La digitalizzazione delle attività produttive genera opportunità ma anche rischi nuovi e diversi da quelli che abbiamo già conosciuto con l’automazione o la robotizzazione. Il legame tra digitalizzazione, intelligenza artificiale e lavoro diventa sempre più stringente e il mercato del lavoro si sta modificando radicalmente. Il Parlamento europeo, e la Commissione Occupazione e Affari Sociali, in particolare, si è fatto promotore della necessità di governare la rivoluzione digitale ed in particolare i fenomeni connessi all’Intelligenza Artificiale rispetto al lavoro.
Sono stata invitata a partecipare al 5° Workshop organizzato da We-Transform a Vienna lo scorso 13 e 14 giugno.
Il progetto We-Transform, finanziato con i fondi Horizon 2020, mira a creare un’agenda politica orientata all’azione, per prepararsi alla transizione verso la digitalizzazione e l’automazione e alla relativa trasformazione della forza lavoro nel settore dei trasporti. A tal fine, WE-TRANSFORM ha instaurato un dialogo efficace con tutte le parti coinvolte, compresi i lavoratori e i datori di lavoro, e ha sfruttato le conoscenze e le esperienze degli stakeholder per co-creare l’agenda politica.
IL GIUSTO E DIFFICILE EQUILIBRIO TRA MACCHINA E FATTORE UMANO
Uno degli aspetti su cui insisto spesso quando si parla di digitalizzazione e intelligenza artificiale è quello di riuscire a trovare un adeguato equilibrio tra uomo e macchina. Si tratta infatti di processi che hanno già un forte impatto sui lavoratori in moltissimi settori. Motivo per il quale abbiamo il dovere di tenere il passo ed evitare che si creino vuoti normativi, preludio di nuove disuguaglianze e mancate tutele. L’Unione europea si è fatta pioniera, anche a livello mondiale, di una regolamentazione approfondita dei processi di digitalizzazione.
Dobbiamo sostenere un approccio antropocentrico, in cui l’essere umano sia il creatore e, allo stesso tempo, il primo e unico beneficiario dei processi di evoluzione digitale. Ciò significa che il nostro obiettivo principale dovrebbe essere quello di lavorare su una legislazione adeguata ed efficace, partendo dal punto di vista etico e legale, prima che dagli aspetti economici.
In questo senso ho fatto mia la battaglia per la definizione al diritto alla disconnessione che non potrà che essere una pietra miliare del nuovo diritto del lavoro digitale che si evolve insieme ai nuovi modelli produttivi. Il diritto alla disconnessione è uno strumento fondamentale per riaffermare il diritto alla certezza dell’orario di lavoro giornaliero e la giusta alternanza dei tempi di lavoro e vita privata.
La mancanza del diritto alla disconnessione non solo influisce sulla salute fisica e mentale dei lavoratori, ma crea anche una concorrenza sleale tra le aziende dello stesso settore a seconda del loro grado di digitalizzazione nell’organizzazione del lavoro.
L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE
Sul fronte occupazionale, numerosi studi spesso si concentrano nel fare delle stime quantitative sul numero dei posti di lavoro che saranno generati o cancellati dall’intelligenza artificiale. Sono convinta che sotto questo profilo, purtroppo, non si hanno certezze. Calcolare il saldo dei posti di lavoro, sì, è importante, ma rischia di essere fuorviante rispetto all’obiettivo principale. Ossia quello di accompagnare una transizione epocale garantendo un’occupazione di qualità.
Occorre prendere atto che l’innovazione tecnologica corre a una velocità tale che ogni cittadino dovrà avere l’opportunità di essere costantemente aggiornato sui cambiamenti degli strumenti e sulle loro funzioni. A tal fine, l’istruzione diventa fondamentale, un corso di alfabetizzazione informatica non basta più; per cui tutta la didattica dovrà essere ripensata e rimodulata per ogni percorso di studio.
Per questo a livello europeo sono impegnata affinché si riconosca il diritto alla formazione permanente che prevede azioni di re-skilling e up-skilling al fine di cogliere le migliori opportunità offerte dalle transizioni digitali e verdi.
Le aziende hanno bisogno di personale qualificato adeguato per garantire la crescita, la produttività e l’innovazione a lungo termine. L’aggiornamento e la riqualificazione del personale attuale o dei disoccupati offre alla forza lavoro europea maggiori opportunità di essere a prova di futuro e garantisce un’ulteriore occupabilità. La formazione sulle competenze digitali e verdi dovrebbe quindi essere prioritaria nel breve e medio termine. Ciò consentirebbe di accelerare la doppia transizione e di far fronte alle attuali e future perturbazioni aziendali.