Alluvione Marche: incuria e cattiva gestione delle risorse pubbliche danneggiano il territorio

Alluvione Marche

Tra il 15 e il 16 settembre scorso una violenta alluvione ha colpito le Marche, causando vittime, dispersi e danni ingenti al territorio. In poche ore, sono caduti più di 400 millimetri di pioggia, una quantità anomala. Dopo mesi di siccità e forti ondate di calore, questa alluvione è l’ennesima testimonianza di un peggioramento della crisi climatica.

Alluvione Marche, imprese e cittadini in ginocchio

Dalla Marmolada a Cantiano, l’Italia è un paese dove si muore sempre più spesso a causa degli effetti del cambiamento climatico. Sono 11 le vittime accertate nelle Marche e i danni al momento stimati ammontano a circa 3 miliardi di euro.

Secondo la Confindustria Marche 300 imprese sono state costrette a interrompere o rallentare la produzione a causa dell’acqua e del fango che hanno invaso o nel peggiore dei casi distrutto capannoni e reso i macchinari inutilizzabili. Un colpo durissimo in un contesto molto testo tra aumento del prezzo dei dei materiali e caro bollette.

L’alluvione ha danneggiato pesantemente anche il settore agricolo marchigiano.

A fare la conta dei danni è stata la Coldiretti: oltre cinquecento le aziende agricole gravemente colpite, con danni ingenti a coltivazioni, attrezzature, mezzi agricoli, laboratori di trasformazione, rimesse e magazzini di stoccaggio.

Clima e incuria mix letale per i territori

A far salire il conto dei danni per il settore agricolo, ci ha già pensato l’anomala stagione estiva con danni stimati pari a 6 miliardi di euro a livello nazionale e una riduzione della produzione agricola del 10 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Il problema però non è solo climatico. Attribuire la causa di questi continui disastri ambientali ed economici esclusivamente al clima è sbagliato.

Certamente il susseguirsi, nell’ultimo decennio, di stagioni estreme rende molto fragile un territorio già fragile, storicamente a rischio sisma, frane, smottamenti, dissesto idrogeologico.

Lascia invece attoniti e sgomenti, purtroppo, gli anni di incuria e di cattiva gestione delle risorse pubbliche. La irresponsabilità delle amministrazioni locali nel lasciar passare gli anni senza attuare non un solo piano infrastrutturale necessario per mettere in sicurezza i territori, le imprese e le famiglie e quindi l’evidente miopia e incuria con cui si continuano a gestire i territori in quasi tutto il Paese.

Mettere in sicurezza il territorio, e fare in modo che tutte le risorse destinate a questo scopo siano utilizzate al meglio dovrebbe essere un’altra delle priorità del nuovo governo, che avrà l’enorme responsabilità di portare a termine il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ma anche di dedicarsi a temi sempre più pressanti, come la crisi del clima.

I cittadini e le cittadine devono sapere che anche sulla sicurezza del territorio, l’Unione europea ha concesso nuovi fondi col Next Generation Eu.

 

PNRR e cura del territorio, opportunità da non perdere per comuni e regioni

Grazie al PNRR, 2,9 miliardi di euro sono stati messi già a disposizione per la tutela del territorio e delle risorse idriche al fine di prevenire frane e allagamenti tramite interventi di ammodernamento della rete fognaria e dei siti di depurazione.

Eppure nonostante questa ennesima tragedia, dipesa soprattutto da anni di incuria e politiche poco lungimiranti, regioni e comuni hanno ancora una opportunità di agire su un fronte che richiede la massima attenzione.

I dati ci dicono che non possiamo più rimandare: anno dopo anno aumenta la superficie nazionale potenzialmente soggetta a frane e alluvioni.  Quasi il 94% dei comuni italiani è a rischio dissesto e soggetto a erosione costiera. Infine, oltre otto milioni di persone abitano in aree ad alto rischio.

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto. Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.