Gas e nucleare fonti sostenibili? La strategia UE siano le rinnovabili

gas e nucleare

Gas e energia nucleare saranno inclusi nella tassonomia verde dell’Unione europea.

A dichiararlo, il 26 gennaio scorso, è stata la commissaria responsabile dei difficili negoziati sul tema: l’irlandese Mairead McGuinness, la quale in un’intervista al giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung ha ribadito che la Commissione europea includerà il gas e il nucleare nella tassonomia verde.

Bruxelles ha lasciato pochissimo margine, solo per “piccole modifiche” rispetto alla bozza che verrà inviata il 31 gennaio ai Paesi membri e agli esperti della Piattaforma finanza sostenibile che, di fatto, hanno già bocciato il testo.

Tassonomia verde UE, di cosa stiamo parlando

La tassonomia verde UE ha generato fin da subito un forte dibattito politico e pubblico. Si tratta di uno strumento legislativo molto importante. Con esso l’Unione europea punta ad armonizzare anche le scelte di investimento nel mercato finanziario interno – dai privati ai grandi investitori istituzionali – con lo scopo di indirizzarle verso attività economiche sostenibili, in linea con gli obiettivi del Green Deal.

L’obiettivo principale quindi è quello di impedire che si cada nell’errore di finanziare attività di greenwashing o iniziative ambientaliste “di facciata”.

Il Regolamento sulla tassonomia è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea il 22 giugno 2020 ed è entrato in vigore il 12 luglio 2020.

Il regolamento europeo, composto da una serie di cosiddetti “atti delegati”, contiene una classificazione delle attività e dei progetti da considerare sostenibili.

Da questa classificazione tassativa sono sorti i problemi: il settore del gas ad esempio può essere considerato sostenibile oppure no? E il nucleare?

L’opinione degli esperti

Nei mesi scorsi la Commissione europea ha portato avanti una consultazione con gli esperti che da più parti sottolineano come gas e nucleare non si possono essere classificati come fonti di energia pulite.

Non solo gli esperti ma anche una parte dei mercati finanziari crede che l’Unione europea non debba più fare affidamento al gas naturale o al nucleare.

Eclatante che il 12 gennaio 2022, un grande investitore istituzionale, come l’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC) ha inviato una lettera agli Stati membri dell’UE e agli eurodeputati per chiedere che proprio il gas venga escluso dalla tassonomia dell’UE.

Secondo questo grande investitore istituzionale “il gas può essere considerato un “ponte” a breve termine in un periodo di transizione ma non può essere classificato come green”.

Favorevoli e contrari. La posizione degli Stati membri

La decisione della Commissione europea di chiudere la partita sulla tassonomia includendo gas e nucleare va quindi sia contro il parere degli esperti sia contro quello di numerosi Stati membri e gruppi politici contrari a tale classificazione.

Un secco “no” è arrivato da Germania, Austria, Danimarca, Lussemburgo e Spagna che hanno definito l’inserimento del nucleare nella tassonomia una vera e propria “truffa delle etichette”. Oltre che un ritorno al passato di cui non abbiamo bisogno per costruire una Europa più sostenibile.

Sul fronte opposto, la Francia. È noto che Parigi copre gran parte del proprio fabbisogno energetico con l’energia atomica e in un momento di crisi come questo sarebbe molto utile per i francesi riuscire ad attrarre investimenti privati.

La Francia conta sul supporto di Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Romania con i quali aveva firmato una lettera indirizzata alla Commissione UE per chiedere di riconoscere l’energia nucleare come fonte di energia a basse emissioni.

Da che parte sta l’Italia?

Nel nostro Paese le opinioni sull’argomento sono molto eterogenee.

Personalmente ritengo inammissibili le dichiarazioni espresse dal ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani che si è detto favorevole al nucleare di ultima generazione. Così come quelle di Matteo Salvini che si è detto pronto a raccogliere le firme per un nuovo referendum.

Tanto più che i cittadini italiani si sono già espressi chiaramente con il referendum del 2011 che ha  bocciato nettamente il ricorso all’energia nucleare.

La posizione del Movimento 5 Stelle è compatta, in Italia come in Europa. D’altra parte i rischi per l’ambiente provocati dal nucleare sono evidenti e non vanno sottovalutati.

Primo fra tutti lo smistamento delle scorie radioattive, pericolose per l’ambiente e la salute umana. Vi è poi il nodo del phase out delle centrali (molto lungo e costoso) e dei costi di costruzione e manutenzione delle stesse, soprattutto, per quei Paesi come il nostro che non hanno infrastrutture idonee per il nucleare.

No al gas e al nucleare. Puntiamo tutto sulle rinnovabili

Problemi e dubbi permangono anche sull’utilizzo del gas naturale considerato un gas climalterante assieme al petrolio e al carbone.

La verità è che il metano sta generando molti problemi anche a livello politico. L’Unione europea come è noto ha stretto un accordo di lunga durata con la Russia per la fornitura di gas, scegliendo di non attingere alle riserve del Vecchio Continente.

Un accordo che ha legato il prezzo all’andamento del mercato. E che come sta accadendo oggi può mettere in difficoltà l’Unione, visto il progressivo aumento del costo del gas.

La migliore via possibile, quindi, è quella delle fonti energetiche rinnovabili, le uniche davvero sostenibili dal punto di vista ambientale e che ci consentirebbero di contrastare l’inflazione.

Ed è su di esse che dobbiamo concentrare i nostri investimenti futuri, in Italia e in Europa. Questa decisione mi vede e ci vede tutti come M5S contrari.

Il Parlamento europeo darà battaglia. Dopo la decisione della Commissione UE infatti e del Consiglio, toccherà alla politica pronunciarsi. E l’esito è tutt’altro che scontato.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.