Arvedi mantenga gli impegni ambientali promessi. Subito piano di rilancio

Lo scorso 14 ottobre sono tornata a Terni per fare il punto sul polo siderurgico Acciai Speciali (AST). Su ciò che è stato fatto, e soprattutto, su ciò che resta ancora da fare per il rilancio economico dell’acciaieria ternana, e naturalmente, per affrontare la questione ambientale, ancora irrisolta. I due altoforni elettrici, infatti, non bastano. Occorre un piano complessivo di ristrutturazione e conversione del polo siderurgico in chiave sostenibile così come promesso dalla proprietà, Arvedi. Dopo un anno e mezzo dall’annuncio, il piano di rilancio di AST è stato presentato soltanto in occasione dell’incontro in Regione, tenutosi il 26 ottobre scorso, con i sindacati, il sindaco di Terni, Bandecchi, e della governatrice Tesei.

Non è stata invece coinvolta Federmanager, interlocutrice privilegiata su AST e quel delicato passaggio di proprietà da Thyssenkrupp ad Arvedi, di cui mi sono occupata a lungo come eurodeputata. In occasione del mio intervento all’assemblea di Federmanager, ho colto l’occasione per invitare Arvedi a farsi avanti e a mantenere gli impegni assunti sui nodi ambientali e occupazionali che riguardano il polo siderurgico di Terni.

AST, AL FIANCO DEL TERRITORIO PER IL RILANCIO

L’invito a partecipare a questo importante incontro si lega al mio forte impegno sulla questione della cessione di AST da parte di Thyssenkrupp. Cessione che ho seguito sin dall’inizio di questa Legislatura europea, portandola all’attenzione delle Istituzioni Ue e nazionali.

Ho condiviso le preoccupazioni sulla implementazione degli impegni europei di riduzione delle emissioni di gas serra e soprattutto l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) da parte del governo Meloni, fondamentale per realizzare la transizione energetica, e che è stato oggetto di una profonda revisione. In particolare, la fetta di investimenti destinati alla riconversione green dell’industria «hard to abate» e delle infrastrutture del Paese. Sulla revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza proposta dal governo Meloni ho già scritto nei numeri precedenti.

La vicenda AST ARVEDI però è la prova plastica di quanto l’attuazione rapida ed efficiente del PNRR sia vitale per la nostra industria e le nostre imprese per riuscire a rispettare gli ambiziosi obiettivi del Green Deal, ma anche, per dare ossigeno alla comunità di Terni e al lavoro.

Fallire non è ammesso per il bene di Terni e dei nostri territori.

Sono perciò al fianco di Federmanager, non solo, perché è con loro che mi sono interfacciata e confrontata negli anni scorsi per fornire delle soluzioni adeguate al futuro del polo siderurgico ternano, condividendo sempre dubbi e preoccupazioni legittimi; ma anche, perché condivido la grande attenzione che dedicano alla gestione di AST sia sul piano occupazionale sia sul piano ambientale, visto il valore strategico delle Acciaierie Speciali, che rappresentano, ancora oggi a distanza di 140, una delle eccellenze manifatturiere made in Italy.

Anche in questa nuova fase, consapevole che la responsabilità del futuro di AST è nelle mani della nuova proprietà, della Regione e del governo, sono pronta a fare da “ponte” tra il territorio e l’Unione europea.

COSA STA FACENDO L’EUROPA?

Ho trovato piuttosto incomprensibile il ritardo con cui Arvedi ha presentato il piano di rilancio del polo siderurgico e la lentezza con cui ha reagito la Regione Umbria. Le risorse per accelerare la transizione energetica del polo siderurgico, da cui dipende una intera comunità e la qualità della vita dei cittadini e delle cittadine è ora agevolata dai nuovi dossier europei, approvati o in via di approvazione definitiva da parte del Parlamento europeo.

Nelle scorse settimane, infatti, abbiamo discusso – e ho seguito con grande interesse – il Net Zero Industry Act e la Piattaforma Europea per le Tecnologie Strategiche, STEP. Gli elementi più importanti e di interesse per AST, li ho anticipati all’assemblea annuale di Federmanager il 14 ottobre scorso.

L’azione europea, in risposta all’IRA americano, è nata con il principale obiettivo di impedire che gli Stati membri, per arginare la concorrenza americana, concedessero sussidi a pioggia alla industria nazionale in ordine sparso, con il rischio di generare forti squilibri nel mercato unico europeo.

I regolamenti europei, Net Zero Industry Act e STEP, aiuteranno il settore dell’acciaio italiano, e in particolare AST, a realizzare la transizione energetica, grazie all’accesso a maggiori finanziamenti e autorizzazioni semplificate e rapide sulle rinnovabili. La produzione dell’acciaio competitivo sui mercati e sostenibile dal punto di vista ambientale è da tempo al centro del dibattito europeo sul futuro dell’industria.

Le guerre ancora in atto alle porte dell’Europa e la inflazione che continua a pesare sull’economia nazionale ed europea non possono fermare le transizioni verde e digitale della nostra industria. L’Europa infatti continua a camminare avanti con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

L’invito ad Arvedi e alla Regione Umbria a lavorare in sinergia nell’interesse di Terni, tenendo conto che l’Unione europea ha tutto l’interesse a valorizzare e a difendere il polo siderurgico, come ha dimostrato la Commissione europea negli anni scorsi, grazie anche al mio intervento, con cui sono arrivata finanche a interrogare direttamente la Presidente, Ursula von der Leyen, sul futuro degli acciai speciali made in Italy.

IL PIANO USA PER IL SOSTEGNO ALL’INDUSTRIA

A livello internazionale, gli Stati Uniti hanno approvato – il 12 agosto 2022 – l’Inflation Reduction Act (o Ira). Un impegno fiscale straordinario. E forse inusuale per un modello economico come quello americano. La Casa Bianca infatti ha stanziato ben 370 miliardi di dollari per la riduzione delle emissioni gas serra. Per la promozione di tecnologie verdi, e in generale, per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Anche se, l’obiettivo di fondo è quello di indirizzare la ripresa economica americana post Covid-19.

Oggi, a più di un anno di distanza, il piano sta portando i suoi frutti. Secondo Fortune, i fondi erogati dagli Stati Uniti, destinati principalmente ad affrontare il cambiamento climatico hanno spinto l’industria americana del Tech e la manifattura a presentare migliaia di progetti legati alla transizione energetica ed ecologica, in modo particolare, per la produzione di pannelli fotovoltaici e batterie che interessano soprattutto il settore dell’automotive. A trarne beneficio, non solo, le imprese ma anche il Paese intero, con la creazione di centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro molti dei quali – si stima – diventeranno permanenti.

LA RISPOSTA EUROPEA

In questo stesso periodo, l’Unione europea ha continuato a lavorare a una risposta altrettanto ambiziosa sul piano economico e politico. Il 17 ottobre scorso, il Parlamento europeo riunitosi in seduta Plenaria a Strasburgo, ha detto sì alla Piattaforma per le Tecnologie Strategiche. L’approvazione del Net Zero Industry Act è invece prevista alla prossima Plenaria in programma a fine novembre.

L’ammontare degli investimenti pubblici previsti dal fondo europeo è di oltre 160 miliardi di euro che si aggiungono e non tolgono nulla al Piano Next Generation Eu e quindi ai Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza dei 27 Stati membri che prevedono dal 2021 risorse ingenti – una buona parte a fondo perduto – destinate proprio alla transizione energetica ed ecologica alle quali, per prima al mondo, l’Europa ha ambito varando il Green Deal.

Nel giugno 2023, la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento stabilendo la creazione di una Piattaforma per le Tecnologie Strategiche (STEP) con l’obiettivo di rendere l’Unione il più possibile autonoma da un punto di vista tecnologico, dovendo traghettare i paesi membri verso determinati obiettivi legati allo sviluppo del digitale e dell’azione di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico in modo più omogeneo possibile. 

PIÙ COMPETITIVITÀ E RESILIENZA PER L’INDUSTRIA EUROPEA, ANCHE QUELLA ‘HARD TO ABATE’

La nuova Piattaforma STEP, dunque, servirà a riprogrammare nel medio e nel lungo periodo i fondi europei in risposta all’Inflaction Reduction Act, ma anche, e soprattutto, ad affrontare le grandi sfide che ci attendono nei prossimi decenni. Sfide che devono necessariamente fare i conti con:

  • la competizione cinese;
  • la guerra russo-ucraina;
  • la guerra in Medio Oriente;
  • il cambiamento climatico già in atto;
  • l’interesse americano a influenzare il mercato europeo, principalmente, con la imposizione di dazi sui prodotti manifatturieri, compreso l’acciaio. 

Approvando STEP, il Parlamento Ue ha chiesto e ottenuto l’aumento del budget, originariamente presentato dalla Commissione europea, per 10 miliardi di euro, portandolo complessivamente a 13 miliardi di euro, per rafforzare tutta una serie di programmi sulla transizione energetica ed ecologica dell’Unione, quali InvestEU e Horizon Europe. La misura, che ha raccolto 385 voti a favore, 85 contrari e 151 astensioni, approda ora alla fase delle negoziazioni con gli Stati membri in seno al Consiglio che dovrà dunque adottare una posizione comune sulla proposta di regolamento della Commissione europea così come approvata dall’Eurocamera.

Ma STEP, nata con l’obiettivo di rafforzare la competitività e la resilienza dei settori strategici e ridurre la dipendenza dalle forniture estere, è considerata anche il trampolino per rilanciare il mercato del lavoro e aumentare il tasso di occupazione in tutta Europa. La piattaforma è però solo un tassello di una proposta più ampia della Commissione europea per la industria a zero emissioni.

COS’È E A COSA PUNTA IL NET ZERO INDUSTRY ACT

Il Net Zero Industry Act ha l’obiettivo di migliorare la competitività dell’industria europea per facilitare la transizione verso la neutralità climatica e ridurre l’elevata dipendenza dell’Europa dalle importazioni e dai singoli fornitori di tecnologie a zero emissioni.

A questo scopo è previsto che:

  1. si produca in Europa il 40 per cento delle tecnologie a zero emissioni incluse nei piani nazionali per l’energia e il clima;
  2. si faccia proprio il 25 per cento del valore del mercato globale delle tecnologie.

Semplificando, il Net Zero Industry Act punta a rendere a zero emissioni la intera catena di approvvigionamento delle tecnologie  – componenti, materiali, macchinari – ed estendere il più possibile l’elenco delle tecnologie pulite.

La Commissione ITRE del Parlamento europeo ha fatto sì che questi regolamenti, cruciali per il futuro dell’industria europea, si applicassero anche alla produzione di acciai Inox, in modo tale da agevolare l’accesso di questo segmento industriale ai fondi europei diretti legati allo sviluppo di STEP e al regolamento Net Zero Industry Act, aprendo così una porta ai principali poli siderurgici italiani, compreso AST, che devono ancora fare i conti con questioni ambientali irrisolte e che per anni hanno impattato sulla vita dei cittadini e delle cittadine.

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