Con 472 sì, 126 no e 83 astenuti il Parlamento europeo ha votato una relazione che riconosce il diritto alla disconnessione a tutti i lavoratori europei. Questo voto rappresenta un primo, fondamentale, passo in avanti verso una tutela reale del lavoro da remoto che, dall’inizio della pandemia, si è trasformato dall’essere una possibilità per pochi a una necessità per molti.
I lavoratori a distanza sono passati da un giorno all’altro dal 5% al 30% del totale e ciò è avvenuto in una condizione di completo vuoto legislativo a livello europeo e nazionale. Secondo Eurofound quasi il 30% dei lavoratori europei da remoto ha lavorato più delle ore previste dal contratto di lavoro. La conseguente compressione del tempo libero e di riposo ha portato a gravi ripercussioni nella gestione della vita familiare ma anche sullo stato di salute mentale di milioni di cittadini.
Riconoscendo il diritto alla disconnessione il Parlamento europeo dà una risposta forte ai cambiamenti nel mondo del lavoro e lo fa nel modo più coraggioso possibile: con una con una direttiva europea (Leggi qui). Noi auspichiamo che questa venga prevista e inserita nel ‘Piano di azione sul pilastro europeo dei diritti sociali’ che verrà presentato nel mese di Marzo dal Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. La Presidenza di turno portoghese del Consiglio europeo, iniziata il 1 Gennaio, può contribuire a dare un impulso alla Commissione, a cui spetta il compito di stilare una proposta legislativa. Sulle tematiche sociali il governo portoghese infatti in più occasioni ha dimostrato grande lungimiranza.
La pandemia ha cambiato profondamente il mondo del lavoro. Solo accelerando su questo provvedimento potremo scongiurare la diffusione di nuove forme di sfruttamento ed evitare che gli Stati membri procedano in modo sparso e parcellizzato nel riconoscimento di questo diritto. Il lavoro è un fattore comune del mercato interno e quindi necessita di regole europee.
Nel testo approvato dal Parlamento europeo si invitano i Paesi membri ad adottare le misure necessarie per aumentare i diritti dei lavoratori nella modalità smart working, anche attraverso accordi collettivi tra le parti sociali. Così facendo eviteremmo discriminazioni, abusi e licenziamenti da parte dei datori di lavoro.
Il Movimento 5 Stelle ha votato con convinzione contro l’emendamento che chiedeva di ritardare l’azione legislativa della Commissione di tre anni, tuttavia abbiamo sostenuto il testo nel voto finale perché è stato rafforzato anche grazie ai nostri emendamenti sul diritto dei lavoratori a ricevere informazioni chiare e adeguate sulle loro mansioni. Inoltre, grazie al nostro contributo è stata prevista una netta distinzione tra orario di lavoro e tempi di riposo.
L’era della digitalizzazione non può affermarsi con la nascita di nuove forme di dumping tra Paesi che violino i nuovi diritti fondamentali dei lavoratori. Siamo orgogliosi di questa Europa che cambia e che si interessa meno di finanza e banche e più di diritti e di lavoro. La Commissione europea adesso faccia presto, sui diritti dei cittadini i ritardi non sono ammessi.
Contenuto pubblicato il 28.01.2021 su https://brusselsmorning.com/