La blockchain ci offre l’opportunità di certificare una transazione o un’informazione, con la certezza che questi dati non possano essere modificati da terzi, rappresentando uno strumento fondamentale per garantire l’affidabilità di beni e servizi, a patto che siamo in grado di garantire contestualmente anche la qualità delle informazioni. “L’impatto della Blockchain sulla impresa: Web3 e Internet di valore” è il titolo del convegno che ho organizzato e promosso lo scorso 14 novembre al Parlamento europeo.
Un evento importante che ha consentito di affrontare, insieme al Politecnico di Milano e all’Osservatorio sulla Blockchain, molti degli aspetti più controversi che riguardano l’utilizzo di questa importante tecnologia.
DEFINIRE NUOVI DIRITTI DIGITALI
La transizione digitale sta cambiando profondamente il nostro modo di produrre, lavorare, consumare e vivere.
In questi anni, in qualità di deputata al Parlamento europeo, mi sono impegnata nella definizione dei nuovi diritti digitali nell’economia e nel lavoro.
Penso al diritto alla disconnessione, così come alla regolamentazione dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi, che in modo opaco, sempre più spesso, diventano arbitri delle nostre vite, trasformandosi in capi del personale che decidono tutto nella vita di un lavoratore e indirizzando le nostre scelte come consumatori e come cittadini, dal prodotto da acquistare fino al partito da votare.
È in questo contesto che l’Unione europea per prima si è posta l’obiettivo di governare la transizione digitale sulla base di un approccio antropocentrico, secondo il quale l’essere umano è l’unico soggetto ispiratore e beneficiario della transizione digitale.
L’intelligenza artificiale, ad esempio, è una grande opportunità ma, come dico sempre, serve trasparenza e senso di responsabilità per evitare nuove e dannose discriminazioni e il rischio poi di una vera e propria sostituzione uomo-macchina, specie in ambiti, come quello artistico e culturale, in cui la creatività umana è un plus irrinunciabile. La creazione di un quadro normativo di diritti e doveri del mondo digitale è fondamentale sia per le nostre economie sia per la tenuta delle nostre democrazie.
COS’È E COME FUNZIONA LA BLOCKCHAIN
La blockchain, nell’ambito del vasto processo di transizione digitale, rappresenta un aspetto chiave.
Grazie al suo funzionamento a blocchi di dati, la blockchain ci offre l’opportunità di certificare una transazione o un’informazione, con la certezza che questi dati non possano essere modificati da terzi, rappresentando uno strumento fondamentale per garantire l’affidabilità di beni e servizi, a patto che siamo in grado di garantire contestualmente anche la qualità delle informazioni.
Durante questo mandato mi sono più volte occupata della blockchain nel quadro della certificazione e tracciabilità delle filiere produttive, principalmente nel settore agroalimentare, ma anche nel quadro della più vasta tutela e promozione del made in Italy.
QUALI ASPETTI OCCORRE NORMARE
In particolare, è indispensabile identificare con certezza chi inserisce le informazioni nel sistema, altrimenti nessuno è responsabile ed ogni contenuto sarebbe ripudiabile e non affidabile.
È evidente: la blockchain e le nuove infrastrutture digitali non incideranno solo sulle tecnologie informatiche, ma rappresenteranno un dirompente strumento di innovazione sociale.
E solo l’Unione europea, in virtù di un sistema radicato di dialogo strutturato tra istituzioni, imprese e società civile organizzata, può ambire all’obiettivo di assicurare che le nuove tecnologie offrano benessere a tutti, incluse le aziende tradizionali e le PMI, e non solo alla nuova “élite dell’economia digitale”.
In questo contesto il nuovo pacchetto “Eidas2”, il cui negoziato interistituzionale si è concluso nella scorsa settimana, può rappresentare un momento di svolta, in quanto è chiamato a garantire che i nuovi diritti digitali, a partire dall’identità digitale, siano gratuiti e accessibili a tutti i cittadini europei.
Al contempo, è fondamentale creare un ecosistema digitale europeo affidabile e solido in cui anche le imprese fornitrici possano avere accesso a un giusto guadagno, alimentando un circuito virtuoso che porti beneficio e valore aggiunto all’intera collettività e alle nostre economie. Solo in questo modo potremo porre le basi per una reale sovranità digitale.
INCLUSIONE E TRASPARENZA PER L’INTERNET DEL FUTURO
È anche in questo nuovo contesto, capace di offrire regole e certezze, che misureremo l’effettiva capacità di funzionamento del WEB3, andando oltre il mercato delle criptovalute, plasmando una nuova forma di internet, più equo e inclusivo, basato sui principi della trasparenza e della decentralizzazione, restituendo ai cittadini e alle imprese il possesso dei loro dati e riducendo il potere delle grandi piattaforme digitali.
Ritengo che nel prossimo futuro i rapporti geopolitici globali saranno definiti anche dalla capacità di governare processi complessi come la rivoluzione digitale, e questo impegno deve vedere il contributo attivo e consapevole di tutti noi, decisori politici, imprese, cittadini.
Questo processo non si tradurrà in una sola legge, ma in una serie di misure che, in modo coerente, dovranno integrarsi l’un l’altra definendo il nostro vivere individuale e collettivo nella dimensione digitale, ma tenendo conto anche delle sensibili conseguenze che queste avranno nella nostra vita quotidiana.