Artisti e creativi italiani da anni denunciano condizioni di lavoro precarie e atipiche, aggravate dal problema dei salari bassi e non dignitosi. Non va meglio negli altri Stati europei dove milioni di lavoratori e lavoratrici vivono innumerevoli difficoltà contrattuali, salariali e di tutela sociale.
Durante l’audizione pubblica che ho organizzato a Roma lo scorso 26 giugno ho avuto modo di ascoltare il punto di vista delle parti sociali e di alcuni testimonial, i quali conoscono molto bene le difficoltà del settore dello spettacolo, dell’arte, della cultura, della musica e della creatività.
LA DISCUSSIONE IN PARLAMENTO
Gli interessanti spunti di riflessione che sono emersi dalla discussione sono stati per me molto utili per avviare il lavoro emendativo in Commissione congiunta Cultura-Occupazione e Affari Sociali riguardo alla proposta di legge da presentare all’esecutivo europeo, con l’obiettivo di rafforzare le condizioni di lavoro degli artisti e dei creativi in tutti gli Stati membri.
Discontinuità, precariato, scarse o addirittura inesistenti tutele sociali e previdenziali: sono tutti aspetti che rendono artisti e creativi una categoria estremamente vulnerabile. In Italia sono almeno 400mila i lavoratori e le lavoratrici del settore della cultura, dello spettacolo e dell’arte. Parliamo, quindi, di un settore con un peso economico e occupazionale rilevante. Senza contare il fatto che dalla loro creatività deriva il grande patrimonio di bellezza e conoscenza del quale tutti noi possiamo usufruire.
UN SETTORE AD ALTISSIMA PRECARIETÀ E DISCONTINUITÀ
Occorre però fare subito una precisazione. I 400mila lavoratori appena citati sono quelli censiti. Tra partite Iva, contratti interinali, intermittenti e a termine infatti, la realtà è che non sappiamo quanti siano gli addetti nei teatri, nei cinema, nella musica, nell’arte, nella cultura e più in generale quante siano le nuove figure professionali, nate con l’avvento e lo sviluppo delle tecnologie e di internet, e inquadrati come creativi. Così è facile che proliferino “contratti pirata” che lasciano le lavoratrici e i lavoratori senza tutele.
Solo nel nostro Paese il 38% dei lavoratori e delle lavoratrici del settore artistico e culturale non percepisce un salario dignitoso a causa di una contrattazione collettiva debole o assente. Sottopagare le professionalità non può essere la normalità. Servono subito tutele adeguate che tengano conto soprattutto della discontinuità lavorativa che caratterizza questo ampio e diversificato settore.
PRIORITÀ D’INTERVENTO
Nel mio primo intervento in Commissione congiunta Cultura-Occupazione e Affari sociali ho presentato alcune priorità per costruire una efficace proposta di legge europea a tutela degli artisti e dei creativi:
CCNL E SALARIO EQUO
- La prima non può che essere il rafforzamento della contrattazione collettiva affidando finalmente un ruolo centrale alle parti sociali. Nel caso specifico dell’Italia, la maggior parte dei rapporti di lavoro è scoperta o si regge su contratti individuali. Perché è importante?
Rafforzare la contrattazione collettiva significa prioritariamente garantire un salario equo agli artisti, ai creativi, alle maestranze e ai tecnici dell’arte, della cultura, dello spettacolo, della musica. Basta con le paghe da fame. In questo settore, ci sono troppi lavoratori e lavoratrici che pur avendo 15 o 20 anni di esperienza professionale alle spalle percepiscono retribuzioni non adeguate alle competenze e alle qualifiche acquisite. Siamo davanti a una ingiustizia sociale che va affrontata e risolta tramite il salario equo, visto che i livelli salariali sono stagnanti e al di sotto della media europea, soprattutto, per i giovani under 40.
Per la maggior parte il settore artistico-culturale e creativo è composto da liberi professionisti, ai quali perciò va riconosciuto un equo compenso. Non solo. Sappiamo che la conseguenza di una contrattazione collettiva debole o assente è la mancanza di tutele e protezioni sociali che vanno garantite stipulando accordi collettivi nazionali di lavoro, che tengano conto della elevata discontinuità delle prestazioni peculiare a questo settore. E su questo punto, non devono più esistere inutili e dannose sperequazioni tra liberi professionisti e subordinati.
- La seconda priorità, perciò, sia garantire ai lavoratori e alle lavoratrici strumenti di sostegno al reddito per potere rimanere stabilmente nel settore. Una indennità di discontinuità che non a caso il governo Draghi ha inserito nella Legge Delega sullo spettacolo, entrata in vigore nell’agosto del 2022 ma che non ha ancora trovato spazio nell’agenda dell’attuale esecutivo.
BASTA FALSI AUTONOMI
- Nella legge europea sulla quale sto lavorando come relatrice ombra, è necessario stabilire una precisa classificazione dei lavoratori.
Come abbiamo fatto per i gig worker. Abbiamo l’urgenza di combattere l’odioso fenomeno dei falsi autonomi. Per farlo, quindi, come nel caso della direttiva sui rider è fondamentale introdurre il principio della presunzione del lavoro subordinato, con cui riconosciamo l’onere di dimostrare la natura del rapporto di lavoro, e le ragioni per una eventuale non-assunzione, in capo ai datori e alle aziende del settore. Tale principio consente, più facilmente, ai lavoratori e alle lavoratrici di denunciare abusi o irregolarità, anche e soprattutto con l’aiuto e il supporto dei sindacati, e ottenere così l’assunzione davanti all’autorità giudiziaria competente. Il settore artistico-culturale e creativo, infatti, ha un numero elevato di lavoratori irregolari contro cui ai controlli vanno sicuramente aggiunti un censimento esaustivo e una precisa classificazione.
Da qui deriva un altro elemento che sarà necessario tenere in considerazione, e che ho indicato come terza priorità.
- La introduzione della condizionalità sociale. Quello dell’arte, della spettacolo, della creatività sono settori che fanno molto affidamento sulle risorse che provengono da fondi pubblici, europei e nazionali. Non possiamo permettere che questi finiscano in mano a coloro che sfruttano il lavoro e la professionalità acquisita con anni di studio, formazione ed esperienza professionale.
STOP ALLA FORMAZIONE INFORMALE
- La quarta priorità quindi non può che essere il contrasto alla formazione informale e il rafforzamento logicamente di quella regolare, anche se transfrontaliera.
In effetti, il settore artistico-culturale e creativo è caratterizzato anche da una elevata mobilità geografica. La formazione acquisita in uno Stato europeo però non è generalmente riconosciuta nel nostro Paese o viceversa. Tale meccanismo crea delle inutili barriere di ingresso e alimenta disuguaglianze che non hanno ragione esistere in un mercato unico.
Il riconoscimento dei titoli di studio in una ottica europea è un aspetto importante sul quale la nuova legislazione dovrà necessariamente intervenire per valorizzare al massimo l’impegno e le qualifiche ottenute. Soprattutto, al fine di offrire a tutti i lavoratori e le lavoratrici le stesse opportunità in ogni Stato dell’Unione europea. E a proposito della formazione professionale anche per artisti e creativi vale la battaglia di tutte le battaglie sociali, quella dello stop ai tirocini gratuiti o retribuiti con rimborsi spese ridicoli.
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GIOVANI E TRANSIZIONE DIGITALE
Infine, i tanti giovani che vogliono entrare in questo settore dovranno scontrarsi con la transizione tecnologica e digitale. L’intelligenza artificiale e la tecnologia in generale costituiscono un rischio ma anche una enorme opportunità. Lo abbiamo visto con la pandemia Covid 19. Poiché è stata la proprio la tecnologia a garantire un collegamento stabile con il pubblico e a permettere che la cultura, l’arte, la musica e lo spettacolo continuassero le loro produzioni.
Il Legislatore europeo deve porsi come obiettivo però quello di governare l’intelligenza artificiale e la tecnologia. Non è immaginabile un futuro in cui entrambe restino escluse dal settore. Ma che sia chiaro che l’arte, la cultura, la creatività sono e devono restare prima di tutto manifestazione dell’essere umano. Grazie all’audizione con le parti sociali e i testimonial, la discussione avviata potrà arrivare presto a una proposta di legge chiara, a tutela della cultura, dell’arte, della creatività e dell’intrattenimento nell’Unione europea. Una proposta di legge che sia finalmente giusta ed equa per milioni di lavoratori e lavoratrici.
Potete rivedere l'evento, organizzato a Roma il 26 giugno 2023 allo spazio Esperienza Europa David Sassoli, e intitolato una Legge europea per la tutela professionale e sociale nel settore culturale, artistico e creativo.