La crisi provocata dal Covid 19 ha fatto crescere la percentuale di giovani disoccupati. Secondo gli ultimi dati disponibili, infatti, ad agosto 2020 il tasso disoccupazione giovanile si attestava al 17,6%, aumentando di circa 3 punti percentuali rispetto al periodo pre-Covid. In Italia, il tasso di disoccupazione giovanile ad agosto 2020 era del 32,1%.
Di fronte ad una situazione di questo tipo, il Parlamento europeo ha chiesto maggiori fondi per rafforzare il regime di Garanzia per i giovani per il periodo 2021-2027.
A luglio del 2020 il Consiglio europeo ha ridotto significativamente, dal 15 al 10%, le risorse in gestione condivisa del FSE+ (Fondo sociale europeo Plus), risorse destinate a sostenere l’occupazione giovanile. Questa decisione è apparsa subito come totalmente in contraddizione con l’ambizione dell’Unione di investire nei giovani e dare realizzazione al Pilastro sociale europeo.
Dal 2014, la Garanzia per i giovani ha avuto l’importante merito di stabilire il principio secondo cui i giovani non devono mai uscire da un percorso di studio, lavoro e formazione scongiurando il rischio di emarginazione sociale e povertà. Grazie ai fondi stanziati, Garanzia giovani ha aiutato 24 milioni di giovani a ricevere formazione, istruzione o lavoro. Nel luglio 2020, la Commissione ha proposto di estendere la sua copertura ai giovani sotto i 30 anni, per aiutare un numero ancora maggiore di persone, nell’ottica di una transizione verde e digitale.
Nel luglio 2020, il Parlamento ha approvato uno stanziamento complessivo di 145 milioni di euro per l’occupazione giovanile per sostenere i giovani che vivono nelle regioni dove il tasso di disoccupazione giovanile è superiore al 25%.
Nonostante i buoni propostiti, la Garanzia Giovani ha mostrato anche dei limiti in quanto la sua implementazione disomogenea non ha consentito di stabilizzare i percorsi di lavoro e di vita dei nostri ragazzi.
La Commissione ha proposto un testo per rafforzarla, ma la soluzione che è stata individuata è quella di mettere più soldi senza alcun criterio che garantisca sulla qualità della formazione e soprattutto del lavoro che al contrario sono gli aspetti chiave per la stabilizzazione dei percorsi di occupazionali e di vita.
Escludere il lavoro di qualità, e con esso dei parametri chiari per una sua identificazione e monitoraggio, significa non solo sprecare i fondi europei depotenziando la garanzia giovani, ma soprattutto decidere di abbandonare al proprio destino una intera generazione, condannandola ad un precariato a vita.
Il Parlamento europeo ha invece votato per rafforzare e rilanciare la Garanzia Giovani. La delegazione del Movimento 5 stelle ha avuto un ruolo decisivo nel migliorare la proposta della Commissione, presentando degli emendamenti chiave per fissare obiettivi più concreti e migliorarne il funzionamento.
La riforma approvata dalla plenaria va oltre il semplice, seppur necessario, aumento delle risorse finanziarie disponibili e punta ad offrire maggiori certezze per il futuro di ogni giovane europeo attraverso percorsi di formazione di qualità e reali occasioni di lavoro stabile, superando così l’abuso di impiegare i giovani in tirocini sotto pagati che ingrossano le fila della precarietà.
In questo periodo così difficile, durante il quale la pandemia ha tolto lavoro ad un giovane su sei, abbiamo più che mai bisogno di un’Unione Europea credibile e capace di ricostruire un patto generazionale che dia opportunità e nuove prospettive ai nostri giovani.