Crisi alimentare e Ucraina, subito più risorse ai nostri agricoltori

crisi alimentare e ucraina

La crisi alimentare e le conseguenze del conflitto sulla produzione di grano e altri cereali in Ucraina continuano a destare preoccupazione. In primo luogo ci sono fattori da tenere d’occhio. Il primo riguarda l’inflazione che sta iniziando a rallentare per i beni energetici, mentre non accenna a diminuire per il cibo. Il secondo, la tenuta dell’accordo sul grano siglato tra Ucraina, Russia e ONU e che scadrà a metà marzo.

I prezzi delle materie prime alimentari restano ancora elevati a febbraio, nonostante la diminuzione del costo dei fertilizzanti. Dunque, complici la guerra, i mesi in cui il costo dell’energia è schizzato alle stelle e ora la siccità, dobbiamo ammettere che il settore agricolo sta attraversando una delle fasi più difficili.

SOS AGRICOLTURA

Prendiamo ad esempio il caso dell’Italia. Nel nostro Paese, dall’inizio dalla guerra ad oggi, si sono registrati aumenti del 170% per i concimi, del 90% per i mangimi animali, del 129% per il gasolio e fino al 500% dell’energia elettrica necessaria ad irrigare i campi.

Parte di questi aumenti ha avuto ricadute sui prezzi dei prodotti per i consumatori che si sono ritrovati a spendere nel 2022 2,6 miliardi di euro in più per mettere a tavola generi alimentari di prima necessità, come pane e pasta.

Il calo del costo del gas naturale e dell’elettricità non compensa i mesi in cui le aziende e gli agricoltori hanno prodotto in perdita. Riconosciamo che aziende e agricoltori, soprattutto italiani, sono molto resilienti e organizzati, e hanno dimostrato di sapere affrontare bene le crisi.

PAC, ORA PIU’ RISORSE PER IL SETTORE AGRICOLO

In media il livello generale dei prezzi in Europa resta elevato, ed è comunque un livello storico mai raggiunto prima. Tanto è vero che è la prima causa che ha giustificato l’intervento della Banca Centrale Europea con una politica monetaria di tipo restrittivo.

In un mio recente intervento in Plenaria, alla presenza del Commissario all’Agricoltura, Wojciechowski, ho riportato alla sua attenzione gli effetti negativi dell’inflazione sulla produzione di cibo in Europa, proponendo di sostenere il settore agricolo italiano ed europeo aumentando le risorse della Politica Agricola Comune per il 2024.

Gli stanziamenti necessari a colmare anche la svalutazione del budget originariamente fissato per la PAC a causa dell’aumento del livello generale dei prezzi devono risultare dalla revisione del Quadro finanziario pluriennale che dipende dal Parlamento europeo, evitando che i paesi membri si muovano in ordine sparso attraverso aiuti di Stato, magari, alterando la concorrenza nel mercato unico.

Proporre di revisionare gli obiettivi della Politica Agricola Comune in corsa, come suggerito dal Commissario per l’agricoltura, è una soluzione piuttosto debole che testimonia una comprensione del problema soltanto marginale e superficiale. Dobbiamo invece agire in fretta. Sfruttando appieno le risorse ricavate con la tassazione sulle quote di CO2 e altri gas serra prodotti dall’industria europea, come da me proposto al commissario polacco.

LO SFORZO EU E INTERNAZIONALE PER SOSTENERE GLI AGRICOLTORI UCRAINI

Il conflitto in atto tra Russia e Ucraina ci ha dimostrato quanto l’agricoltura sia un settore fondamentale per l’Europa. E quanto la tenuta dell’intero sistema dipenda in larga parte da materie prime che provengono proprio dalle zone ora in guerra. Naturalmente l’invasione russa ha messo anche gli agricoltori ucraini in una condizione molto difficile. Dall’inizio del conflitto già 1 agricoltore su 4 è stato costretto ad interrompere la propria attività.

L’UE ha già fornito un sostegno agricolo di emergenza tra marzo e maggio del 2022. Più di 6.000 famiglie hanno beneficiato di input agricoli, contanti, sementi di ortaggi e patate da semina per continuare la produzione alimentare per il consumo familiare. A questo si aggiunge il ruolo che l’UE sta svolgendo dal punto di vista logistico per l’esportazione dei prodotti ucraini verso UE e i paesi terzi per evitare carestie.

Ma l’Ucraina è uno Stato importante a livello mondiale per la produzione di grano e dei cereali. E abbiamo già visto come il ricatto russo del blocco navale per il trasporto di questi beni essenziali possa portare ad una crisi che rischia di affamare molte parti del mondo. L’accordo sui corridoi del grano è nuovamente in scadenza, e ancora nulla si è mosso a livello diplomatico per scongiurarne la fine.

UNA NUOVA STRATEGIA SUI FERTILIZZANTI

È evidente dunque che la situazione di incertezza e precarietà per il mondo agricolo continuerà fintanto che durerà il conflitto. Il compito dell’Unione europea è mettere in totale sicurezza il settore agricolo interno; fare di tutto per garantire gli approvvigionamenti da cui dipendono la nostra sicurezza e la nostra autonomia alimentare. Chiedendo sì uno sforzo straordinario ai nostri agricoltori e alle nostre aziende ma in cambio di risorse pubbliche che andranno redistribuite e allocate bene e subito.

Ecco anche perché, come vi racconto nell’articolo successivo, sostengo una nuova strategia sui fertilizzanti che consenta di aumentare la produzione agricola e anche di ridurre la dipendenza dalle importazioni russe e bielorusse. Una dipendenza infatti che ci è costata molto: perché l’Unione europea per non mettere in pericolo le filiere agricole europee è stata costretta a negoziare sanzioni contro la Russia che escludessero proprio il commercio e l’acquisto di fertilizzanti.