Appalti pubblici, sos sub-appalti a cascata per i lavoratori

Appalti pubblici

Le settimane scorse il dibattito politico si è concentrato tutto sulla partita del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e di conseguenza su alcuni provvedimenti legislativi adottati dal governo Meloni tra cui il nuovo Codice degli appalti pubblici.

Il mio giudizio sul nuovo Codice degli appalti non è positivo, dal momento che l’indirizzo della maggioranza è quella di favorire una eccessiva deregolamentazione, facendo credere ai cittadini e alle cittadine, come è stato di fatto con la Corte dei Conti, che bastino meno regole e meno controlli per mettere a terra il Pnrr.

Così non è. Anzi, con questo approccio finiamo solo per agevolare peggiori condizioni di lavoro e le infiltrazioni della criminalità organizzata e della corruzione.

Di appalti pubblici mi sono occupata al Parlamento europeo. E questo perché è ancora in corso la revisione della direttiva europea sugli appalti pubblici, che assieme ai sindacati europei, ho chiesto vada nella direzione di garantire massima trasparenza sui lavori pubblici e sulle condizioni di lavoro e salariali che negli ultimi anni sono andate via via peggiorando a causa dei sub-appalti a cascata e delle aste al ribasso.

Lavoro nero, irregolare, sottopagato, condizioni di salute e sicurezza precarie, illegalità: negli appalti pubblici si annida la peggiore concorrenza sleale che dà origine a forme di dumping salariale e sociale in modo diffuso.

APPALTI PUBBLICI, SOS CORRUZIONE E LAVORO DA FAME

Secondo l’Anac, Autorità Nazionale Anticorruzione, il malaffare ha un costo annuo di circa sette miliardi di euro, il 13% del Pil. Costa al cittadino 1.300 euro l’anno. Nell’Unione europea, la corruzione ha un volume di affari che si aggira sui 900 miliardi di euro l’anno, ragione per cui si sta lavorando alla direttiva anti-corruzione e a riformare la legge europea sugli appalti pubblici in modo da prevenire ed eliminare meccanismi e strumenti che si sono dimostrati utili alla illegalità.

Non mi sorprende quindi che nella sua relazione annuale, l’Anac abbia evidenziato in modo netto e chiaro i rischi legati al divieto del cosiddetto (e forse poco noto) divieto dei sub-appalti a cascata che si sostanzia nell’impedire il sub-appalto del sub-appalto. Il divieto dovrebbe velocizzare i tempi di realizzazione del Pnrr.

Questi sarebbero almeno le intenzioni sulla carta del governo Meloni, peccato però che l’avere abrogato tale divieto, e così allentato le maglie sulla realizzazione dei lavori pubblici, avrà come effetto in primo luogo quello di incentivare una eccessiva e pericolosa frammentazione nell’esecuzione dei progetti. Una riduzione da sub-appalto a sub-appalto dei prezzi delle prestazioni che imprese, magari anche improvvisate, scaricheranno sui lavoratori e le lavoratrici. A risentirne sarà certamente anche la qualità delle opere.  

ZERO PER IL LAVORO DI QUALITA’

Come nel decreto Lavoro, così nel nuovo Codice degli appalti pubblici, il governo Meloni ignora il lavoro di qualità. Ignora i lavoratori e le lavoratrici.

Se oggi vi parlo in modo critico di questa nuova riforma è perché la mia battaglia al Parlamento europeo contro il lavoro povero si sostanzia anche in proposte di miglioramento delle condizioni di lavoro nell’ambito degli appalti pubblici. Proposte nette:

  • basta con appalti pubblici affidati alle imprese che presentano offerte al ribasso.
  • basta con infinite catene di sub-appalti dietro cui non solo si nascondono condizioni di lavoro precarie, irregolari e paghe da fame e indecenti, ma anche la corruzione e la concussione.
  • sì a regole stringenti contro la concorrenza sleale, il dumping e le offerte al ribasso nelle gare d’appalto.
  • sì la principio della condizionalità sociale negli appalti pubblici per tutelare i lavoratori e le lavoratrici e impedire l’accesso ai bandi di gara alle aziende che non garantiscono migliori condizioni di lavoro e di salario. 

Su queste tre proposte nette, come forse ricorderete, ho condiviso e sottoscritto le denunce e le richieste della Confederazione europea dei sindacati ETUC e  UNI Europa.

Trasparenza, sicurezza e il rispetto del diritto del lavoro negli appalti pubblici siano le condizioni di base per realizzare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Impediamo che le risorse pubbliche finiscano nelle tasche delle imprese sbagliate che calpestano il lavoro e danneggiano le aziende che concorrono lealmente. Costruiamo uno sviluppo sano per il Paese.