Coesione nell’UE, sviluppo dei territori e lotta alle disuguaglianze

coesione nell'UE

Con i fondi strutturali l’Unione europea mette a punto anche la politica di coesione sociale, economica e territoriale.

Nel 2021, il Parlamento ha adottato il pacchetto legislativo sulla coesione nell’UE dal valore complessivo di 373 miliardi di euro.

Pacchetto legislativo che è entrato in vigore il 1° luglio 2021.

Con il passare degli anni, la coesione nell’UE ha acquisito notevole importanza. La ragione principale è stato l’aumento delle disuguaglianze regionali emerse con l’allargamento dell’UE ai paesi dell’Est.

 

 

La politica di coesione nell’UE a livello sociale, economico e territoriale nasce nel 1975, con l’obiettivo di sanare gli squilibri tra gli Stati membri e le Regioni dell’UE. Quindi, con lo scopo principale di combattere l’arretratezza di alcune aree del Vecchio Continente.

Sono migliaia i progetti che riguardano la coesione nell’UE. Per allocare al meglio i fondi dedicati, tenendo conto del livello di sviluppo economico-sociale delle aree europee, la Commissione UE distingue in Regioni:

  • meno sviluppate;
  • in transizione;
  • più sviluppate.

 

Coesione nell’UE, programmazione delle risorse

Per il periodo 2021-2027, le risorse europee destinate alla coesione dell’UE ammonta a circa 373 miliardi di euro, legati al pacchetto legislativo approvato la scorsa estate, a cui va aggiunta la dotazione del fondo React-Eu. Parliamo di altri 47,5 miliardi di euro, per fornire sostanzialmente un supporto cospicuo alla ripresa post Covid.

Rispetto al periodo precedente 2014-2020, la politica di coesione sociale, territoriale ed economica resta uno dei capitoli di spesa più importanti del bilancio pluriennale europeo seguito dalla Politica Agricola Comune (PAC). La dotazione complessiva è stata di oltre 350 miliardi di euro, circa il 32,5 per cento del quadro finanziario pluriennale (QFP).

Già con la Strategia 2020, negli anni precedenti l’Unione europea ha assunto l’impegno di impiegare i fondi strutturali per la crescita sostenibile, intelligente e inclusiva. L’Italia ha ricevuto circa 32,2 miliardi di euro – il secondo Stato UE come beneficiario – nello stesso periodo. Proprio tra il 2014 e il 2020, il nostro Paese ha stretto un accordo di partenariato con la Commissione UE utilizzare i fondi in ambiti e con obiettivi specifici:

  • realizzazione di infrastrutture;
  • soluzioni occupazionali;
  • inclusione sociale;
  • miglioramento qualità delle pubbliche amministrazioni;
  • efficiente gestione delle risorse naturali.

 

Coesione nell’UE, sostenibilità, innovazione e promozione del Pilastro dei diritti sociali

Nel periodo 2021-2027, l’Unione europea ha potenziato le risorse da dedicare alla politica di coesione, complice anche la pandemia di Coronavirus.

Sono aumentati i tassi di co-finanziamento ovvero il contributo europeo a un determinato programma. E l’assunzione di responsabilità dei soggetti che utilizzano i fondi è stata incentivata utilizzando il criterio della qualità della spesa.

Tra il 40 e il 70 per cento dei finanziamenti messi a disposizione dall’UE per il 2021-2027 è destinato a realizzare la coesione territoriale, sociale ed economica del Vecchio continente.

I fondi strutturali o d’investimento (SIE) sono i principali strumenti finanziari di gestione della politica regionale europea.

Possono farne richiesta:

  • enti pubblici
  • organizzazioni private
  • università
  • associazioni
  • organizzazioni non profit e non governative
  • imprese straniere che abbiano almeno una filiale in Europa, naturalmente nella regione in cui si applica un programma dedicato.

Perché un progetto sia ammesso ai finanziamenti europei è necessario che siano soddisfatti tutti i criteri di selezione e tutte le priorità d’investimento contenute nel programma regionale.

L’autorità preposta alla gestione ha il potere di selezione, controllo e monitoraggio.

La gestione dei fondi europei dedicati alla politica di coesione è comune. E, generalmente, sono le pubbliche amministrazioni a decidere il progetto e ne sono le responsabili.

Quali sono i fondi strutturali?

I fondi strutturali offerti dall’UE per il periodo 2021-2027 sono cinque:

  • Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR).

Istituito nel 1975, il fondo è nato per correggere gli squilibri tra le Regioni europee, puntando molto sulla innovazione e la ricerca e sul sostegno alle piccole e medie imprese.

Mobilità, digitalizzazione, competitività, sostenibilità e sviluppo urbano. Sono queste le aree di intervento per migliorare e, ove necessario, potenziare la connessione tra le Regioni UE.

Per il 2021-2027, l’UE ha destinato circa l’8 per cento del FESR allo sviluppo urbano in chiave sostenibile e ai temi della cooperazione dell’Agenda Urbana UE, quali immigrazione, povertà, transizione energetica e qualità dell’aria.

Il co-finanziamento FESR cambia a seconda dello sviluppo della Regione. Ad esempio: per le Regioni meno sviluppate, il FESR può arrivare all’85 per cento. Per quelle in transizione: il 60 per cento. Infine, per le Regioni più sviluppate può raggiungere fino al 50 per cento.

Per il 2021-2027, l’UE ha dotato il FESR di oltre 200 miliardi di euro. Di cui otto miliardi di euro sono destinati alla cooperazione territoriale europea e 1,93 miliardi alle Regioni ultra periferiche.

 

Accelerazione sul Pilastro dei diritti sociali
  • Fondo sociale europeo (FSE).

Istituito nel 1957 con il Trattato di Roma serve a promuovere l’occupazione, a sostenere la mobilità dei lavoratori e l’inclusione sociale, l’istruzione, infine, l’efficienza dell’amministrazione pubblica.

I progetti finanziati con il FSE coinvolgono giovani, adulti e anziani. Diventerà FSE + con uno stanziamento pari a circa 87, 995 miliardi di euro per permettere a tutta l’UE di accelerare sull’attuazione del Pilastro dei diritti sociali.

Principalmente, creando nuovi posti di lavoro, contrastando la povertà e la mancanza di una fissa dimora.

  • Fondo di coesione (FC).

Nasce nel 1992 dal Trattato di Maastricht. Ed è destinato ai paesi europei che hanno un Prodotto interno lordo pro-capite inferiore al 90 per cento della media UE e non riguarda l’Italia.

Il FC sostiene gli investimenti nel campo dell’ambiente e delle reti trans europee; nel settore delle infrastrutture dedicate al trasporto (TEN-T). Per il periodo 2021-2027 ha una dotazione finanziaria di 42,556 miliardi di euro.

 

Lo sviluppo rurale
  • Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).

Legato all’attuazione del secondo pilastro della PAC, dedicato proprio allo sviluppo rurale, il FEASR ha lo scopo di migliorare la competitività del settore agricolo e di rendere sostenibile la gestione delle risorse naturali.

Possono accedere al fondo gli enti pubblici siti in una zona rurale, attraverso l’attuazione di programmi di sviluppo regionali o nazionali. Sono così co-finanziati dall’Unione europea.

A partire dal 2023, l’accesso al FEASR dipenderà dai Piani Nazionali Strategici della PAC. Per il periodo 2021-2027 la dotazione finanziaria ammonta in totale a 77,850 miliardi di euro.

 

Lo sviluppo costiero e della pesca a livello territoriale
  • Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP).

Per garantire maggiore coesione nell’UE, il FEAMP è stato dotato di 5,430 miliardi di euro.

Questo fondo è nato per sostenere i pescatori e più in generale le comunità costiere. E’ uno strumento importante nel processo di transizione ecologica e per la creazione di posti di lavoro in un settore che rischia di scomparire a livello territoriale. Il FEAMP è infine cruciale per migliorare la qualità della vita lungo le coste europee.

Per il 2021-2027, il nome sarà Fondo europeo per gli affari marittimi, pesca e acquacoltura (FEAMPA).

 

La transizione (green) giusta

Per il periodo 2021-2027, la dotazione finanziaria ammonta a 17,5 miliardi di euro, di cui 7,5 miliardi provengono dal bilancio pluriennale europeo e 10 miliardi dal Next Generation Eu.

Il fondo è uno strumento chiave di attuazione del Green Deal.

Ed è stato ideato per ridurre i costi socio-economici della transizione ecologica ed energetica per i settori industriali più “colpiti”. E per le Regioni meno sviluppate.

Per questo fondo, infatti, il tasso di co-finanziamento è pari all’85 per cento, mentre per quelle in transizione è dell’70 per cento. Per le Regioni più sviluppate si ferma al 50 per cento.

 

Il React-Eu

Il React-Eu chiude questa panoramica sui fondi europei per garantire la coesione nell’UE a livello sociale, territoriale ed economico.

Per il periodo 2021-2027, questo fondo è stato dotato di 47,5 miliardi di euro, risorse provenienti esclusivamente dal Next Generation Eu e non anche dal bilancio pluriennale europeo.

Adottato il 23 dicembre 2020, nel pieno della prima ondata pandemica, il React-Eu è uno dei principali strumenti di stimolo assieme al Next Generation Eu.

Le risorse di questo fondo sono destinati ai programmi che promuovono delle risposte alla crisi oppure che consistono in investimenti volti alla ripresa verde e digitale dell’economia.

Le risorse del React-Eu vengono distribuite agli Stati membri tenendo conto di due criteri tassativi:

  • calo del Prodotto interno lordo (Pil nazionale);
  • aumento del tasso di disoccupazione.

Per il 2021-2022, i soldi europei del React-Eu vengono distribuiti ai paesi membri, da ripartire tra i programmi già esistenti, molti dei quali citati sopra:

L’UE incoraggia l’utilizzo di questo fondo perché non è previsto un co-finanziamento.

L’Unione europea mette a disposizione le risorse, offrendo assistenza, quando necessario, al cento per cento.

Gli Stati membri possono spendere lo stanziamento europeo in qualsiasi Regione.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.