Lo scorso 13 aprile ho partecipato ad un interessante incontro organizzato a Roma dalla Fondazione Giacomo Matteotti. L’evento, trasmesso in diretta via social, è stato l’occasione per discutere con gli ospiti presenti di integrazione europea e dei valori che sono alla base del processo di creazione dell’Europa e delle sue istituzioni.
INTEGRAZIONE EUROPEA
L’ideale di un’Europa che potesse superare divisioni identitarie tra le popolazioni dei vari paesi del continente, propria del movimento Europeista, si affaccia timidamente nei primi decenni del 900’ alla fine della Grande Guerra, per poi, a seguito della parentesi totalitarista, riaffermarsi con più vigore all’indomani del secondo conflitto mondiale.
La volontà di creare un continente non più diviso in tanti stati in lotta tra loro e la crisi dei nazionalismi, che avevano condotto a pagine cruente e luttuose della nostra storia, fanno maturare sempre di più l’idea di una Europa unita.
Il processo di integrazione europea, che passa attraverso la ratifica dei Trattati e la progressiva adesione di nuovi Stati, ha però nel corso del tempo subito numerosi momenti di stasi e si è accompagnato ad un sempre più crescente cinismo e ad un sempre più sottile consenso popolare.
In aggiunta a questo, l’integrazione europea si è sempre caratterizzata per un fervente dibattito circa il deficit democratico della sua struttura istituzionale. La sensazione di scollamento tra Istituzioni e cittadini è sicuramente tra le cause che hanno provocato alcune delle spinte euroscettiche a cui abbiamo assistito nel corso del tempo e negli ultimi anni, in modo particolare.
L’IMPORTANZA DI UNA FORMAZIONE SULLA UNIONE EUROPEA
La mia esperienza di europarlamentare mi ha permesso di riscontrare tuttavia anche un altro elemento che ritengo determinante nella formazione dello spirito europeo ed europeista. Ovvero la mancanza di una reale conoscenza, soprattutto da parte dei più giovani, dei processi che hanno portato alla creazione dell’Unione. Lo riscontro sistematicamente ogni volta che ho il piacere di ospitare gli studenti delle nostre scuole al Parlamento europeo. Ragazzi e ragazze, anche molto preparati e interessati a scoprire di più sull’Europa, che però non conoscono quasi nulla dei Trattati costituivi o delle funzioni svolte dalle Istituzioni europee.
Mi chiedo quindi perché non lavorare ad una revisione dei piani di studio delle scuole italiane ed europee, facendo rientrare lo studio dell’Unione europea tra gli ambiti dell’educazione civica. Sono del parere che la scuola e l’insegnamento possano fare molto per rafforzare il senso di appartenenza all’Europa e dare nuovo vigore ai suoi valori fondativi.
I CITTADINI CHIEDONO DI POTER PARTECIPARE DI PIU’
Circa un anno fa, in questo stesso periodo, stava per concludersi la Conferenza sul Futuro dell’Europa. Uno straordinario strumento di partecipazione e consultazione democratica che ha contribuito a rafforzare il legame tra l’opinione pubblica europea e le istituzioni, percepite spesso troppo distanti dalla gente. Da essa sono emersi importanti spunti di riflessione sul futuro dell’Europa che dovrà essere in grado di rispondere rapidamente ai cambiamenti, alle crisi e alle richieste dei nostri cittadini. E il primo e fondamentale passo non potrà che essere quello di riformare i Trattati europei e semplificare l’architettura istituzionale.
Gli ultimi dati disponibili ci dicono che il 52 per cento dei cittadini italiani pensa già che l’appartenenza all’Unione abbia comportato dei benefici. Ma si tratta di una percentuale ancora molto bassa se confrontata con quella di altri paesi membri (95% degli irlandesi, ad esempio). Soprattutto dobbiamo andare incontro alle richieste di cambiamento, in alcuni casi anche radicale, che provengono dall’82% dei cittadini fortemente euro-critici rispetto alle modalità di funzionamento attuali dell’Unione. Sono convinta che investendo su educazione e istruzione, e portando avanti riforme innovative e coraggiose, è possibile cancellare del tutto ogni traccia di euroscetticismo, e costruire un futuro migliore per l’Unione europea e le giovani generazioni.