Cari amici e care amiche,
Siamo giunti al termine di una campagna elettorale intensa, impegnativa e ricca. Ho superato anche l’ultimo miglio assieme alle persone che hanno scelto di sostenermi e portando sempre con me il ricordo dei militanti, simpatizzanti e attivisti incontrati nei territori, dentro e fuori i circoli del Partito Democratico.
Solo un paio di giorni fa, ho condiviso con voi l’emozione di questa maratona e la forza per coprire l’ultimo miglio che ci separa dai giorni del voto, l’8 e il 9 giugno. Ho investito risorse, energie e passione in questa campagna elettorale che sotto diversi punti di vista mi ha visto dialogare e confrontarmi con tutti e tutte nel Partito Democratico e soprattutto nella società civile. Là dove mi sono formata e a cui devo molto.
Sono stati 40 giorni senza pause, anche se la mia maratona è iniziata oltre un anno e mezzo fa quando ho fatto una scelta politica e personale importante aderendo con convinzione all’unico partito che ancora oggi conserva una struttura plurale e inclusiva di idee e proposte progressiste e riformiste e in cui lo spazio per il dialogo e il confronto non è mai venuto meno.
Credo che le Europee 2024 siano uno spartiacque. Esse segneranno una svolta. Svolta che potrà essere positiva oppure negativa. Positiva se le forze progressiste, riformiste e moderate conquisteranno un numero di seggi al Parlamento europeo che consentiranno loro di governare l’Unione europea con gli occhi puntati al futuro e alle grandi sfide che ci attendono nei prossimi anni: dal cambiamento climatico all’avvento del digitale con l’Intelligenza Artificiale. Negativa invece se a prevalere saranno i sovranismi e i nazionalismi che tramite la propaganda e la disinformazione vogliono far credere ai cittadini e alle cittadine che si possa mantenere sviluppo, benessere e progresso tornando al continente delle Nazioni.
Da convinta europeista quale sono che ha dedicato tanti anni al servizio di un progetto grandioso di pace e di sviluppo non posso che temere il peggio dinanzi alle destre italiane ed europee. Mentre noi del Partito Democratico abbiamo le idee chiare sull’Europa e vogliamo impegnarci come fatto anche negli anni scorsi per migliorare l’Europa e renderla più sociale, giusta e verde, le destre – da Fratelli d’Italia a Forza Italia, che pure sono alleati “naturali” al governo – non hanno né proposte né condividono una prospettiva di miglioramento dell’Unione europea.
Lo dimostrano non solo le due opposti “visioni” di Europa dei partiti della maggioranza di governo, ma anche e soprattutto il fatto che in campagna elettorale non hanno tirato fuori uno straccio di proposta limitandosi ad attacchi, fake news e persino pesanti gaffe istituzionali. Una dietro l’altra.
Come si può dunque affidare il proprio futuro nelle mani di partiti che non hanno le idee chiare su nulla? Contradditori, imbarazzanti, in affanno e litigiosi.
Prendiamo il caso della Lega di Matteo Salvini che non perde occasione per ripetere come un disco rotto lo slogan “Più Italia. Meno Europa” e abbraccia convintamente la linea delle destre europee più estremiste che immaginano, senza alcuna visione né sul presente né sul futuro, di poter riportare l’Europa al continente delle Nazioni, in cui ogni paese decide per sé.
Ripeto una visione anacronistica e folle che in questa fase storica ci impedirebbe di affrontare con lungimiranza e intelligenza le grandi sfide del nostro tempo: dalla crisi climatica all’impatto delle nuove tecnologie sull’economia e sulla società ma anche di superare i limiti oggettivi dell’attuale modello di mercato che hanno più penalizzato i lavoratori e le lavoratrici.
Non è da meno il partito di maggioranza relativa, Fratelli d’Italia, guidato da Giorgia Meloni – che mentre gioca a mascherarsi da moderata – in vista delle Europee decide di partecipare alla convention di Vox a Madrid sfoderando la narrazione dell’Europa matrigna, dell’Europa che va cambiata (anche se non si capisce come) e che si regge sulla istigazione all’odio, alla intolleranza, alla costruzione di muri e di barriere ai confini, all’ignoranza dei cambiamenti sociali, economici e ambientali in atto. Meloni infatti non poteva che limitarsi a parole estremiste, con le quali è stato facile ripercorrere i punti fondamentali condivisi dalle destre estremiste europee: dai migranti alla sicurezza. Dall’anti-globalismo al negazionismo climatico.
Solo con un’Europa progressista è possibile portare avanti quel percorso di miglioramento dell’Unione a cui nella legislatura che sta volgendo al termine ho dedicato tutto il mio lavoro. Per questo, nella campagna elettorale che si è appena chiusa ho scelto di portare solo temi europei. La mia agenda si apre con la realizzazione dell’Europa politica possibile solo avviando la riforma dei Trattati europei che è una tappa fondamentale e imprescindibile per costruire l’Europa del futuro: unita, sociale e federale.
Nel chiamare a raccolta tutti e tutte, anche chi è indeciso o pensa che astenersi sia la scelta migliore, ricordo che l’Europa resiliente capace anche di affrontare e risolvere gravi conflitti è la stessa che abbandona divisioni e frizioni interne per parlare con una sola voce abbracciando a parole e a fatti lo spirito di solidarietà, coraggio e intelligenza che contraddistinsero i padri fondatori dell’Unione europea.
Ricordatemi pure come la parlamentare europea del salario minimo europeo e delle battaglie sociali per i giovani, le donne, i poveri, gli anziani: per me non lasciare nessuno indietro – come dice sempre la segretaria Elly Schlein, non è uno slogan ma un faro che deve illuminare il percorso di miglioramento dell’Europa, al fine di mantenere al centro – e consolidare – lo Stato sociale. Fulcro di uno sviluppo inclusivo dinanzi alle trasformazioni del nostro Secolo e inizio e fine dell’affermazione finalmente di un modello economico al servizio della persona e dei territori.
Grazie!