cento dei ragazzi e delle ragazze non ha un lavoro. A settembre 2021, in base ai dati Eurostat, il nostro Paese ha raggiunto il 29,8 per cento di giovani senza una occupazione. Un aumento che su base mensile è stato il più alto in Europa.

Oggi l’Italia è seconda solo alla Spagna, dove i giovani con meno di 25 anni senza un lavoro hanno raggiunto il 30,6 per cento, in lieve calo da agosto 2021.

Mentre la Grecia, finora al primo posto nell’UE per tasso di disoccupazione giovanile, è passata dal 32,8 per cento al 24,5 per cento.

Giovani, investimenti per contenere la disoccupazione

L’Unione europea ha investito 22 miliardi di euro per sostenere la occupazione giovanile. Ed evitare che la crisi innescata dal Covid-19 portasse la disoccupazione tra i giovani ai livelli record del 2013 (24,4 per cento).

Con queste risorse, l’Unione europea si è preparata anche a rafforzare lo strumento della Garanzia Giovani, la formazione professionale e l’apprendistato.

L’Unione europea deve continuare a impegnarsi nella lotta al precariato e a salari sempre più bassi.

La risoluzione

Il 9 dicembre scorso è arrivato il sì della Commissione Lavoro e Affari sociali al Parlamento europeo, alla risoluzione Empowering European Youth: occupazione post-pandemia e ripresa sociale.

Questo testo chiede alla Commissione europea di sostenere in modo concreto i programmi indirizzati ai giovani che non hanno un lavoro, per offrire loro soluzioni nuove e favorirne così la inclusione sociale.

La risoluzione prende atto delle difficili condizioni socio-occupazionali in cui versano oggi milioni di giovani europei.

In tanti non riescono ad accedere al reddito minimo nei Paesi in cui risiedono, anche perché i sistemi di protezione sociale spesso non si rivolgono affatto ai giovani.

Tirocini, stage e contratti di apprendistato, nati per agevolare i percorsi di formazione professionale e l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro scontano oggi distorsioni più o meno marcate negli Stati membri che vanno risolte per dare piena attuazione al pilastro europeo dei diritti sociali.

Prima di questa risoluzione, fu la Commissione europea a invitare le autorità UE nazionali, regionali e locali – a seconda della ripartizione delle competenze in materia di occupazione e affari sociali – a presentare delle proposte.

In quella stessa occasione, Bruxelles riconobbe la necessità di un quadro giuridico vincolante a livello europeo per vietare tirocini, stage e apprendistati non retribuiti.

Dietro i quali di fatto si annidano tutt’ora situazioni di sfruttamento di giovani e giovanissimi in tanti settori economici.

Tirocini e apprendistato, stop allo sfruttamento

In Italia, per esempio, secondo il ministero del Lavoro solo nel secondo trimestre del 2021 sono stati attivati 90mila tirocini extracurriculari, 62mila in più rispetto allo stesso periodo del 2020.

In base al monitoraggio dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal Servizi) – tra il 2014 e il 2019 sono stati attivati 2 milioni di tirocini extracurriculari per 1,5 milioni di persone e con 500mila aziende coinvolte.

Circa in un caso su tre, concluso il periodo di tirocinio o stage, il lavoratore è stato regolarmente assunto.

Ho votato a favore di questa risoluzione per dire “no” all’uso indiscriminato dei tirocini extracurriculari, talvolta obbligatori, ma non pagati. E a situazioni in cui non vengono garantiti reali spazi dedicati alla formazione e alla acquisizione delle competenze professionali dei giovani.

I giovani sono il futuro dell’Europa

Di fatto, gli Stati membri valorizzano ancora troppo poco tirocini e apprendistati.

Sono convinta che con questa risoluzione, Empowering European Youth, l’Unione acceleri su un importante percorso politico di rafforzamento della formazione professionale.

Con la prospettiva di rispondere nel modo più adeguato alla disoccupazione e alla precarietà occupazionale dei giovani.

Bene che l’Italia abbia deciso di intervenire sugli stage e i tirocini con sanzioni alle aziende e ai datori di lavoro che non pagano il salario dovuto.

Una delle priorità della ripresa post pandemica deve essere la rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono ai giovani di realizzarsi pienamente sul piano professionale e personale.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.