Nei 27 Stati membri dell’Unione europea si stima che un uomo su due e una donna su tre svilupperanno un tumore nel corso della propria vita.
Gli ultimi dati disponibili dicono che nel 2020 ci sono stati 2,7 milioni di casi cancro nell’Unione. E 1,3 milioni di persone, tra cui due mila giovani, hanno perso la vita a causa di questa malattia.
La previsione per i prossimi anni, se non si interverrà rapidamente per invertire la tendenza, è quella di un aumento dei casi del 24 per cento entro il 2035.
Cancer Plan, l’UE rafforza lotta e prevenzione contro il cancro
Sappiamo però che quasi il 40 per cento dei casi di cancro può essere prevenuto.
Ed è per questo che la Commissione europea ha istituito il Piano europeo di lotta al cancro o European Cancer Plan.
Il Piano europeo per la lotta al cancro può contare sia sul finanziamento stanziato dall’Ue di quattro miliardi di euro sia su altri fondi: dall’EU4Health ai programmi Horizon Europe e Digital Europe, passando per i Recovery Plan dei singoli Stati.
Lo scopo del Cancer plan è migliorare la prevenzione, la diagnosi precoce, la cura e la qualità di vita di pazienti ed ex pazienti.
Le linee guida che sono state votate il 15 febbraio scorso dall’Eurocamera sono state scritte dalla Special Committee on Beating Cancer (Beca).
Cancer Plan, no alla gogna per il vino
L’impegno della Commissione europea di voler tutelare la salute dei cittadini ha però rischiato di trasformarsi in una campagna di criminalizzazione di alcuni prodotti alimentari e bevande, in particolare il vino, erroneamente considerati nocivi per la salute anche in assenza di un consumo eccessivo.
Nel Cancer Plan presentato dalla Commissione era stato stabilito che il consumo moderato e minimo di alcol fosse pericoloso per la salute.
Un approccio che ho subito considerato eccessivo, rigido e miope.
Se è vero che non esiste un livello di consumo di alcol privo di rischi per la salute è altrettanto certo che vi è una netta differenza tra consumo e abuso.
La Plenaria ha approvato gli emendamenti che chiedevano di escludere la richiesta della Commissione UE di apporre avvertenze sanitarie come quelle che si leggono sui pacchetti di sigarette.
Alla fine, ha prevalso il buon senso e la linea italiana. Abbiamo messo al sicuro la filiera vinicola del nostro Paese e di tutta l’Unione europea.
Il vino è una eccellenza dall’inestimabile valore economico, culturale e storico.
Solo in Italia, il settore vinicolo produce un fatturato che vale 12 miliardi di euro, dei quali 7,1 miliardi di export e con 1,3 milioni di persone occupate.
Il valore della dieta mediterranea
Sono dell’avviso che l’equilibrio nutrizionale vada ricercato attraverso il giusto bilanciamento tra cibi diversi consumati nella dieta giornaliera. E non condannando uno specifico prodotto.
L’idea di etichettare il vino come una bevanda pericolosa per la salute mette a rischio il grande patrimonio costituito dallo stile di vita incentrato sulla Dieta mediterranea.
Essa è il frutto di un lavoro quotidiano di milioni di agricoltori che ogni giorno si prendono cura dei prodotti lungo tutta la filiera, contribuendo anche a proteggere i territori e la biodiversità.
Nel mio lavoro al Parlamento europeo mi sono da sempre opposta a sistemi di etichettatura fuorvianti e dannosi per i consumatori e i prodotti stessi.
Mi sono battuta per impedire che nel testo finale della Strategia Farm to Fork – Dal campo alla tavola – rimanesse un riferimento esplicito al Nutriscore. E l’ho fatto, per proteggere il made in Italy dalla concorrenza dei prodotti agroalimentari delle multinazionali.
Il primo voto contrario al Nutriscore
Il voto dell’Eurocamera sul Cancer Plan testimonia per la prima volta la contrarietà a sistemi come l’etichetta a semaforo, che assegna a ogni alimento un colore (Verde=Ok, Rosso=Stop) in relazione al livello di grassi, zuccheri, sale o alcol presenti.
Il Nutriscore è una semplificazione eccessiva. E un enorme favore alle multinazionali.
Per evitare che il cibo sano venga scambiato con quello industriale, l’Italia ha proposto sin dall’inizio una sua alternativa al Nutriscore.
Parliamo della etichettatura cosiddetta “a batteria”- Nutrinform. Questo sistema è uno strumento che può effettivamente aumentare le conoscenze nutrizionali sul prodotto e favorire scelte più consapevoli da parte dei consumatori e comportamenti più responsabili da parte dei produttori.
Il Nutrinform è basato su dati oggettivi, tesi a misurare il valore nutrizionale della dieta complessiva piuttosto che di singole categorie di alimenti.
Il nostro Paese ha 841 prodotti DOP e IGP, 16,6 miliardi di euro di valore della produzione. Una filiera preziosa che dà lavoro a 200mila operatori.
Non possiamo mai, in nessun caso, permettere che si metta in discussione o si penalizzi la nostra tradizione agroalimentare avallando visioni estreme come quella proposta dalla Commissione.
O un sistema di etichettatura che non dà informazioni ma che vuole solo condizionare il mercato.
Il mio impegno continua perché l’Unione europea arrivi ad adottare un sistema di etichettatura armonizzato e concretamente informativo. Comprensibile per i consumatori e basato su studi scientifici validi ed indipendenti.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti.
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