La siccità e, più in generale, un clima che dà luogo sempre più spesso a fenomeni metereologici estremi, ci stanno dimostrando che la transizione energetica non è più rinviabile. Allo stesso modo, la guerra in Ucraina e le sue ricadute sul costo delle materie prime energetiche hanno fatto emergere l’urgenza di trovare alternative valide e sostenibili alle fonti fossili.
IL PESO DI INFLAZIONE SULLA TRANSIZIONE VERDE
In questo anno e mezzo di guerra, poi, tutti e 19 i paesi dell’eurozona hanno dovuto fare i conti con un’inflazione che ha raggiunto il livello più alto dalla creazione della moneta unica: 10,9% a fronte di un 3,4% dello scorso anno. In Italia, gli ultimi dati riportati dall’Istat, danno il tasso di inflazione al 9,2%. L’insieme di questi fattori sta rendendo sempre più alto il costo sociale, occupazionale e naturalmente ambientale dei ritardi dell’azione a favore del clima accumulati negli anni.
A pagarne le conseguenze più pesanti sono i soggetti più fragili della nostra società, povertà e disuguaglianze aumentano e rischiano di diventare insostenibili. Oggi, ad esempio, 55 milioni di cittadini europei, più di uno su 10, non riescono a pagare le bollette. Sappiamo però che molti degli interventi necessari per realizzare la transizione verde hanno spesso dei costi notevoli che impatterebbero notevolmente sui bilanci di famiglie e imprese, soprattutto quelle di dimensione medio-piccole, già fortemente provate dall’inflazione di questo periodo.
L’IMPEGNO DELL’EUROPA PER UNA TRANSIZIONE EQUA
Per questi motivi sono da sempre convinta che, se una transizione verde ci deve essere, abbiamo bisogno di strumenti efficaci perché sia accessibile a tutti e non lasci indietro nessuno. Ho sostenuto convintamente la direttiva case green il cui testo garantisce sufficiente flessibilità nel raggiungimento degli obiettivi di ammodernamento del patrimonio immobiliare nell’ottica di un adeguato efficientamento energetico, indispensabile per contenere, ridurre e quindi tagliare le emissioni di gas serra.
La riconversione sarà accompagnata grazie anche allo strumento chiave del fondo sociale per il clima. Nel corso dell’ultima Plenaria del Parlamento europeo sono intervenuta in aula, ribadendone l’importanza per i cittadini e le imprese europee.
Ascoltate qui:
IL FONDO SOCIALE PER IL CLIMA
Questo strumento nasce con l’obiettivo di garantire una transizione climatica equa e socialmente inclusiva. Come componente della Commissione Occupazione e Affari Sociali, ho seguito da vicino i lavori su questo testo che ho contribuito a migliorare presentando diversi emendamenti.
Il fondo sociale per il clima è uno strumento assolutamente necessario per quelle famiglie che non hanno mezzi sufficienti per rendere più sostenibili energeticamente le loro abitazioni; ma anche per le piccole aziende che non riescono a ridurre le emissioni nei trasporti su strada e nell’edilizia e che hanno bisogno di essere accompagnate con politiche e strumenti mirati. Nello specifico il fondo, che entrerà in vigore nel periodo 2026-2032, sarà finanziato principalmente dalle entrate generate dal nuovo sistema di scambio di quote di emissioni di gas serra fino a un importo massimo di 65 miliardi di euro, da integrare con contributi nazionali.
Gli Stati membri quindi potranno finanziare, grazie a queste risorse proprie dell’Unione europea, misure e investimenti a sostegno delle famiglie, delle micro-imprese e dei cittadini vulnerabili, per far fronte ai costi necessari alla transizione verde. L’Europa sta facendo la sua parte, mettendo a disposizione tutti gli strumenti perché le grandi sfide che ci attendono siano sostenibili a 360°, ovvero dal punto di vista economico, sociale e ambientale.
LA POLITICA DEI ‘NO’ DEL GOVERNO
L’Italia non può sottrarsi o annacquare gli impegni assunti sulla transizione energetica ed ecologica. Per questo motivo, fatico ancora a comprendere l’approccio del governo Meloni e delle destre. Un approccio anacronistico e ideologico. Ricorderete come, nei mesi scorsi, il governo italiano abbia fatto di tutto pur di impedire l’approvazione definitiva della legge europea “case green”. Un’azione che ha rischiato di far perdere al nostro Paese la credibilità necessaria nella lotta alla crisi climatica, i cui impatti negativi sono già evidenti sulla nostra economia e la nostra quotidianità.
Il cambiamento climatico è un problema reale, rispetto al quale non si può tergiversare e deve essere trattato come un pericolo imminente e senza precedenti per i nostri territori. E sono convinta che i privati vanno accompagnati e sostenuti in questo lungo ma indispensabile percorso.