Quanto contano per il Parlamento europeo le vite dei suoi lavoratori e dei suoi cittadini? Poco, molto poco. La dimostrazione tangibile l’abbiamo avuta l’11 giugno scorso, quando con 35 voti contrari, 15 astenuti e 5 favorevoli, la Commissione Occupazione e Affari sociali-EMPL ha affossato la risoluzione che proponeva l’inserimento del Covid-19 allo stesso livello del virus Ebola.
Abbiamo tutti ancora vivo il triste ricordo del lockdown e degli ospedali sovraffollati. Tutt’oggi contiamo a contare centinaia di migliaia di malati e di vite spezzate da questo nemico invisibile con il quale ci siamo dovuti battere ad armi impari.
Sembrava quindi ovvio pretendere livelli di protezione e sicurezza più alti sui luoghi di lavoro che rappresentano, tra l’altro, i punti dai quali è più probabile che si inneschino dei nuovi focolai. E infatti, pochi giorni fa, il 20 maggio, la totalità della Commissione EMPL aveva aspramente criticato la proposta della Commissione Europea di classificare il SARS-CoV2 al rischio 3 anzicchè 4, il livello di rischio più alto, di norma riservato a quei microrganismi potenzialmente mortali per l’uomo, che possono dare origine a gravi epidemie e pandemie.
A poche ore dal voto previsto in aula per l’11 giugno, però, qualcosa è cambiato. Gli europarlamentari dei gruppi S&D e Verdi hanno in fretta e furia ritirato la loro firma dalla risoluzione che loro stessi, insieme ai rappresentanti di GUE e del Movimento 5 Stelle in Commissione Occupazione, avevano scritto e presentato.
Un dietrofront inaccettabile che riduce la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini europei a merce di scambio politica, dal momento che l’evidenza oggettiva dei fatti e delle vittime lasciate sul campo dal Covid avrebbe indotto chiunque a votare a favore di una classificazione di rischio più alta.
Come questo sia stato possibile? Una bella domanda. Di certo in molti hanno ceduto alle pressioni delle lobby e delle grandi multinazionali che vedono nella salute e sicurezza sul lavoro un mero costo per le aziende.
Ciò che è assolutamente evidente è che a convincere gli eurodeputati di S&D e Verdi che il livello 3 è più che sufficiente per il Covid è bastata una dichiarazione politica della Commissione europea che però non è giuridicamente vincolante e nella sostanza non cambia la direttiva sugli agenti biologici.
I gruppi S&D e Verdi devono spiegare pubblicamente perché nel merito e nel metodo hanno cambiato idea prima del voto con una decisione presa fuori dal lavoro parlamentare, palesando una ingerenza della Commissione nelle scelte del Parlamento che rappresenta un segnale pericoloso e che potrebbe essere un precedente inquietante. Se la sfiducia dei cittadini verso il progetto europeo aumenta, lo si deve in primis a misure come queste avallate tacitamente da quelle forze politiche che a parole dicono una cosa ma nei fatti deludono tutti.
Ma la battaglia non finisce qui. A questo punto sarà ancora più importante capire quali saranno le linee guida che la Commissione darà agli Stati Membri, come conseguenza della conferma di questa classificazione. In particolare bisognerà evitare che dopo il dumping fiscale e il dumping salariale si legittimi un nuovo tipo di dumping in Europa: il dumping della sicurezza sul lavoro che potrebbe spingere le aziende a migrare in quei paesi dove il livello, e conseguentemente il costo, della protezione della salute dei lavoratori è più basso e i controlli meno stringenti.