Le elezioni in Finlandia sono state una delle cartine di tornasole dei cambiamenti in atto negli assetti politici europei. E credo possano essere utili per comprendere meglio cosa aspettarsi dall’Unione europea nei prossimi anni, quando nel 2024 verrà eletto il nuovo Parlamento europeo e rinnovata la Commissione europea.
Dopo la crisi economico-finanziaria del 2008-2014, l’approccio politico dell’Unione europea si è basato sul rigorismo dei conti pubblici e la cosiddetta Austerity.
L’Europa è stata a lungo dominata da spaccature interne e divisa in almeno due grandi blocchi “contrapposti”. Da un lato, i paesi del Mediterraneo, dall’altro, i paesi del Nord Europa, i cosiddetti frugali. Infine, dall’emergere del blocco dei paesi dell’Est Europa: il gruppo di Visegrad dove il nazionalismo e il sovranismo sono diventati in breve tempo dominanti.
CON LA PANDEMIA, LA SVOLTA
Con la pandemia Covid 19 che molto è cambiato. E questo perché le politiche del rigorismo e dell’Austerity, che nel frattempo in diversi paesi europei avevano sacrificato il Welfare State e la dimensione sociale, non erano più adatte a rispondere adeguatamente all’emergenza che senza sconti aveva colpito tutta l’Unione europea.
Gli impulsi populisti, rigoristi e liberali, sovranisti e nazionalisti iniziavano a sopirsi perché l’Europa potesse rialzarsi dalla pandemia. Tutti i paesi membri, dal Sud al Nord. Dall’Ovest all’Est avevano bisogno di una Unione europea unita, coesa e soprattutto in grado di rispondere tempestivamente al Covid 19.
Ed effettivamente così è stato: col Next Generation Eu. Con i vaccini. Con le misure comunitarie di contrasto alla diffusione del virus. La dimensione sociale e i temi sociali e quindi non solo quelli strettamente economico-finanziari avevano conquistato la scena politica, dopo anni di tagli e di sacrifici.
LE ELEZIONI IN FINLANDIA
Ora, dopo le elezioni del 2 aprile scorso, la Finlandia vira decisamente a destra decretando la fine dell’esperienza di governo dei socialdemocratici guidati dal premier uscente, Sanna Marin.
A vincere le elezioni, anche se di misura, il centrodestra con il conservatore Petteri Orpo e la estrema destra capitanata dalla nazionalista Rijkka Purra.
“La democrazia ha parlato. Il popolo finlandese ha votato e una celebrazione della democrazia è sempre una cosa meravigliosa”, ha detto Sanna Marin riconoscendo la sconfitta.
Sono almeno due le ragioni della sconfitta dei socialdemocratici: l’aumento della spesa pubblica, sulla quale Sanna Marin ha incentrato l’attività del proprio governo in modo particolare durante la pandemia Covid 19 e l’inflazione elevata.
Le parole della premier uscente sono state oneste e schiette. Questo è il prezzo della Democrazia. Governa chi vince. Non esistono mezze misure, al massimo solo compromessi politici. E ora ai conservatori spetta il compito di formare un nuovo governo con la destra più estrema e nazionalista, pronta a ribaltare le politiche sociali ed economiche ma soprattutto ad una stretta anti-immigrazione e a far valere in Europa un approccio più rigorista e liberale.
Mentre sulla politica estera e il conflitto in Ucraina, la vittoria di Orpo e Purra non destano preoccupazioni, poiché hanno ribadito con forza il proprio sostegno a Kiev, formalizzando l’adesione alla NATO dopo anni di neutralità nei confronti della Russia, pericolose sono invece le posizioni di quello che sarà il neo governo finlandese quando dovranno essere discusse riforme importanti quali il Patto di Stabilità e Crescita.
Che l’Unione europea deve approvare entro il 2023. Prima, quindi, delle elezioni Europee 2024, ma soprattutto, prima che scada la sospensione del Patto voluta dall’UE per affrontare l’emergenza sanitaria.
LE RAGIONI DELLA SCONFITTA DEI SOCIAL DEMOCRATICI IN FINLANDIA
Nel corso del suo mandato Sanna Marin è stata molto apprezzata per la gestione della pandemia. Acclamata nei consessi europei per le sue opinioni progressiste, il deciso sostegno all’Ucraina e la campagna che ha portato la Finlandia all’ingresso nella NATO.
Nonostante questi importanti successi, i risultati del voto non si discostano molto dalle previsioni e dai sondaggi diffusi prima delle elezioni, che vedevano i tre partiti molto vicini tra loro.
Il debito pubblico finlandese ammonta attualmente al 73%. È uno dei più bassi dell’Unione europea e la metà di quello italiano. Ma prima dell’ascesa al potere di Marin era ancora più basso, di circa 10 punti.
I frugali finlandesi non hanno gradito comunque l’allargamento dei cordoni della borsa, così come hanno mal digerito il cedimento sul Next Generation Eu, il fondo anticrisi varato per aiutare i Paesi europei più in difficoltà come il nostro.
EUROPEE 2024, LA CAMPAGNA ELETTORALE AI NASTRI DI PARTENZA
A un anno dalle elezioni Europee 2024, non posso escludere che l’ascesa di formazioni politiche di destra, conservatrici e sovraniste a livello nazionale non si traduca in una ampia maggioranza di estrema destra, conservatrice e sovranista a livello europeo.
Con la conseguenza che verrà meno la «formula Ursula» – l’ampia coalizione parlamentare che per il momento tiene insieme popolari, socialdemocratici e liberali – nata per contenere il populismo, il sovranismo, il nazionalismo e l’estrema destra.
Come ho già raccontato nell’editoriale precedente, il Parlamento europeo intanto si è già trasformato in una sorta di “piattaforma” per fare campagna elettorale in vista dell’appuntamento con le Europee 2024.
Il rischio è che molte delle questioni che meritano ancora di essere discusse e affrontate in sede europea avranno difficoltà a essere gestite nella maniera più opportuna e soprattutto rapida.
TRA PATTO DI STABILITA’ E MIGRANTI, ANCORA MOLTI NODI DA AFFRONTARE
Nello scenario post pandemico, avevamo immaginato che si potesse finalmente ragionare attorno alla concreta realizzazione di una nuova governance politica ed economica. Che mettesse da parte gli egoismi nazionali e andasse verso una gestione comune delle principali criticità, così come aveva insegnato a fare la crisi Covid-19.
Con l’obiettivo di accelerare il percorso di integrazione europea. Il rafforzamento dell’asse dei paesi frugali, da sempre contrari ad abbandonare le vecchie regole di bilancio, potrebbe ostacolare le riforme più importanti e più urgenti per l’Unione europea: migranti, Patto di Stabilità e Crescita, governance.
Tale scenario mi porta ad aprire una riflessione sullo “stato di salute” della Sinistra italiana ed europea.
IL RUOLO DEL RIFORMISMO DI SINISTRA
All’indomani delle elezioni politiche 2022 e soprattutto con le Primarie del Partito Democratico, uscito pesantemente sconfitto dalla competizione elettorale, ho aderito all’area riformista della sinistra italiana convinta che per contenere l’avanzata del populismo, del sovranismo e dell’estrema destra è fondamentale adottare un approccio politico pragmatico e votato alla responsabilità di governo.
Un approccio quindi che sulle questioni nazionali ed europee che incidono sulla vita dei cittadini e delle cittadine, le imprese, le famiglie, l’ambiente e lo Stato sociale non sia puramente ideologico ma sempre pronto ad una alternativa concreta per rispondere ai problemi della collettività.
Che non rincorra né a parole né nei fatti l’estremismo di destra. Ma che si sappia distinguere con autorevolezza, credibilità, coerenza, pragmatismo e visione. Sono convinta che la sinistra abbia bisogno delle sue anime più importanti, quella moderata e riformista che può e deve convivere con l’anima più progressista e radicale ma per convergere verso un equilibrio stabile, per fare sintesi e costruire una identità capace di leggere e rispondere alla complessità del contesto attuale: nazionale, europeo e globale.
Iniziare da ora farebbe bene alla sinistra europea e italiana perché sarà importantissimo non perdere il treno delle elezioni 2024 per il futuro dell’UE.