Sono convinta che sia importante garantire democrazia e partecipazione ai lavoratori e alle lavoratrici all’interno delle aziende. I Comitati Aziendali Europei (CAE) non sono una novità ma uno strumento ancora poco noto all’opinione pubblica e che ritengo fondamentale per evitare situazioni in cui i dipendenti vengano messi davanti al fatto compiuto, cioè a scelte aziendali che li riguardano direttamente – il caso dei licenziamenti collettivi, ma anche di operazioni di fusione, scissione, acquisizione etc etc – che possono danneggiare comunità e territori.
Al Parlamento europeo ho lavorato alla Direttiva Cae con l’obiettivo di migliorarne l’efficacia e fornire ai lavoratori e alle lavoratrici più diritti di partecipazione e decisione all’interno delle imprese, gruppi di imprese, e multinazionali per le quali lavorano.
Tutelare i lavoratori dalle decisioni aziendali
I Comitati Aziendali Europei sono fondamentali, soprattutto, nelle multinazionali e nelle grandi imprese che operano in due o più Stati europei o anche in Stati terzi. Non è raro, infatti, che proprio multinazionali o grandi aziende optino per una o più delocalizzazioni sulla base di decisioni però improvvise. Decisioni rispetto alle quali i lavoratori e le lavoratrici non hanno avuto modo di esprimere né la loro posizione né di tutelarsi adeguatamente.
Credo che con questa normativa europea sia possibile promuovere una maggiore partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici in azienda e un modello imprenditoriale e industriale positivo e democratico. Alla base dei comitati aziendali europei c’è il principio della codeterminazione. Il modello in cui i lavoratori e le lavoratrici partecipano in modo più attivo alle decisioni aziendali è quello tedesco, tra i più antichi in Europa e che affonda le sue radici all’indomani della Seconda Guerra Mondiale e che garantisce un funzionamento democratico sia dei collegi di sorveglianza dove dipendenti e sindacati esercitano un decisivo potere di informazione e di consultazione nonché il diritto di veto in decisioni per loro dannose quali localizzazioni all’estero, chiusure di impianti, fusioni e acquisizioni aziendali.
Cosa prevede la direttiva
La direttiva 2021/2005 INI sui Comitati aziendali europei potrebbe giocare un ruolo decisivo. In breve, il Cae è un organismo di rappresentanza. Istituito per lo scambio d’informazioni e la consultazione dei lavoratori all’interno delle imprese dislocate in due o più Stati e nei gruppi societari con una dimensione comunitaria.
I Cae infatti possono essere costituiti dalle aziende o da gruppi, i quali, presenti in più paesi europei, hanno più di mille dipendenti in almeno uno Stato Ue. E almeno 150 lavoratori in almeno due Paesi membri.
Al Parlamento europeo, sono al lavoro per apportare tutti i miglioramenti necessari al testo della direttiva. I Cae sono un ottimo strumento per ripristinare la democrazia sui luoghi di lavoro, dare spazio ai lavoratori non solo nel caso di una multinazionale che da un giorno a un altro decide di delocalizzare all’estero o in un altro Paese europeo ma anche quando la salute, la sicurezza o i più elementari diritti dei lavoratori sono messi a rischio da scelte aziendali unilaterali ed egoistiche.
Le mie proposte di miglioramento
Il voto sul testo di revisione della Direttiva, svoltosi lo scorso 30 novembre in Commissione Occupazione e Affari sociali, ha dato un esito che mi vede particolarmente soddisfatta dal momento che gli emendamenti da me presentati sono stati inseriti nei compromessi legislativi e approvati.
I Comitati aziendali infatti possono esprimere un parere su una determinata decisione aziendale e pretendere che il direttivo fornisca ai lavoratori e lavoratrici e ai sindacati coinvolti una motivazione dettagliata sulla decisione. Non solo. Tra le proposte di modifica e di miglioramento della direttiva Cae da me presentate ho chiesto anche di introdurre norme e procedure rafforzate, quali la introduzione del diritto di chiedere una ingiunzione preliminare davanti ai tribunali nazionali o dinanzi ad altre autorità competenti per ottenere la sospensione temporanea dell’attuazione delle decisioni aziendali fino a quando tutta la procedura prevista per informare e consultare il Cae non si chiude.
Il ruolo dei sindacati e sicurezza sul lavoro
I diritti di partecipazione, informazione e consultazione dei lavoratori svolgono un ruolo cruciale nel funzionamento di un’economia di mercato sociale, soprattutto in un contesto in cui le trasformazioni derivanti dalle transizioni verde e digitale saranno profonde.
I Cae quindi possono svolgere un ruolo cruciale per risolvere questioni transnazionali che coinvolgono anche centinaia di lavoratori e lavoratrici; contribuire a rafforzare i diritti del lavoro, infine, aumentare il coinvolgimento dei dipendenti in azienda e promuovere così una fiducia reciproca tra lavoratori e manager o direttivi aziendali.
Con la pandemia Covid 19, ad esempio, sono emerse tutta una serie di questioni delicate sulla salute e la sicurezza sul lavoro. Proprio i comitati aziendali hanno permesso alle parti sociali di svolgere un ruolo più incisivo nell’attenuare la diffusione e l’impatto dei contagi tra i lavoratori e le lavoratrici. In Italia, i Cae infatti sono diventati responsabili dell’attuazione del protocollo anti-Covid 19, di regimi di mantenimento del posto di lavoro o della messa a punto di nuove forme di organizzazione del lavoro in azienda.
Parità e di genere e sanzioni
Con l’obiettivo di migliorare la proposta di revisione dei Cae, ho insistito perché venisse garantita anche un’adeguata presenza e partecipazione femminile al loro interno. Perché questa direttiva forse poco nota eppure molto importante per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici sia davvero efficace deve reggersi su un sistema sanzionatorio che tenga conto della natura, della durata e della gravità dei comportamenti sanzionabili adottati dalle aziende ai danni dei dipendenti.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto. Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.