Il 5 aprile scorso, a Grosseto, ho partecipato all’evento “Lavoro dignitoso: dalla lotta al caporalato all’obiettivo di un salario minimo europeo”, promosso dai Giovani Democratici e dal PD locale.
Il grossetano è un territorio che, come molti altri in Italia, vive da vicino il fenomeno del caporalato, specialmente nel settore agricolo e agroalimentare. Di caporalato mi sono occupata molto al Parlamento europeo, contribuendo a migliorare la proposta di riforma della PAC 2021-2027 in termini di sostenibilità sociale.
Purtroppo, però, il caporalato è un fenomeno complesso e pervasivo e oggi possiamo affermare con certezza che l’assenza o la debolezza delle norme di protezione sociale e dei diritti del lavoro ha contribuito a far emergere sacche di sfruttamento in moltissimi settori, non solo, in quello agricolo.
Il caporalato è emerso, infatti, nell’inchiesta – ancora in corso – sul tragico incidente del cantiere di Esselunga a Firenze. Nelle innumerevoli denunce dei gig worker, o ancora, dei giovanissimi e dei giovani finanche under 40 costretti a un labirinto di tirocini, gratuiti o pagati talvolta con rimborsi spese ridicoli.
IL CAPORALATO MODERNO TRA DIGITALE E NUOVI DIRITTI DA TUTELARE
È sotto gli occhi di tutti che il mercato del lavoro sta cambiando. La componente digitale sta guadagnando sempre più spazio, permettendo grandi vantaggi ma aprendo anche a tutta una serie di vuoti normativi che permettono a nuove forme di sfruttamento di proliferare.
Stiamo parlando del cosiddetto “caporalato digitale”. I lavoratori della gig economy sono ormai tantissimi e offrono i servizi più vari. L’80% dei lavoratori e delle lavoratrici svolge l’attività tramite App come “attività principale”. Di quel mezzo milione, un terzo non ha un contratto!
Solo l’11% è inquadrato come dipendente. Nella maggior parte dei casi, non si può neanche dire che questi lavoratori e lavoratrici percepiscano veri e propri “stipendi”, perché si tratta nel migliore dei casi di paghe part-time, se non di somme “accessorie” che dovrebbero rifarsi a un secondo lavoro. Dunque, lavori precari e senza tutele.
GIOVANI E TIROCINI
Altra sfida imprescindibile del mercato del lavoro che sta cambiando molto rapidamente è quella di riuscire a coniugare formazione professionale e lavoro per sostenere l’impatto di cambiamenti epocali come la transizione verde e digitale. La messa al bando dei tirocini gratuiti è una distorsione da combattere senza se e senza ma.
Fonte di disuguaglianze inaccettabili e di nuove forme di ingiustizia sociale, i tirocini – nati come uno strumento utile per la formazione professionale dei giovani – sono diventati boomerang che consentono a centinaia di migliaia di datori di lavoro oggi, specialmente, nel nostro Paese di sfruttare e abusare dei lavoratori e delle lavoratrici, compresi quelli che aspirano a diventare professionisti (avvocati, giornalisti, architetti, ingegneri ecc).
Per potere cambiare il modello del lavoro attuale pieno di limiti e di insidie soprattutto per le nuove generazioni, è fondamentale partire dal livello europeo. Perché l’abuso dei tirocini che non formano ma servono solo a tagliare sul costo del lavoro, è un problema diffuso in tutta Europa.
ALWAYS ON E DIRITTO ALLA DISCONNESSIONE
Lo smart working, che durante il periodo più duro della pandemia ha permesso a milioni di persone di continuare la propria attività lavorativa, porta con sé tutta una serie di problematiche che il nuovo mercato del lavoro non può ignorare. Il vantaggio di poter lavorare da qualunque posto deve coniugarsi con l’esigenza di dedicare il giusto tempo alla vita off line. Da qui il bisogno di introdurre nel dibattito politico un altro nuovo diritto: quello alla disconnessione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) denunciano l’aumento di casi di burn out, stress correlato, disturbi di ansia, depressione tra i lavoratori e le lavoratrici. Tra le raccomandazioni fornite dalle due Organizzazioni per limitare le conseguenze negative del lavoro agile sulla salute dei lavoratori è stata indicata proprio la definizione di regole chiare sul diritto alla disconnessione.
Un mercato del lavoro “duale”- diviso tra chi timbra il cartellino e una volta finito l’orario d’ufficio può dedicare del tempo a sé stesso e alla propria famiglia e chi resta sempre connesso non è sostenibile.
COSA HA FATTO L’EUROPA
CAPORALATO E AGRICOLTURA
Durante questa legislatura mi sono battuta fino all’ultimo per l’introduzione di standard sul piano sociale e del rispetto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, con un lungo lavoro emendativo che ha permesso di far approvare nel 2020 la condizionalità sociale nella nuova Politica Agricola Comune 2021 – 2027, passata infatti per una manciata di voti al Parlamento europeo.
Nel 2023, due anni prima della data di attuazione obbligatoria prevista a livello europeo, l’Italia ha introdotto il principio della condizionalità sociale in concomitanza con l’entrata in vigore della nuova PAC.
Questo principio prevede che le aziende agricole che non rispettano i diritti dei lavoratori, violandone i diritti fondamentali, non garantendo una retribuzione adeguata né livelli minimi di salute e sicurezza sul lavoro, non potranno accedere ai fondi PAC e incorreranno in pesanti sanzioni amministrative.
CAPORALATO E APPALTI PUBBLICI
Il lavoro nero, irregolare e sottopagato è diffuso in ogni settore, in particolare negli appalti pubblici, complici i subappalti e le offerte al ribasso. A farne le spese sono sempre i lavoratori e le imprese che lavorano correttamente, minacciate da forme di concorrenza sleale alimentate dal dumping sociale e salariale.
In Commissione Affari sociali e Lavoro, abbiamo valorizzato quanto fatto in Commissione Agricoltura e mi sono attivata perché lo strumento della condizionalità sociale entri a far parte della riforma della direttiva appalti pubblici, stabilendo che qualunque azienda che percepisca un finanziamento pubblico, nazionale ed europeo, diretto ed indiretto, debba rispettare il diritto fondamentale del lavoro, garantire la corretta retribuzione dei lavoratori, nonché standard adeguati di salute sicurezza.
TIROCINI DI QUALITÀ
Appena qualche settimana fa, la Commissione europea ha pubblicato la propria proposta sui tirocini di qualità, nella quale è stata accolta la richiesta del Parlamento europeo di abolire quelli non retribuiti in tutta Europa. La legislatura è agli sgoccioli, la Commissione Occupazione e Affari Sociali non potrà vagliare il testo dell’esecutivo europeo.
Intanto, è stato mandato un segnale politico chiaro e preciso, grazie al nostro candidato alla Commissione europea, Nicolas Schmit, attuale Commissario Ue al Lavoro e ai Diritti sociali che assieme a tutti i progressisti europei crede nella costruzione di una Europa migliore e di un modello sociale di mercato, nel quale ogni strumento di disuguaglianza e iniquità deve essere superato.