Per soddisfare la crescente domanda di cibo da parte della popolazione umana, la carne sintetica viene presentata dai suoi sostenitori come una buona alternativa.
Soprattutto quando, in prospettiva, i consumatori tendono a volere essere più responsabili delle loro scelte alimentari senza volere modificare le abitudini.
La carne sintetica fa sempre più gola alle multinazionali del biotech alla caccia di fondi per portare avanti ricerche e sperimentazioni in nome della sostenibilità.
La mia interrogazione alla Commissione UE
La Commissione europea ha scelto di dare il via libera al finanziamento di due milioni di euro a favore di due multinazionali olandesi. Le risorse parte del fondo React Eu, incluso nel Next Generation Eu, sono finite così nelle mani della Nutreco e della Mosa Meat, impegnate nella produzione di carne in laboratorio da cellule in vitro.
Questa decisione ha destato preoccupazione tra i consumatori, i produttori agricoli e gli allevatori che si stanno avviando verso percorsi di sostenibilità e di riduzione della CO2.
Ho quindi presentato un’interrogazione alla Commissione europea affinché fornisca una risposta su tre questioni fondamentali.
La interrogazione ha carattere prioritario. La Commissione ha l’obbligo di rispondere entro tre settimane dal giorno in cui ha ricevuto le nostre domande.
Bruxelles dovrà spiegare:
- Su quali studi e/o valutazioni di impatto ha concesso il finanziamento, parte del programma React Eu, fondo destinato a sostenere la risposta dei Paesi alla crisi Covid-19;
- Quale sarà la posizione della Commissione sulla produzione di carne in vitro nel quadro della Politica agricola comune 2021-2027 e del Green New Deal.
- Come questo tipo di produzione potrà proteggere la produzione biologica, i cibi di qualità e a denominazione di origine e la filiera della carne in Europa.
Il cibo artificiale non può essere la soluzione per affrontare le sfide del futuro
Nel 2008 la Food and Agricolture Organization (FAO) aveva previsto che nel 2050 il mondo avrebbe avuto bisogno del 70% in più di cibo per soddisfare la domanda da parte della popolazione.
Si tratta di un enorme sfida dal momento che abbiamo a disposizione risorse limitate e i terreni coltivabili rischiano di scarseggiare nei prossimi anni.
Ciononostante sono convinta che la carne in provetta non possa costituire il futuro dell’alimentazione a livello nazionale, europeo e mondiale.
L’innovazione, anche in agricoltura, sarà fondamentale per affrontare le sfide che ci aspettano. Ma non possiamo permettere che la produzione di cibo sintetico metta in pericolo il modello agricolo italiano ed europeo.
Dobbiamo piuttosto sapere usare le nuove tecnologie per aumentare la sostenibilità ambientale e sociale delle produzioni agroalimentari, senza rinunciare a produrre cibo in modo naturale.
Perderemmo il senso della qualità del cibo e sarebbe impossibile mantenere traccia dei prodotti.
Inoltre, si creerebbe un danno economico enorme a migliaia di aziende del settore con la perdita di posti di lavoro.
L’allevamento tradizionale dà un forte contributo alla tutela della biodiversità, del paesaggio, delle tradizioni e della cultura dei territori.
La controversa decisione della Commissione UE
Proprio per questo è allarmante che le risorse messe a disposizione dall’Europa per la ripresa dei Paesi dal Covid-19 siano state dirottate verso aziende che programmano di creare una nuove fonte di business.
Bruxelles sembra abbia scelto di dare un tacito assenso alla ricerca e allo sviluppo della carne sintetica, sebbene non ci sia mai stato alcun riferimento o richiamo a questo settore in importanti testi legislativi: la Politica Agricola Comune e il Green New Deal.
Inoltre, sottolineo che sulla vicenda il paradosso è duplice. Perché l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) non ha mai analizzato la carne sintetica per verificarne la tossicologicità sull’uomo nel lungo periodo.
Nel settore agricolo l’Europa applica da sempre il principio di precauzione. Davvero ambigua la scelta della Commissione di finanziare le due multinazionali.
Il rischio delle disuguaglianze alimentari
Un aspetto tutt’altro che marginale legato alla carne sintetica riguarda i costi di produzione. Il primo hamburger in vitro è stato realizzato nel 2013. Costo totale: $ 300.000.
Nel corso degli anni, le start-up della biotech sono riuscite ad abbassare i costi di produzione e la Mosa Meat afferma che entro il 2021 un hamburger di carne in vitro potrebbe costare ai consumatori appena 9 dollari.
Tuttavia, resta il fatto che nove dollari è un prezzo molto elevato per un bene di consumo come la carne, che rischia di generare disuguaglianze alimentari e un ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo della Fame Zero.
Tra i consumatori grande scetticismo sulla carne sintetica
D’altra parte, gli stessi consumatori non sono poi così propensi a sostituire la carne ottenuta dall’allevamento naturale con quella prodotta artificialmente.
In Italia, ad esempio, la carne è un alimento molto importante: il 69% la mangia più volte a settimana.
Se si parla di carne artificiale però più di 1 persona su 3 pensa che sia più rischiosa per la salute (35%) rispetto alla carne animale e che avrà conseguenze negative impreviste sulla nostra salute.
E dobbiamo tenere conto che gli italiani sono da anni molto attenti sulla qualità della carne da allevamento. Un sondaggio del 2018 condotto da Ixe per conto di Coldiretti mostra come il 45% degli italiani privilegia quella proveniente da allevamenti italiani, il 29% sceglie carni locali e il 20% quella con marchio Dop, Igp o con altre certificazioni di origine.
La domanda di qualità e di garanzia dell’origine ha portato a recuperare l’allevamento delle razze storiche italiane che, dopo aver rischiato l’estinzione, sono tornate a ripopolare le campagne dagli Appennini alle Alpi. Un patrimonio prezioso, più di ogni altro business, che abbiamo il dovere di tutelare.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
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